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Meloni conferma a Saied il sostegno italiano alla Tunisia e lancia l’idea di una conferenza a Roma sui migranti

L’incontro è durato un’ora e 45 minuti e si è protratto anche oltre il tempo necessario, segno che tra i due leader c’era “un buon feeling”, riferiscono fonti italiane

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Si è conclusa la visita lampo del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in Tunisia, dove nell’arco di quattro ore ha incontrato la premier, Najla Bouen, e il presidente della Repubblica, Kaies Saied. Si è trattato della quarta tappa di Meloni in Nord Africa dopo la partecipazione al vertice di Sharm el Sheikh, in Egitto, nel novembre 2022, e le visite ufficiali in Algeria e Libia nel gennaio 2023. Domani, peraltro, Meloni riceverà a Palazzo Chigi il primo ministro del Governo di unità nazionale della Libia, Abdulhamid Dabaiba, in visita in Italia alla guida di una delegazione ministeriale di alto profilo per la firma di intese nei settori della lotta alle migrazioni illegali, dell’energia e delle infrastrutture.

L’incontro con il capo dello Stato tunisino, che ha accentrato i poteri nelle sue mani estromettendo governo e Parlamento il 25 luglio 2021, è durato un’ora e 45 minuti e si è protratto anche oltre il tempo strettamente necessario, segno che tra i due leader c’era “un buon feeling”, riferiscono fonti italiane. Due i principali argomenti al centro dei colloqui: i flussi migratori illegali, un flagello che colpisce entrambe le sponde del Mediterraneo e miete vittime in mare e nel deserto; le difficoltà finanziarie della Tunisia e i negoziati con il Fondo monetario internazionale per evitare il default. Sul primo fascicolo la sinergia tra i due leader è parsa evidente, al punto che i discorsi di Meloni e Saied sull’argomento coincidono quasi totalmente. L’Italia, peraltro, ha accolto la proposta tunisina per realizzare una “conferenza internazionale” sul tema delle migrazioni e, anzi, ha annunciato che ospiterà a Roma un evento che si sposa perfettamente con il cosiddetto “Piano Mattei” del governo per l’Africa. Sul dossier dell’Fmi, più spinoso, il capo dello Stato tunisino è parso inamovibile sul secco “no ai diktat” internazionali, nonostante le pressioni dell’Italia affinché vi sia un approccio “più pragmatico” dell’Occidente per scongiurare il collasso socio-economico del Paese africano. “L’approccio è stato costruttivo, ma ci vuole tempo”, riferisce ad “Agenzia Nova” una fonte vicina al dossier.

L’Italia “conferma il sostegno alla Tunisia a 360 gradi”, ha affermato Meloni dopo l’incontro con Saied. “La stabilizzazione del quadro politico e di sicurezza, la crescita della democrazia è indispensabile per la Tunisia, ma anche per l’Italia, perché si possa insieme raggiungere potenziali che sono straordinari dal nostro punto di vista”, ha detto ancora Meloni. “In questo periodo di difficoltà del quadro internazionale – ha aggiunto il presidente del Consiglio – ho voluto confermare al presidente Saied il sostegno dell’Italia a 360 gradi. Sostegno, ad esempio, al bilancio tunisino con l’apertura di linee di credito a favore soprattutto dello sviluppo, a partire dalle piccole e medie imprese, fino ai temi legati al settore agroalimentare”. Sul finanziamento dell’Fmi, Meloni ha affermato che quest’ultimo resta “fondamentale”, ma l’Italia sostiene la necessità che i negoziati siano realisti e non chiedano subito riforme lacrime e sangue. “Nel pieno rispetto della sovranità tunisina, ho raccontato al presidente Saied degli sforzi che un Paese amico come l’Italia sta facendo per cercare di arrivare a una positiva conclusione dell’accordo di finanziamento della Tunisia con l’Fmi, che resta fondamentale per un rafforzamento e una piena ripresa del Paese. Noi abbiamo portato avanti un’azione di sostegno alla Tunisia nei negoziati con l’Fmi, sia al livello di Ue che di G7, con un approccio pragmatico, perché pragmatico deve essere l’approccio”, ha detto Meloni.

