Mosca si starebbe preparando all’annessione delle repubbliche separatiste del Donbass e Ossezia del Sud

Il presidente de facto della repubblica separatista, Anatolij Bibilov, ha annunciato oggi che sono in corso consultazioni con la Russia per tenere un referendum sull’unione alla Federazione

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La Russia si starebbe preparando all’annessione delle repubbliche separatiste del Donbass e dell’Ossezia del Sud. Mentre le forze russe sono ancora impegnate nell’offensiva in Ucraina e con prospettive ancora poco chiare su un’eventuale cessazione delle ostilità, Mosca potrebbe tentare di estendere i propri confini, annettendo le repubbliche separatiste ucraine di Donetsk e Luhansk e l’Ossezia del Sud, regione georgiana di cui il Cremlino ha riconosciuto l’indipendenza dal 2008. La dichiarazione del presidente russo Vladimir Putin del 21 febbraio scorso, con cui ha riconosciuto ufficialmente la sovranità delle repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk, aveva già aperto a questa possibilità, confermata dalle dichiarazioni arrivate di recente da parte della leadership delle due regioni separatiste. Il leader di Donetsk, Denis Pushilin, ha parlato di un eventuale decisione di aderire alla Federazione Russa, una volta che le forze di Mosca avranno preso il controllo dell’intera regione nell’Ucraina orientale. Una volta “consolidati i confini costituzionali della Repubblica”, verrà determinato il fato di Donetsk, “i cui desideri e aspirazioni sono stati tracciati chiaramente dal 2014”, ha detto Pushilin a un’agenzia di stampa locale.

A spingersi oltre è stato invece il leader dell’autoproclamata repubblica di Luhansk, Leonid Pasechnik, che ha manifestato la volontà di tenere un referendum sull’adesione alla Russia “nel prossimo futuro”, sulla scia di quanto accaduto in Crimea nel 2014. “Il popolo eserciterà il suo diritto costituzionale e esprimerà la propria opinione sull’unione alla Federazione Russa”, ha detto Pasechnik. Il riposizionamento delle truppe russe in Ucraina, con un rafforzamento del contingente schierato nel Donbass, sembra dare maggiore fiducia alla leadership delle due repubbliche separatiste. Peraltro, le autorità russe hanno affermato che il 54 per cento della regione di Donetsk e 93 per cento di quella di Luhansk sono sotto il loro controllo. Se confermati sono dati che mostrano come questa sia l’area dove sono stati raggiunti i risultati più importanti dell’operazione militare russa. Al 24 febbraio scorso, data dell’inizio della guerra, infatti i separatisti controllavano circa un terzo dell’intera regione del Donbass.

Diversa invece la posizione dell’Ossezia del Sud, la regione della Georgia occupata dal 2008, dopo il conflitto tra Tbilisi e Mosca. Il presidente de facto della repubblica separatista, Anatolij Bibilov, ha annunciato oggi che sono in corso consultazioni con la Russia per tenere un referendum sull’unione alla Federazione. Bibilov ha osservato che l’opportunità di realizzare questo “obiettivo strategico” risale al 2014, quando la Crimea è stata annessa alla Federazione Russa a seguito di un referendum. “Le consultazioni con i nostri colleghi russi sono già in corso. Le azioni legali devono basarsi sul diritto internazionale e c’è una base per questo. L’Ossezia del Sud è uno Stato indipendente e può prendere quelle decisioni che considera vitali”, ha affermato Bibilov, secondo cui la volontà di entrare nella Federazione Russa si basa sul “grande desiderio del popolo di tornare a far parte della Russia”. Il referendum in questione si dovrebbe svolgere dopo le elezioni presidenziali previste per il 10 aprile nella regione, considerata dalla Georgia un territorio temporaneamente occupato.

Dal Cremlino è arrivata una risposta “distaccata” alle dichiarazioni di Bibilov. Il portavoce presidenziale russo, Dmitrij Peskov, ha osservato infatti che Mosca non sta intraprendendo alcuna azione, legale o di altro tipo, in relazione al referendum in Ossezia del Sud. Una constatazione che probabilmente mira a stemperare gli animi in un periodo complicato per la Russia, già alle prese con gli effetti economici e diplomatici delle pesanti sanzioni imposte dall’occidente dopo l’invasione dell’Ucraina. In questa prospettiva, tuttavia, si inserisce l’Abkhazia, l’altra regione georgiana che ha dichiarato unilateralmente l’indipendenza riconosciuta dalla Russia nel 2008. Il segretario del consiglio di sicurezza abcaso, Sergei Shamba, ha affermato che la repubblica separatista non ha al momento alcuna volontà di unirsi alla Russia. “Prima di tutto, la nostra costituzione e la nostra legislazione non lo consentono e non c’è un tale sentimento nella società per quanto riguarda l’adesione alla Federazione Russa. Abbiamo pagato un alto prezzo per l’indipendenza, è il risultato della lunga lotta di diverse generazioni del nostro popolo. Quindi questo argomento non viene discusso nei nostri circoli”, ha dichiarato Shamba, asserendo che l’indipendenza della repubblica è “troppo cara” per essere ceduta in favore di un’unione territoriale con la Russia.

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