Le forze armate del Myanmar intraprenderanno “un’azione decisiva” contro gli oppositori e i gruppi armati etnici che li sostengono, e solo dopo sarà possibile organizzare “elezioni libere e giuste”. Lo ha dichiarato il leader della giunta militare che ha preso il potere con un colpo di Stato nel febbraio del 2021, il generale Min Aung Hlaing, in occasione di una parata organizzata per la Giornata delle forze armate. Circa 8 mila uomini di tutti i reparti hanno sfilato per le strade della capitale Naypyidaw assieme a mezzi blindati, missili, pezzi d’artiglieria, caccia ed elicotteri militari. “Gli atti terroristici del Governo di unità nazionale (Gun) e delle cosiddette Forze di difesa popolare (Pdf) devono essere contrastati una volta per tutte”, ha detto Min Aung Hlaing facendo riferimento all’esecutivo ombra dell’opposizione formato dai dirigenti della Lega nazionale per la democrazia (Lnd) della deposta leader Aung San Suu Kyi. Dopo la fine dello stato d’emergenza, ha quindi aggiunto l’ufficiale, si terranno elezioni” libere e giuste”. Il mese scorso la giunta militare ha annunciato l’estensione dello stato d’emergenza in vigore da due anni e il rinvio del voto che si sarebbe dovuto tenere nell’agosto del 2023, ammettendo di non avere il controllo di larghe fette del territorio birmano. “La tranquillità e la stabilità sono fondamentali” prima che si tenga qualsiasi tipo di elezione, ha affermato oggi Min Aung Hlaing.
Nella Giornata delle forze armate il popolo birmano ricorda l’inizio della resistenza all’occupazione giapponese durante la Seconda guerra mondiale. La parata di quest’anno giunge dopo che venerdì scorso, 24 marzo, gli Stati Uniti hanno imposto nuove sanzioni nei confronti di due personalità e di sei entità legate all’esercito birmano, accusate di contribuire alle atrocità in corso nel Paese anche attraverso l’importazione, l’immagazzinamento e la distribuzione di carburante per i caccia a disposizione delle forze armate. Il colpo di Stato del febbraio 2021 ha aperto una lunga e acuta crisi in Myanmar nella quale hanno perso la vita almeno 3.100 persone secondo i dati dell’Associazione per la protezione dei prigionieri politici. Stando alle cifre delle Nazioni Unite, oltre un milione di persone è stato costretto a sfollare a causa degli scontri ancora in corso, in particolare nelle regioni periferiche del Paese.
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