Almeno sei manifestanti sono stati uccisi dalle forze di sicurezza in Myanmar durante le proteste riprese ieri e continuate oggi contro il colpo di Stato militare dello scorso 1 febbraio. Lo riferiscono testimoni locali e corrispondenti stampa presenti sul posto, ricordando che la protesta di oggi era stata indetta dagli attivisti birmani in memoria dell’uccisione di uno studente nel 1988, fatto che aveva scatenato una rivolta contro il governo militare.
Secondo le fonti, almeno sei manifestanti sono stati uccisi in scontri con le forze di sicurezza avvenuti durante la scorsa notte e la giornata di oggi: tre di questi in una repressione a Thaketa (Yangon), due nella città di Mandalay e un ultimo a Pyay, località alle porte della capitale. In tutti i casi, gli incidenti si sono prodotti quando la polizia ha aperto il fuoco sui manifestanti, che accusano inoltre la polizia di non aver fatto passare le ambulanze chiamate in soccorso dei feriti. Lo scorso primo febbraio, a poche ore dall’insediamento del nuovo parlamento emerso dalle contestate elezioni di novembre 2020, le forze armate hanno preso il potere arrestando la consigliera di Stato Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace nel 1991, e il presidente Win Myint.