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Nagorno-Karabakh, l’Azerbaigian lancia una “operazione antiterrorismo”: bombardamenti sulla regione

Secondo l'agenzia di stampa russa "Tass" il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si dovrebbe riunire giovedì prossimo per esaminare la situazione

Baku
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L’Azerbaigian ha avviato oggi una “operazione antiterrorismo” nel Karabakh, a seguito di due presunti attentati organizzati dalle “forze armate armene” nella regione. Secondo gli ultimi dati ricevuti dalle strutture mediche della regione, alle 19.00 (le 21 ora locale) si contavano 138 feriti a seguito degli scontri militari in atto. Lo riferisce l’agenzia armena “Armenpress”, precisando che 29 di questi sono civili. In particolare, proseguono le fonti armene, si contano 112 feriti nel centro medico di Stepanakert, 11 nell’ospedale pediatrico e 15 nell’ospedale regionale di Martakert. Le vittime sono 25, di cui 2 civili secondo i dati dell’Ufficio di medicina forense. La repubblica del Nagorno-Karabakh è de facto uno Stato a riconoscimento limitato, autoproclamatosi indipendente dall’Azerbaigian e riconosciuto solo da tre Stati non appartenenti all’Onu. A seguito della guerra del Nagorno-Karabakh del 2020, buona parte dell’autoproclamata repubblica è finita sotto il controllo dell’Azerbaigian. Il suo territorio è interamente circondato dall’Azerbaigian eccezion fatta per lo stretto collegamento garantito dal Corridoio di Lachin che lo unisce all’Armenia e che si trova sotto vigilanza delle forze di peacekeeping russe.


Il portavoce del ministero della Difesa azerbaigiano ha dichiarato oggi in un punto stampa che “le misure antiterrorismo locali portate avanti dalle forze armate della Repubblica dell’Azerbaigian nella regione del Karabakh continuano con successo”. Durante le operazioni, ha aggiunto, più di 60 postazioni di combattimento delle unità delle forze armate armene sono passate sotto il controllo azerbaigiano. Sono stati inoltre neutralizzati, ha proseguito, circa 20 veicoli corazzati, 40 pezzi di artiglieria, 30 mortai, 2 sistemi missilistici antiaerei. Il portavoce ha infine smentito che siano stati presi di mira obiettivi civili. “L’intenzione qui è quella di minare l’efficacia del nostro esercito e di creare una falsa percezione delle operazioni antiterrorismo locali nella comunità internazionale”, ha concluso.

La parte armena ha a sua volta respinto le ricostruzioni dell’Azerbaigian, accusando la nazione vicina “di aggressione su larga scala, con l’obiettivo “di completare la sua politica di pulizia etnica”. Erevan ha denunciato il bombardamento della città di Stepanakert, capitale dell’autoproclamata repubblica del Nagorno-Karabakh, e di altre località vicine. Il primo ministro dell’Armenia, Nikol Pashinyan, ha definito “inaccettabili” i tentativi di coinvolgere l’Armenia nell’escalation militare, definendo al contempo “relativamente stabile” la situazione ai confini nazionali. “Voglio sottolineare che l’Armenia non è coinvolta nelle ostilità e voglio ancora una volta confermare che l’Armenia non ha un esercito nel Nagorno-Karabakh”, ha ribadito Pashinyan nel corso di una riunione del governo. Il premier armeno ha sottolineato che le autorità di Erevan terranno la situazione sotto controllo senza dare l’opportunità alle altre forze politiche “di minacciare lo Stato”. Infine, Pashinyan ha esortato il popolo armeno a mantenere la calma, senza agire “in modo non calcolato, drastico o avventuroso”, denunciando la possibilità che l’offensiva azerbaigiana possa anche avere l’obiettivo di portare a un colpo di Stato in Armenia.

Le parole del primo ministro arrivano a fronte delle manifestazioni di protesta che già si sono tenute nel Paese, nel corso delle quali Pashinyan è stato accusato di “tradimento”. La Russia ha espresso preoccupazione per gli sviluppi nel Caucaso e chiesto a entrambe le parti di “abbandonare l’uso della forza”, esortando Armenia e Azerbaigian ad aderire agli accordi trilaterali sul Nagorno Karabakh. Mosca ha inoltre specificato di non aver ricevuto informazioni sull’operazione delle forze azerbaigiane fino a pochi minuti prima dell’inizio dell’offensiva, negando le indiscrezioni in base alle quali le autorità russe erano già al corrente delle intenzioni di Baku. A fronte dell’ambigua reazione della Russia, Pashinyan si è rivolto agli Usa, confrontandosi per via telefonica con il segretario di Stato Usa, Antony Blinken. Le parti “hanno sottolineato l’inaccettabilità dell’uso della forza, notando la necessità di utilizzare meccanismi internazionali per risolvere il conflitto”, come ha reso noto il governo armeno.

A New York nell’ambito dei lavori dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha incontrato l’omologo dell’Azerbaigian, Jeyhun Bayramov, con cui ha discusso la situazione nel Nagorno-Karabakh. “Alla luce delle tensioni in atto, a New York ho voluto incontrare il ministro Jeyhun Bayramov, sottolineando necessità di dialogo e moderazione per trovare una soluzione diplomatica nel Nagorno-Karabakh”, ha scritto Tajani sui social, precisando che “l’Azerbaigian è un partner importante”, con cui l’Italia lavora “anche contro i trafficanti di esseri umani”. Secondo l’agenzia russa “Tass” il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite dovrebbe riunirsi giovedì 21 settembre per esaminare la situazione nel Karabakh. “La riunione dovrebbe svolgersi giovedì, nel pomeriggio, ora di New York”, ha detto la fonte. In precedenza, al termine del colloquio avuto con il presidente della Francia, Emmanuel Macron, il primo ministro dell’Armenia, Nikol Pashinyan, aveva dato conto dell’intenzione di Parigi di voler convocare una riunione d’urgenza del Consiglio di sicurezza.

Nel frattempo, decine di cittadini in Armenia si sono radunati davanti all’ambasciata russa a Erevan. Secondo quanto riferisce l’agenzia “Armenpress”, i manifestanti hanno chiesto a Mosca di “fermare l’aggressione dell’Azerbaigian”. I partecipanti all’azione spontanea hanno bloccato gli ingressi dell’ambasciata, non permettendo l’uscita dei dipendenti finché la loro richiesta non sarà soddisfatta. All’altoparlante hanno chiesto espressamente alla Federazione Russa e alle forze di pace russe presenti in quel territorio di agire per fermare le azioni militari di Baku.

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