In Italia ci sono “tra i 300 mila e i 500 mila posti di lavoro disponibili” e questo “può dar vita a un’immigrazione legale, che noi riteniamo giusta”. Perciò il governo sta studiando una modifica del decreto flussi. A tratteggiare il quadro in una intervista alla “Stampa” è Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Secondo l’esponente di Fratelli d’Italia, in visita a Bruxelles, è però necessario aprire questi canali di immigrazione legale in modo “selettivo”, avviando nei Paesi di partenza dei percorsi di formazione professionale, ma anche “culturale” per favorire l’integrazione. Un’azione che aiuterebbe anche a “fermare le partenze e quindi le morti in mare” perché, ci tiene a sottolineare, “non possiamo essere disumani e dire: stanno morendo di fame, scappano per venire qui e io li fermo. Eh no, il problema va risolto a monte”. Una riflessione che nei fatti suona come una risposta indiretta alle parole del ministro Piantedosi, anche se Lollobrigida spiega “di non voler commentare le parole di un collega perché mi sono state riportate, ma non le ho ascoltate”.
Secondo il ministro “in Italia il lavoro c’è, in tanti settori: agricoltura, ma anche edilizia, trasporti, turismo e non solo. C’è una richiesta di forza lavoro che non riusciamo a colmare sul mercato interno, anche a causa del reddito di cittadinanza che ha aumentato la carenza di persone disponibili a fare determinate attività”. “Oggi – continua – abbiamo tra i 300 e i 500 mila posti di lavoro disponibili. Siamo qui a Bruxelles, dove i nostri nonni sono venuti a scavare nelle miniere attraverso una migrazione legale. E questa può essere usata anche nelle interlocuzioni con alcune nazioni (Paesi) del Nordafrica, dalle quali provengono oggi molti immigrati clandestini, tipo la Tunisia”. Secondo Lollobrigida “i decreti flussi vanno predisposti cercando prima di tutto di esaurire l’offerta interna, per esempio dando la possibilità a chi dice in maniera pretestuosa che l’alternativa al reddito di cittadinanza è andare a rubare”.
L’impressione è che non basterà: “E allora bisogna aprire i flussi, che noi dobbiamo definire in maniera diversa da come sono stati definiti finora. Il 26 di novembre io mi sono opposto all’approvazione del decreto flussi per il 2022 perché non aveva senso. Io dico: analizziamo quello che non riusciamo a colmare con la nostra offerta interna e poi scegliamo di far entrare regolarmente la forza lavoro che arriva da fuori. Per questo abbiamo deciso di lavorare sul nuovo decreto flussi, di cambiarne le regole”. “L’idea – osserva inoltre il ministro – è lavorare a una modifica integrale che ragioni sull’offerta reale che abbiamo in Italia. E poi dare un’attenzione maggiore agli accordi bilaterali, oltre che multilaterali, con le altre nazioni (Paesi)”. A oggi, però, non è stato fatto nulla di tutto questo: “Ci stanno lavorando i ministri competenti. La ministra del Lavoro dice che siamo a 280 mila richieste e 80 mila sono state autorizzate con il vecchio decreto”. C’è dunque un gap di almeno 200 mila lavoratori: “Esatto. E stiamo anche regolarizzando l’utilizzo di forza lavoro. Uno dei miei primi decreti è stato sul contrasto al caporalato, che sfrutta i lavoratori e crea concorrenza sleale tra imprenditori”, ha concluso Lollobrigida.
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