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Oggi a Sirte il voto sul nuovo governo della Libia, ma la fiducia è in bilico

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La fiducia al nuovo Governo di unità nazionale (Gun) della Libia guidato dal premier designato Abdulhamid Dabaiba è forte in dubbio a poche ore dal voto previsto oggi. “Agenzia Nova” ha appreso che decine di deputati libici si sono recati nelle scorse ore a Sirte, città “neutrale” a metà strada fra Tripoli e Bengasi, dove dovrebbe riunirsi la Camera dei rappresentanti (il parlamento libico eletto nel 2014 e ad oggi diviso in tre tronconi) in una simbolica sessione unificata per garantire la fiducia alla squadra presentata venerdì 5 marzo dal capo del governo designato. Il condizionale è d’obbligo perché sull’esito della votazione pendono numerose variabili. Teoricamente, la lista di 27 ministri, due vicepremier, sei sottosegretari del nuovo governo ha bisogno della maggioranza semplice di 91 voti per ottenere la fiducia. Ma un gruppo di 42 deputati di Tripoli ha formalmente chiesto di rinviare la sessione perché, a loro dire, bisogna prima votare una modifica costituzionale che richiede un quorum di 120 voti.


In sostanza, i deputati della Libia occidentale affermano che le decisioni del Foro di dialogo politico libico (Lpdf), l’organismo riunito a Tunisi e a Ginevra sotto gli auspici delle Nazioni Unite, vengano approvate in “pacchetto unico” emendando l’Annuncio costituzionale, cioè la carta che in Libia funge da costituzione temporanea. I 42 deputati filo-Tripoli (che potrebbero arrivare a 50 nel giro di poche ore) chiedono di “costituzionalizzare” la data delle elezioni del 24 dicembre 2021 (il giorno del 70esimo anniversario dell’indipendenza della Libia) e la modifica del Consiglio presidenziale ristretto a tre esponenti di Cirenaica, Fezzan e Tripolitania, rappresentati rispettivamente dal presidente Mohamed Menfi e dai vicepresidenti Moussa al Kuni e Abdullah al Lafi. In caso contrario, spiegano i deputati, il voto di fiducia al governo proposto da Dabaiba sarà da considerarsi nullo per difetto costituzionale.

Fonti libiche hanno riferito ad “Agenzia Nova” che l’aereo con a bordo il presidente del parlamento, Aguila Saleh, è atterrato a Sirte con circa 60 deputati dell’est, mentre da Tripoli dovrebbero arrivare una cinquantina di altri parlamentari. Anche il premier designato Dabaiba, su cui pende l’accusa (per ora smentita in attesa della pubblicazione di un report Onu il 15 marzo) di aver offerto bustarelle a Tunisi per accaparrarsi i voti dei delegati dell’Lpdf, è arrivato a Sirte in aereo dopo aver tentato senza successo di arrivare via terra: la strada tra Misurata (sua città natale) e Sirte resta chiusa, nonostante le pressioni per riprendere il traffico di questa importante strada costiera. A causa del conflitto armato, infatti, la strada è stata minata e questo ne ha ovviamente reso necessaria la chiusura. La riapertura è peraltro uno dei punti principali dell’accordo di cessate il fuoco permanente sottoscritto a Ginevra il 23 ottobre 2020. Un altro punto dell’intesa è l’espulsione dei mercenari stranieri portati da Turchia e Russia che, ad oggi, continuano ad avere i loro stivali ben piantati in Libia.

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