La proposta dell’Italia per consentire alla Tunisia di accedere a fondi pari a 1,9 miliardi di dollari prevede subito lo sblocco di una prima tranche, poi l’erogazione di una seconda a riforme iniziate, e infine una terza quando verranno concluse le misure di contenimento della spesa pubblica e il risanamento dell’economia. Meloni si è anche detta disponibile a “tornare presto in Tunisia” insieme alla responsabile della Commissione europea, Ursula von der Leyen. “A livello di Unione europea, l’Italia è portavoce di un approccio concreto di sostegno alla Tunisia nella lotta alla tratta di esseri umani, ma anche per un pacchetto di sostegno integrato” per fornire finanziamenti al Paese nordafricano, ha detto il premier.


Da parte sua, il presidente Kais Saied ha confermato il suo netto rifiuto di accettare “direttive preimpostate”, come ad esempio l’impopolare rimozione dei sussidi alla popolazione, durante le trattative con il Fondo. Saied ha paragonato “le imposizioni” dell’Fmi a “medici che prescrivono farmaci senza prima diagnosticare la malattia”. Un comunicato stampa diffuso dalla parte tunisina evidenzia che i “diktat” imposti dall’Fmi “rappresentano la malattia stessa, in quanto tali cure non portano alcun beneficio né guarigione, ma potrebbero piuttosto innescare una situazione che minaccia la stabilità interna della Tunisia e avere conseguenze che si estendono a tutta la regione senza eccezioni”. Durante l’incontro, Saied “ha sollevato il tema della cancellazione del debito che grava sullo Stato tunisino, proponendo la sua trasformazione in progetti di sviluppo”.

Quanto alla questione migratoria, Meloni ha ipotizzato l’organizzazione di una “conferenza internazionale a Roma sul tema della migrazione e dello sviluppo”. Il presidente del Consiglio ha detto che l’obiettivo è “cercare di mettere insieme tutte le necessità legate a un fenomeno che va affrontato a 360 gradi”. Una conferenza a Roma che fornirà l’occasione per riunire “i Paesi della sponda sud del Mediterraneo, del Medio Oriente, del Consiglio di cooperazione del Golfo per ascoltare le diverse esigenze e per creare progetti su cui attrarre finanziamenti”. Meloni ha poi aggiunto: “Faremo del nostro meglio per immaginare un evento di questo tipo nel minor tempo possibile e rinnovare l’azione comune sui fattori politici, economici e climatici che determinano la migrazione per promuovere percorsi di mobilità che siano legali e contrastare in modo efficace la tratta di esseri umani e il traffico di migranti”.

E su questo tema Meloni e Saied sembrano giocare di sponda, tanto è vero che il presidente tunisino ha detto che il fenomeno della “immigrazione disumana” richiede “un approccio collettivo” tramite “un vertice che coinvolga tutti i Paesi interessati, sia del sud del Mediterraneo e del Sahara che del nord del Mediterraneo”. In questo contesto, il presidente Saied ha evidenziato che “la Tunisia si trova ad affrontare molte sfide, in quanto non è più solo un punto di transito, ma anche una meta per molti migranti che cercano di stabilirsi illegalmente nel Paese, creando strutture scolastiche e asili al di fuori del quadro legale. Una situazione inaccettabile”, riferisce la nota. “La Tunisia non è più solo una rotta verso Roma, ma anche una destinazione in sé, una situazione anomala non solo per la Tunisia, ma anche per gli Stati che ricevono questi migranti”, aggiunge la nota della presidenza tunisina.

Inoltre, Saied ha menzionato nell’incontro con Meloni “la presenza di reti criminali che sfruttano il traffico di esseri umani e organi, sia nei Paesi africani che in quelli del nord del Mediterraneo, invitando a un’azione comune per eliminare tali organizzazioni che considerano i migranti come merce spinta dalle onde del mare o dalle dune del deserto”. Infine, il capo dello Stato tunisino ha sottolineato che “la soluzione non può essere puramente di natura di sicurezza, poiché la sicurezza si occupa di combattere i crimini di ogni tipo, ma non può eliminare la povertà e la privazione”, ribadendo “l’importanza di affrontare le cause profonde del fenomeno migratorio in modo collettivo, creando condizioni economiche e sociali favorevoli per seminare speranza nei cuori dei migranti, in modo che non sentano la necessità di abbandonare le proprie terre d’origine”.

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