Il tragitto casa-scuola è quello che influisce di più sull’esposizione e la dose di black carbon inalata dai bambini. È quanto emerge dallo studio sull’esposizione all’inquinamento atmosferico dei bambini di Milano, realizzato dal dottor Luca Boniardi del laboratorio di tossicologia del dipartimento di Scienze cliniche e di comunità dell’Università degli Studi di Milano, presentato in commissione consiliare congiunta mobilità e servizi per la salute. La ricerca di Boniardi, finanziata da Fondazione Cariplo con la partnership della cooperativa ABCittà, si è focalizzata sul black carbon, ovvero – ha spiegato il ricercatore – “la parte del particolato fine e ultrafine, che riesce a entrare nelle nostre vie respiratorie più a fondo e addirittura a sorpassare le membrane biologiche. Lo ritroviamo per esempio nel cervello e lo hanno ritrovato addirittura nella parte fetale della placenta. Funziona anche come veicolo di altri inquinanti ancora più tossici ed è un affidabile marker d’inquinamento nelle città”.
Lo studio ha coinvolto 107 bambini (97 quelli i cui dati sono stati inseriti nell’analisi) della scuola primaria “Pietro Micca” di via Gattamelata, uno degli istituti più grandi di Milano. Ai piccoli partecipanti allo studio, di concerto con insegnanti e famiglie, è stato chiesto di indossare un gps e una tracolla dotata di campionatore di black carbon e di tenere un diario delle loro attività. Ai loro genitori è stato chiesto di compilare un questionario, per identificare possibili variabili di interesse, come la presenza di fumatori in casa. La campagna di monitoraggio personale stagionale, condotta durante la primavera 2018 (aprile, maggio e giugno) e l’inverno 2019 (gennaio e febbraio), ha permesso di rilevare durante quali attività e in quali momenti della giornata e dell’annoi bambini sono maggiormente esposti all’inquinamento dell’aria. In una giornata tipo, dal lunedì venerdì, i bambini trascorrono il 58 per cento del loro tempo a casa e il 34 per cento a scuola, mentre il tragitto per raggiungerla e per rincasare rappresenta in media solo il 3 per cento della giornata, eppure è responsabile per il 7 per cento della loro esposizione al black carbon e dell’11 per cento della dose inalata. Il 52 per cento dell’esposizione è legato al tempo trascorso a casa e il 37 per cento a quello di permanenza a scuola.
Quanto alla dose inalata, a casa è il 42 per cento e a scuola il 40. “Questo ci fa capire come l’esposizione che arriva a casa è inferiore, mentre ci sono dei picchi di esposizione a scuola e soprattutto durante gli spostamenti. Questo si acuisce ancora di più se passiamo alla dose, legata anche alle attività che facciamo, perché se ci spostiamo o facciamo sport abbiamo un tasso di ventilazione più elevato”, ha spiegato Boniardi. “Se passiamo al trend temporale dell’esposizione – ha proseguito – vediamo che i picchi di esposizione più elevata sono tra le 8 e le 8.30, cioè durante i percorsi casa-scuola, sia in primavera che in inverno”. Tra le due stagioni, tuttavia, emerge un’enorme differenza nell’esposizione a black carbon, che in inverno è di 3/4 volte superiore rispetto all’estate.
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