Moldova: l’ex presidente Dodon posto in stato di arresto per 72 ore

Il politico moldavo è accusato di "tradimento" e "corruzione". Il procuratore capo ad interim dell'ufficio del procuratore anticorruzione, Elena Cazacov, ha affermato che i beni e il denaro utilizzati per commettere i crimini oggetto di indagine superano il valore di due milioni di euro

Dodon

L’ex presidente della Moldova Igor Dodon è stato posto in stato di arresto per 72 ore, con l’accusa di “tradimento” e “corruzione”. Lo ha annunciato il procuratore capo ad interim dell’ufficio del procuratore anticorruzione, Elena Cazacov, in una conferenza stampa. Cazacov ha affermato che i beni e il denaro utilizzati per commettere i crimini oggetto di indagine superano il valore di due milioni di euro. Le forze dell’ordine hanno perquisito la residenza di Dodon, mentre analoghe azioni si sono svolte in altre località, in immobili di proprietà di intermediari. Esponenti e sostenitori del Partito socialista moldavo hanno protestato davanti al Parlamento di Chisinau.

Perquisita la casa dell’ex presidente filorusso Dodon

Stamane la casa dell’ex presidente della Moldova e presidente onorario del Partito socialista (Psrm), Igor Dodon, è stata perquisita da ufficiali dei servizi di intelligence e sicurezza e dalla procura anticorruzione. Secondo quanto appreso dal quotidiano “Ziarul de Garda”, le perquisizioni hanno a che vedere con il caso “kuliok” (borsa), riguardante un video del 2019 in base al quale l’ex presidente del Partito democratico della Moldova (Pdm), Vlad Plahotniuc, avrebbe inviato una borsa contenente denaro al presidente Dodon. Nelle immagini video, Dodon si rifiuta di prendere la borsa e dice a Plahotniuc di consegnarla ad altre persone del Partito socialista. “Confermiamo le perquisizioni in casa dell’ex presidente della Moldova, Igor Dodon”, ha riferito la Procura generale a “Ziarul de Garda”. La scorsa settimana, il procuratore generale ad interim Dumitru Robu ha firmato l’ordinanza per la ripresa delle indagini penali nel caso “kuliok”, dopo che nel maggio 2020 la Procura generale guidata da Alexandr Stoianoglo aveva determinato la non apertura di un procedimento penale. La decisione era stata giustificata affermando che non si poteva sapere se le immagini fossero vere, in quali circostanze fossero state riprese e altri dettagli inerenti a tali registrazioni.

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