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Meloni esorta l’Onu: “Il Piano Mattei italiano è una alternativa seria alla migrazione di massa”

New York
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Il Piano Mattei del governo italiano per l’Africa vuole offrire una “alternativa seria al fenomeno della migrazione di massa, fatta di lavoro, formazione, opportunità nelle nazioni di provenienza, e percorsi di migrazione legale e concordata, e dunque anche integrabile”. Lo ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, durante il suo discorso all’Assemblea generale dell’Onu, a New York. “Il punto centrale è che dobbiamo avere il coraggio di rimettere l’uomo, con i suoi diritti, al centro del nostro agire: un principio apparentemente scontato, che tuttavia scontato non è più”, ha detto, ricordando che “nazioni vengono invase, la ricchezza si concentra sempre di più, la povertà dilaga, si riaffaccia la schiavitù”. Tutto, ha aggiunto, sembra “voler mettere a repentaglio la sacralità dell’essere umano”.

La lotta alle organizzazioni criminali deve essere “un obiettivo che ci unisce tutti, e che investe anche le Nazioni Unite”. Nel caos generato in Africa dall’insicurezza alimentare, che produce “decine di milioni di persone potenzialmente in cerca di condizioni di vita migliori, si infiltrano reti criminali che lucrano sulla disperazione, per collezionare miliardi facili”. La presidente ha fatto qui riferimento ai trafficanti di esseri umani che organizzano la tratta dell’immigrazione illegale di massa. “Illudono che affidandosi a loro chi vuole migrare troverà una vita migliore, si fanno pagare migliaia di dollari per viaggi verso l’Europa che vendono con le brochure come fossero normali agenzie di viaggio, ma su quelle brochure non scrivono che quei viaggi troppo spesso conducono alla morte, a una tomba sul fondo del Mediterraneo: perché a loro non importa se la barca sia adatta o meno ad affrontare quel viaggio, l’importante per loro è solo il margine di guadagno”, ha detto. È “questa gente”, ha aggiunto, che “un certo approccio ipocrita in tema di immigrazione ha fatto arricchire a dismisura: noi vogliamo combattere la mafia in tutte le sue forme, e combatteremo anche questa”.

Le Nazioni Unite hanno il “dovere di dichiarare una guerra globale e senza sconti ai trafficanti di esseri umani”, rifiutando “ogni ipocrisia su questo tema”. Facendo riferimento a chi organizza la tratta dell’immigrazione illegale di massa, la presidente ha affermato che “una organizzazione” che ha nel suo atto fondativo “la fede nella dignità e nel valore della persona umana” non può “voltarsi dall’altra parte di fronte a questo scempio”. “Davvero possiamo fingere di non vedere che oggi al mondo non esiste attività criminale più profittevole del traffico di migranti? Davvero questa Assemblea, che in altri tempi ebbe un ruolo fondamentale nel debellare definitivamente quel crimine universale che era la schiavitù, può tollerare che torni oggi sotto altre forme, che si continui a mercificare la vita umana, che vi siano donne portate in Europa a prostituirsi per ripagare debiti enormi contratti con i trafficanti?”, ha chiesto la presidente.

L’Italia intende essere “in prima fila” sul fronte della lotta ai trafficanti di esseri umani. Ricordando il Processo di Roma, avviato lo scorso luglio con la Conferenza sulle migrazioni e lo sviluppo, la presidente ha affermato che l’Italia ha coinvolto le nazioni mediterranee e diversi Stati africani su “un processo che si snoda lungo due direttrici fondamentali: sconfiggere gli schiavisti del terzo millennio da un lato, e affrontare le cause alla base della migrazione dall’altro”. Tutto questo, ha aggiunto, con l’obiettivo di “garantire il primo dei diritti, che è il diritto a non dover emigrare, a non essere costretti a lasciare la propria casa, la propria famiglia, a recidere le proprie radici, trovando nella propria terra le condizioni necessarie a costruire la propria realizzazione”.


L’Africa “non è un continente povero: al contrario, è ricco di risorse strategiche. Detiene la metà delle risorse minerarie del mondo, tra cui abbondanti terre rare, e il 60 per cento delle terre coltivabili, spesso inutilizzate: non è un continente povero, ma è stato spesso, ed è, un continente sfruttato”, ha detto, aggiungendo che “troppo spesso, gli interventi delle nazioni straniere nel continente non sono stati rispettosi delle realtà locali: spesso l’approccio è stato predatorio, e ciononostante perfino paternalistico”. La presidente ha quindi sottolineato la necessità di “invertire la rotta”. L’Italia, ha spiegato, vuole contribuire a creare “un modello di cooperazione, capace di collaborare con le nazioni africane affinché possano crescere e prosperare grazie alle risorse che possiedono: una cooperazione da pari a pari, perché l’Africa non ha bisogno di carità, ma di essere messa in condizioni di competere ad armi pari, di investimenti strategici che leghino i destini delle nazioni con progetti reciprocamente vantaggiosi”.

