Il problema dei flussi migratori non si può chiudere in Italia, e se qualcuno in Europa la pensa così si sbaglia. Lo ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, parlando con i giornalisti a New York dopo la deposizione di una corona di fiori al monumento dedicato a Cristoforo Colombo a Columbus Circl. “Non permetterò che l’Italia diventi in campo profughi dell’Europa”, ha detto, aggiungendo che “se anche al governo ci fossero persone con una visione immigrazionista, come chi mi ha preceduta, il problema non si risolverebbe”. L’unico modo, ha aggiunto, è “dichiarare guerra ai trafficanti, con il sostegno del sistema multilaterale e delle nazioni che non accettano di farsi ricattare da organizzazioni criminali”. Sarà fondamentale, ha continuato, un “lavoro molto serio in Africa: un continente che sta vivendo una condizione molto difficile, sulla quale l’atteggiamento non è stato sempre giusto”.
Le Nazioni Unite possono giocare un importante ruolo di sensibilizzazione sul tema dei migranti, ha proseguito Meloni. “Soprattutto per far capire che non si tratta di una questione ideologica, ma di un problema reale: e i grandi problemi si affrontano”, ha detto. Materialmente, ha continuato, le Nazioni Unite possono giocare un ruolo importante anche “nella gestione di eventuali hotspot in Libia, per valutare le richieste di asilo e distinguere i rifugiati dai migranti economici: una cosa che ha sicuramente una sua utilità, e che sarebbe non risolutiva ma molto importante”. Per fare questo, ha aggiunto, sarà necessaria la cooperazione con i Paesi africani, ed è “questo su cui bisogna lavorare”.
Il presidente del Consiglio ha ricordato che una organizzazione come l’Onu, che fu fondamentale per sconfiggere la schiavitù, non può consentire il ritorno di quella barbarie sotto altre forme: intendo dirlo con chiarezza durante il mio intervento di domani all’Assemblea generale. “Spero che si possa implementare il ruolo degli organismi multilaterali su una questione che non riguarda solo l’Italia, che nonostante tutto il lavoro che sta facendo non può farcela da sola: la portata di quanto sta accadendo in Africa, con i conflitti che si sommano ai problemi strutturali, rischia di muovere milioni di persone”, ha detto.
Secondo il presidente del Consiglio è cruciale portare avanti anche il memorandum tra Unione europea e Tunisia: “Nonostante i tentativi della sinistra europea di minare un lavoro lungo e delicato, spesso senza nemmeno farlo a viso aperto, continua ad essere la soluzione più sensata”, ha detto, ricordando che la Commissione europea ha sostenuto che il memorandum “può essere un modello da utilizzare anche con altri Paesi, e io sono d’accordo”. Intanto, ha concluso, bisogna “chiuderlo e fare arrivare le risorse: dopodiché, si potrà utilizzare lo stesso schema anche con gli altri Paesi del Nord Africa”.
La situazione relativa all’immigrazione è ovviamente difficile, ma noi continueremo a portare le norme che riteniamo necessarie, e a chiedere alle organizzazioni sovranazionali di fare la loro parte: ci vorrà il tempo che ci vuole, ma credo che alla fine avremo la meglio”, ha concluso.
La presidente del Consiglio si trova a New York per partecipare alla 78ma Assemblea generale delle Nazioni Unite. Domani la premier parteciperà e interverrà al dibattito del Consiglio di sicurezza Onu dedicato all’Ucraina, presieduto dal primo ministro albanese, Edi Rama, in qualità di presidente di turno. La premier avrà poi un colloquio bilaterale con il segretario generale Guterres, alle 15:55 locali (le 21:55 in Italia). L’intervento in Assemblea generale, infine, è attualmente in programma per le ore 19 di mercoledì (l’una della mattina di giovedì in Italia).
Il tema del dibattito generale dell’Assemblea, quest’anno, è “Ricostruire la fiducia e riaccendere la solidarietà globale: accelerare l’azione sull’agenda 2030 e i suoi obiettivi di sviluppo sostenibile verso pace, prosperità e progresso per tutti”. La settimana ministeriale di alto livello di svolge in un contesto internazionale contrassegnato da continue minacce alla pace e alla sicurezza globali, dal moltiplicarsi di conflitti regionali che provocano crisi umanitarie senza precedenti. Al centro dei lavori vi saranno le crisi in corso, a partire dal tema prioritario delle migrazioni, ma anche la sicurezza alimentare, i cambiamenti climatici e la transizione energetica. L’Ucraina sarà all’ordine del giorno con un dibattito aperto in Consiglio di sicurezza.
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