Gli ultimi sondaggi elettorali pubblicati dalle emittenti israeliane “Channel 12” e “Channel 13” confermano quanto è emerso dalle rilevazioni condotte nell’ultima settimana: alle elezioni del 23 marzo in Israele la prima formazione dovrebbe essere il Likud, del premier Benjamin Netanyahu, ma i seggi ottenuti dal partito e dai suoi alleati non basterebbero per raggiungere la maggioranza in parlamento. In base a entrambe le rilevazioni il Likud e i suoi alleati potrebbero ottenere al massimo 60 seggi, uno in meno rispetto a quelli necessari (61) per ottenere una risicata maggioranza alla Knesset, parlamento monocamerale di Israele, che conta 120 deputati.
Il Likud resterebbe il primo partito del Paese, con 30 o 32 seggi, mentre il principale partito di opposizione, lo Yesh Atid di Yair Lapid, otterrebbe 18 seggi (secondo entrambi i sondaggi). Sommando ai seggi del Likud quelli dei suoi alleati dichiarati, ovvero i partiti ultraortodossi Shas (otto) e Torah unita (sette), e Sionismo religioso (quattro e cinque, secondo i diversi sondaggi), il premier Netanyahu potrebbe contare su 51 o 50 seggi, che diventerebbero 60 in caso di sostegno da parte del partito di destra Yamina di Naftali Bennett (nove e dieci seggi, secondo i due sondaggi). In questo quadro potrebbe risultare determinante il sostegno del partito arabo Ra’am (a quattro seggi), che tuttavia sarebbe osteggiato dagli alleati di destra dell’attuale primo ministro.
D’altro canto neanche i partiti di opposizione sarebbero in grado di ottenere la maggioranza alla Knesset: secondo entrambi i sondaggi, i partiti che hanno escluso di sostenere Netanyahu otterrebbero complessivamente 56 seggi. In uno dei sondaggi, il 51 per cento degli intervistati ha affermato di non volere che Netanyahu resti primo ministro, il 36 per cento ha risposto affermativamente e il 13 per cento si è detto indeciso. Nonostante l’alta percentuale di pareri negativi, Netanyahu resta il candidato primo ministro più popolare, contro Yair Lapid (23 per cento), Gideon Sa’ar del partito Nuova Speranza (12 per cento) e Naftali Bennett (7 per cento). Le elezioni del 23 marzo rappresentano la quarta consultazione elettorale in meno di due anni nello Stato ebraico, dopo che la Knesset è stata sciolta in automatico lo scorso dicembre 2020 a causa della mancata approvazione della legge di bilancio.
Leggi altre notizie su Nova News
Seguici su Facebook, Twitter, LinkedIn, Instagram