L’Italia, ha spiegato Meloni, sostiene la necessità di una riforma del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che lo renda “più rappresentativo, trasparente ed efficace: e che garantisca una distribuzione geografica dei seggi più equa”, rafforzando anche “la rappresentanza regionale”. Le sfide globali, ha aggiunto, non potranno essere affrontate “se non prendiamo atto anche dei nostri limiti, come nazioni e nel sistema multilaterale”. Il Consiglio di sicurezza, ha concluso, deve uscire “dall’assetto cristallizzato all’esito di un conflitto che si è concluso ottant’anni fa, in un altro secolo, un altro millennio, per dare a tutti la possibilità di dimostrare il proprio valore nel presente”.

A proposito di Ucraina ha detto che le conseguenze del conflitto “travolgono tutti come in un domino, ma impattano soprattutto sulle nazioni del Sud del mondo: è una guerra mossa non solo” contro Kiev, ma “contro le nazioni più povere”. “L’attenzione dell’Italia è rivolta particolarmente verso l’Africa, dove nazioni già provate dai lunghi periodi di siccità e dalle conseguenze dei cambiamenti climatici si trovano oggi di fronte ad una situazione difficilissima anche in termini di sicurezza alimentare, che le espone ancora di più all’instabilità e le rende facili prede del terrorismo e del fondamentalismo”, ha detto. L’Italia ha scelto “chiaramente da che parte stare”, per quanto riguarda la guerra in Ucraina. “Lo ha fatto per senso di giustizia, perché è consapevole di quanto sarebbe difficile governare un mondo nel quale ha avuto la meglio chi bombarda le infrastrutture civili, sperando di piegare un popolo con il freddo e il buio; chi utilizza come arma l’energia, e ricatta le nazioni in via di sviluppo impedendo di esportare il grano, la materia prima indispensabile per sfamare milioni di persone”, ha detto, aggiungendo che la guerra in Ucraina “ci racconta esattamente questo”. Di fronte a “chi vorrebbe riportarci al tempo delle guerre di dominio e di stampo neoimperialista di cui pensavamo di esserci liberati nel secolo scorso”, ha continuato, la ragione “può ancora avere la meglio: e che l’amore di patria, il valore della nazione, può ancora essere difeso oltre l’inimmaginabile”. Sta a ciascuno di noi, ha concluso, decidere “da che parte della storia stare, in coscienza: ma non prendiamoci in giro, perché la posta in gioco è la scelta tra la nazione e il caos, tra la ragione e la prevaricazione”.

Le Nazioni Unite devono “impedire il ritorno della forza come strumento di risoluzione delle controversie internazionali. Se questi due elementi, la nazione e la ragione, sono ancora il fondamento di ciò che ci muove, allora dobbiamo respingere il racconto utopico e interessato di chi dice che un mondo senza nazioni, senza confini e senza identità, sarebbe anche un mondo senza conflitti”, ha detto.

Parlando di intelligenza artificiale ha detto che il dominio non può essere una “zona franca” senza regole: servono “meccanismi di governance globale capaci di assicurare che queste tecnologie rispettino barriere etiche, che l’evoluzione della tecnologia rimanga al servizio dell’uomo e non viceversa”. “Perfino quello che a uno sguardo superficiale può sembrare uno strumento per migliorare il benessere dell’umanità, a un’analisi più attenta rivela i suoi rischi”, ha detto, aggiungendo che le applicazioni dell’intelligenza artificiale rappresentano sicuramente “una grande opportunità in molti campi, ma non possiamo fingere di non comprendere anche gli enormi rischi che porta con sé”. La presidente ha affermato di non essere certa se “ci stiamo rendendo conto abbastanza delle implicazioni connesse a uno sviluppo tecnologico che corre molto più velocemente della nostra capacità di governarne gli effetti”. La comunità internazionale, ha continuato, è abituata ad un progresso “che aveva come obiettivo quello di ottimizzare le capacità umane, e oggi ci confrontiamo con un progresso che rischia di sostituire le capacità umane”. Oggi, ha concluso, è “l’intelletto che rischia di essere soppiantato, con conseguenze che potrebbero essere devastanti, particolarmente nel mercato del lavoro”.

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