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Migranti, le divisioni nel governo tedesco mettono a repentaglio il compromesso Ue sul diritto d’asilo

Germania, Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca rifiutano di accettare “un punto cruciale” la nuova “regolamentazione anticrisi” europea

Berlino
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Le divisioni nel governo tedesco sulla gestione dei flussi di migranti mettono a repentaglio il raggiungimento di un compromesso nell’Ue per la riforma del diritto di asilo. È quanto afferma il quotidiano “Handelsblatt”, aggiungendo che Germania, Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca rifiutano di accettare “un punto cruciale” nell’accordo tra gli Stati membri. Si tratta della nuova “regolamentazione anticrisi” dell’Ue che, nel caso di un numero particolarmente elevato di profughi diretti verso l’Unione europea come nel 2015, consentirebbe di attuare provvedimenti notevolmente flessibili per la loro gestione. Al riguardo, in un messaggio su X, la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock ha avvertito: “Invece di procedure ordinate, l’ampia discrezionalità che l’attuale regolamento sulla crisi garantisce creerebbe di fatto nuovamente incentivi per l’invio in Germania di un gran numero di profughi non registrati”.


L’esponente dei Verdi ha, quindi, evidenziato che “il governo federale non può esserne responsabile”. Come nota “Handelsblatt”, il timore è che il regolamento anticrisi dell’eE, a seconda della sua applicazione negli Stati membri alle frontiere esterne dell’Unione europea colpiti dai flussi di migranti, possa portare a più respingimenti di profughi, ma anche a un aumento di quelli inviati in altri Paesi europei come la Germania. Finora, l’esecutivo tedesco aveva temuto soprattutto che gli standard, ad esempio nella sistemazione e nell’assistenza dei richiedenti asilo, potessero essere abbassati “eccessivamente” se fosse stata applicata la regolamentazione anticrisi europea. “Ora, Baerbock teme anche che un numero particolarmente elevato di profughi possa poi raggiungere la Germania”. Il compromesso sulla riforma del diritto dell’Ue in materi di asilo, “che Berlino chiede da anni”, rischia dunque di “fallire proprio a causa della Germania”. La conseguenza potrebbe essere un “aumento significativo dei voti per i partiti populisti di destra ed euroscettici” alle elezioni europee del 2024.

Intanto, all’interno della coalizione tra Partito socialdemocratico tedesco (Spd), Verdi e Partito liberaldemocratico (Fdp) che sostiene il governo del cancelliere Olaf Scholz, monta la pressione sugli ecologisti. Per esempio, il segretario generale della Fdp, Bijan Djir-Sarai, ha definito il partito in cui milita Baerbock “un rischio per la sicurezza” della Germania. Secondo Djir-Sarai, infatti, con le loro “posizioni irrealistiche” i Verdi rendono più difficile un’azione governativa coerente per la gestione dei flussi di profughi e il raggiungimento di soluzioni che superino le divergenze tra i partiti. Nel frattempo, il socialdemocratico Scholz ha dichiarato di ritenere possibili ulteriori provvedimenti per il contrasto all’immigrazione irregolare. Il cancelliere ha riconosciuto il diritto fondamentale all’asilo, ma ha anche chiesto deportazioni più efficaci per i migranti che non hanno titolo per rimanere in Germania. A sua volta, la ministra dell’Interno, Nancy Faeser della Spd, ha aperto all’introduzione di controlli di polizia fissi alle frontiere della Germania con Polonia e Repubblica ceca al fine di ridurre gli ingressi illegali in territorio tedesco.

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