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Myanmar: la giunta militare ha imposto la legge marziale in due distretti di Yangon

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La giunta militare al potere in Myanmar ha imposto la legge marziale in due distretti di Yangon, Hlaing Tharyar e Shwe Pyithar, dove almeno 14 manifestanti sono stati uccisi oggi negli scontri con l’esercito durante un’ennesima giornata di proteste contro il golpe militare del primo febbraio. Lo riferisce l’emittente di Stato birmana. In precedenza il media indipendente birmano “Irrawaddy” ha segnalato l’uccisione di almeno 13 persone nelle manifestazioni anti-golpe tenute ieri nel Paese, in quella che è stata la giornata di protesta più sanguinosa da quando i cittadini birmani hanno iniziato a protestare dopo il colpo di stato militare.


La stessa fonte riferiva inoltre dell’uccisione di almeno tre persone nella capitale Yangon quando le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco contro i manifestanti che sono tornati in strada, e di almeno altre due in diverse località del Paese. A questo proposito, media e attivisti testimoniano della morte di un giovane, ucciso a colpi di arma da fuoco nella città di Bago, vicino a Yangon, mentre l’agenzia di stampa “Kachin Wave” ha detto che un altro manifestante è stato ucciso nella città di Hpakant, nell’area mineraria nord orientale del Paese.

Video apparsi sui social media mostrano i manifestanti proteggersi con scudi ed elmetti artigianali mentre si scontrano con le forze di sicurezza nel distretto di Hlaing Tharyar, nella zona occidentale della capitale. Alcuni locali sono stati dai alle fiamme. Secondo l’Associazione di assistenza dei prigionieri politici, più di 80 persone sono state uccise durante le proteste avviate il mese scorso, ed oltre 2.100 persone sono state arrestate. In questo contesto, ieri il leader ad interim del governo civile parallelo ha dichiarato che cercherà di dare alle persone il diritto legale di difendersi.

Nel frattempo, le autorità indiane segnalano l’arrivo di 116 cittadini birmani nel villaggio di Farkwan, situato nell’estremo nord-est dell’India. Lo ha confermato ai media regionali il presidente del Farwan Village Council, Ramliana, precisando che le persone – fra cui risultano anche militari birmani – hanno attraversato il fiume Tiau e raggiunto il villaggio passando da un tratto nel quale il personale paramilitare indiano preposto ai controlli di frontiera non era presente. Se nessuna conferma è stata rilasciata per il momento dalle autorità dello Stato indiano di Mizoram, dove si trova il villaggio, o da quelle federali, il media “Outlook India” riporta il caso di diversi ufficiali militari birmani fuggiti dal loro Paese dopo aver ricevuto “l’ordine di sparare ai manifestanti” e di “picchiarli”. Dopo aver disobbedito agli ordini, un numero imprecisato di ufficiali birmani sono fuggiti in India. Rimane alta la preoccupazione per le loro famiglie, dopo che i militari birmani hanno minacciato di arrestare i familiari dei disertori.

All’inizio di questo mese, il Myanmar ha chiesto all’India di estradare gli agenti di polizia che hanno attraversato il confine.Analisti e media locali hanno collegato l’annuncio della giunta militare birmana ad una dichiarazione rilasciata poche ore fa dall’ambasciata cinese nel Myanmar, nel quale Pechino esortava le autorità birmane a prendere misure efficaci per fermare le violenze e punire gli autori delle proteste dopo che diverse fabbriche cinesi a Yangon sono state distrutte, saccheggiate o date alle fiamme, ed alcuni dipendenti cinesi sono rimasti feriti. In un comunicato pubblicato anche su Facebook, Pechino precisa che le società – principalmente di abbigliamento – prese di mira si trovano nella zona industriale di Shwe Lin Ban, nel comune di Hlaing Thar Yar, vicino Yangon. Secondo quanto riferito dal “Global Times”, le due fabbriche cinesi note come Huanqiu e Meijie sono state gravemente danneggiate in quella zona.

L’ambasciata di Pechino ha contattato le aziende colpite e ha chiesto alla polizia locale di intervenire per garantire la sicurezza delle aziende e del personale. Nella nota, l’ambasciata ricorda che gli investimenti cinesi nell’industria tessile in Myanmar hanno creato quasi 400mila posti di lavoro nel Paese, e che simili episodi di violenza danneggeranno anche gli interessi del popolo birmano. Secondo quanto riferito da testimoni locali ai media, gruppi formati da circa 20-30 motociclisti armati con sbarre di ferro, asce e taniche di benzina hanno preso d’assalto le fabbriche.

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