Dopo un fine settimana di violenze e di attacchi contro le sue fabbriche in Myanmar, la Cina ha deciso di richiamare i propri lavoratori “non essenziali” nel Paese dell’Asia meridionale, dove non accenna a esaurirsi la crisi originata dal colpo di Stato militare dello scorso primo febbraio. Le forze di sicurezza, anzi, sembrano intensificare in queste ore la repressione dei manifestanti anti-golpisti, dopo che da Pechino è giunto un appello per la protezione degli interessi economici cinesi in Myanmar: 23 sono i manifestanti uccisi dai militari nella giornata di ieri in Myanmar, almeno 191 quelli che hanno perso la vita dall’inizio della crisi. E, scendendo in strada in massa a Yangon come a Mandalay e in altre città del Paese, migliaia di dimostranti continuano in queste ore a sfidare la giunta militare che ha preso il potere destituendo la consigliera di Stato Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace nel 1991, e il presidente Win Myint.
La Cina richiama i lavoratori dal Myanmar
Nel frattempo, preoccupata dalla sicurezza del proprio personale in loco, la Cina ha ordinato alle sue aziende statali di richiamare i lavoratori non essenziali. In una circolare diramata dalla Commissione statale per la supervisione e l’amministrazione dei beni di proprietà cinese (Sasac), si invitano le imprese di proprietà statale in Myanmar a evacuare il personale coinvolto in progetti interrotti. Dovranno tornare in Cina anche quanti hanno concluso i propri incarichi, i lavoratori che non sono stati ancora vaccinati contro il coronavirus, i dipendenti che vivono in luoghi remoti e coloro che si trovano in zone ad alto rischio. Un dipendente di un’impresa edile statale che lavora a un progetto infrastrutturale in Myanmar ha confermato di aver ricevuto le istruzioni da Sasac, cui fanno riferimento 90 aziende statali. “Abbiamo ricevuto la circolare durante il fine settimana, quando alcune fabbriche sono state attaccate”, ha detto l’uomo, che ha chiesto l’anonimato poiché non autorizzato a parlare con i media. “In effetti, quasi tutti i progetti si sono già fermati qui. Stiamo discutendo di chi rimarrà a monitorare gli sviluppi. Penso che la maggior parte di noi tornerà a casa perché non si può fare molto”.
Nell’avviso, Sasac ha anche ordinato a tutte le aziende in Myanmar di svolgere esercitazioni di emergenza, assicurandosi che avessero veicoli a sufficienza, carburante, cibo e altre necessità per l’evacuazione. Una seconda fonte appartenente ad una azienda statale coinvolta in progetti idroelettrici ha detto di aver ricevuto le istruzioni e che l’azienda sta già rimandando “personale non essenziale” in Cina. “I colleghi che sono stati evacuati hanno raggiunto la Cina sani e salvi. Al personale qui in Myanmar è stato detto di rimanere nel nostro complesso, tranne che per comprare cibo e acqua”, ha spiegato. “Tutte le banche sono chiuse, dobbiamo trovare denaro per comprare provviste. Dobbiamo fare affidamento sulle nostre linee fisse per contattare l’ambasciata perché le reti mobili continuano a interrompersi. La situazione è piuttosto tesa”, ha aggiunto.
L’ordine di evacuazione da parte di Pechino alle aziende statali è arrivato poco dopo che 32 fabbriche cinesi sono state vandalizzate domenica, 14 marzo, negli attacchi a Yangon, con perdite che hanno raggiunto i 240 milioni di yuan (36,9 milioni di dollari). Ieri il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Zhao Lijian, ha affermato che la Cina continuerà a chiedere al Myanmar di adottare misure per porre fine a tutti gli atti violenti, per indagare e consegnare alla giustizia i responsabili in conformità con la legge e garantire la sicurezza delle vite e delle proprietà delle imprese e del personale finanziate dalla Cina in Myanmar. Il portavoce ha insistito sul fatto che la cooperazione economica e commerciale Cina-Myanmar è sempre stata basata sul principio del vantaggio reciproco e a favore della popolazione birmana. “Le azioni di questi criminali non sono nell’interesse del Myanmar e del popolo birmano. Chiediamo al popolo del Myanmar di esprimere legalmente le proprie richieste, di non lasciarsi incitare o usare e di evitare di danneggiare la cooperazione amichevole tra Cina e Myanmar”, ha affermato Zhao.
In merito all’ipotesi di evacuazione dei cinesi in Myanmar, Zhao ha affermato che Pechino sta seguendo da vicino l’evoluzione della situazione ed è molto preoccupata per l’impatto della crisi sulla sicurezza delle istituzioni e del personale cinese. “La Cina spera che il Myanmar adotti misure pratiche per proteggere la sicurezza dei cittadini cinesi in Myanmar ed evitare risolutamente che incidenti simili si ripetano. Allo stesso tempo, ricordiamo ai cittadini cinesi in Myanmar di aumentare le precauzioni per la sicurezza e rafforzare le proprie misure precauzionali“, ha detto Zhao. Per quanto riguarda la situazione generale in Myanmar, il portavoce ha auspicato che tutte le parti mantengano la calma e la moderazione, insistano sul dialogo e sulla consultazione, risolvano i conflitti e differenze all’interno della Costituzione e del quadro giuridico in vigore, e continuino a promuovere la risoluzione della situazione interna e il processo di trasformazione democratica.
Negli attacchi sono rimasti feriti due dipendenti cinesi ma non ci sono state vittime, ha spiegato la sede diplomatica. Gli uomini d’affari cinesi a Yangon stanno pensando di sospendere i loro affari in loco dopo i violenti attacchi. Le strade dal centro di Yangon a Hlaing Thar Yar, una delle due località che hanno visto le fabbriche attaccate e bruciate ieri, sono state parzialmente paralizzate con piccoli incendi e blocchi stradali. Un uomo d’affari cinese di Yangon ha dichiarato al “Global Times” in condizioni di anonimato che ha dovuto compiere diverse deviazioni per raggiungere la zona industriale dal centro. Lu Tong, un cittadino cinese di Yangon, ha dichiarato al giornale di essere rimasto nella zona industriale di Hlaing Thar Yar questa mattina e non ha osato uscire temendo ulteriori scontri.
Un dipendente di un’impresa statale cinese con sede a Yangon, che ha richiesto l’anonimato, ha spiegato che molte aziende ad alta intensità di lavoro nella città stanno ora pianificando di unirsi per proteggersi e sono in comunicazione attiva con l’ambasciata. Anche il responsabile dell’Associazione commerciale della provincia di Zhejiang nella Cina orientale in Myanmar ha espresso le sue preoccupazioni dopo che una delle aziende di abbigliamento affiliate alla sua associazione è stata bruciata la notte precedente. “Temo che potrebbero esserci attività violente più gravi oggi“, ha detto. L’ambasciata cinese a Yangon ha esortato ieri le autorità in Myanmar a prendere misure efficaci per fermare la violenza e punire gli autori e ha emesso un avviso di sicurezza alle aziende cinesi e ai cittadini del Paese.
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