Le autorità statunitensi hanno bloccato un tentativo della giunta militare del Myanmar di trasferire un miliardo di dollari detenuti dal Paese presso la Federal Reserve Bank di New York, pochi giorni dopo il golpe del primo febbraio scorso. Lo riferiscono fonti governative anonime citate dalla stampa Usa. Il tentativo di transazione sarebbe stato effettuato dalla banca centrale del Myanmar lo scorso 4 febbraio, e immediatamente bloccata dalle misure di salvaguardia della Fed; il governo federale statunitense sarebbe subentrato in un secondo momento, bloccando l’approvazione del trasferimento sino a quando l’amministrazione del presidente Joe Biden ha concesso l’autorizzazione legale per il congelamento dei fondi a tempo indeterminato. Il dipartimento del Tesoro e la Fed di new York hanno rifiutato di commentare le indiscrezioni, da cui emerge un apparente tentativo della giunta militare birmana di limitare immediatamente l’esposizione a sanzioni finanziarie internazionali, dopo il golpe del primo febbraio e l’arresto del consigliere di Stato, Aung San Suu Kyi.
Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si riunirà oggi, 5 marzo, per discutere la grave situazione di crisi nel Myanmar, dopo l’uccisione di decine di manifestanti nel corso delle proteste contro il golpe militare che si sono svolte mercoledì 3 marzo in quel Paese. L’inviato speciale delle Nazioni Unite per il Myanmar, Christine Schraner Burgener, ha sollecitato la comunità internazionale ad assumere “misure molto forti” per il ripristino della democrazia in quel Paese asiatico, dopo la giornata di sconti tra manifestanti e forze di sicurezza birmane culminata nella morte di 38 manifestanti. In uno scambio epistolare con il vice capo della giunta militare, Soe Win, l’inviata Onu ha avvertito che le forze armate birmane rischiano rigide misure sanzionatorie da parte di diversi Paesi, e l’isolamento sul piano internazionale.
L’ufficiale ha però replicato che Myanmar “è abituato alle sanzioni, ed è sempre sopravvissuto”, ed ha aggiunto che il Paese “dovrà abituarsi a proseguire solamente coi suoi pochi amici”: un apparente riferimento a Cina e Russia. Proprio in merito a questi due Paesi, che il mese scorso hanno impedito al Consiglio di sicurezza Onu di esprimere una aperta condanna del golpe, Schraner Burgener ha espresso l’auspicio che “ci sia il riconoscimento che non ci troviamo di fronte a meri affari interni, ma ad una crisi che colpisce la stabilità regionale”. L’inviata Onu si è detta convinta che la giunta militare birmana sia “molto sorpresa” dall’entità e dalla tenacia della resistenza civile al golpe.
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