In Mali tre gruppi armati membri della piattaforma di Coordinamento dei movimenti dell’Azawad (Cma), che riunisce i firmatari dell’accordo di pace concluso con il governo nel 2015 ad Algeri, hanno annunciato la loro fusione. La partecipata cerimonia, riferisce “Rfi”, ha coinvolto il Movimento nazionale per la liberazione dell’Azawad (Mnla), il Movimento arabo dell’Azawad (Maa) e l’Alto consiglio per l’unità dell’Azawad (Hcua), ed è avvenuta nella città nord-orientale di Kidal, che i combattenti tuareg controllano dal 2013. Come riferito da un membro direttivo della piattaforma Cma, Mohamed El Maouloud Ramadane, l’unione prevede l’allineamento dei tre gruppi dal punto di vista sia militare che politico ed intende dare nuova energia agli ex ribelli del Nord nella negoziazione con il governo del Mali. I membri della nuova alleanza hanno infatti sospeso di recente la loro partecipazione agli organi decisionali dell’accordo di pace di Algeri, accusando lo Stato maliano di voler recedere dall’accordo. “Questo è un passo molto importante che abbiamo appena fatto, perché la gente del Movimento lo chiedeva da tempo. Quindi è una cosa fatta oggi. È un nuovo affare. È un nuovo slancio. Se parliamo con la stessa voce, abbiamo un’unica leadership, (questo) rafforzerà notevolmente ogni nostro obiettivo”, ha detto Ramadane. Secondo fonti di “Rfi”, domani, 10 febbraio, è previsto anche un incontro a Kidal per definire una strategia di difesa comune e definire i contorni della collaborazione militare tra i vari gruppi armati firmatari.
La fusione dei tre movimenti armati si era resa tanto più necessaria dopo il ritiro della stessa Cma dalla commissione incaricata di redigere la nuova Costituzione del Paese, obiettivo indispensabile per mettere fine al periodo di transizione verso un governo a guida civile. L’alleanza del Nord dominata dai tuareg aveva annunciato il suo ritiro lo scorso 27 gennaio con un comunicato, ufficializzando tensioni già palpabili tra le diverse fila di combattenti. I gruppi armati di Azawad lamentano in particolare la “persistente mancanza di volontà” delle autorità di Bamako nell’attuare l’accordo di pace concluso nel 2015, inerzia che ha spinto alla fine dello scorso anno il Cma a ritirarsi dai meccanismi di monitoraggio del testo, dopo aver chiesto un incontro bilaterale sul terreno neutrale con i rappresentanti del governo. Sul campo, inoltre, l’applicazione dell’accordo di pace siglato nel 2015 avanza a rilento e uno dei punti critici riguarda lo spinoso tema della gestione del comando nel ricostituito esercito nazionale. Il contenzioso fra le autorità al potere ed i combattenti dell’Azawad è emerso anche in sede Onu: lo scorso 27 gennaio il ministro degli Esteri facente funzione, Abdoulaye Diop, ha definito “deplorevole” la revoca della partecipazione al monitoraggio dell’accordo di pace annunciata dalla Cma e ha parlato di “slancio ostacolato nell’attuazione dell’accordo da parte dei movimenti firmatari”. Questi ultimi hanno risposto di prendere le distanze da queste affermazioni che hanno definito “unilaterali”.
La fusione dei tre gruppi armati è opera in particolare del fondatore del Movimento popolare per la liberazione dell’Azawad (Mpla), Iyad Ag Ghali, che di recente ha incontrato i rappresentanti dei diversi gruppi armati firmatari del Nord del Paese. Secondo le informazioni riportate in esclusiva da “Rfi”, obiettivo primario del fondatore del Gruppo di sostegno all’Islam e ai musulmani (Jnim) – affiliato ad Al Qaeda – sarebbe quello di radunare tutte le forze disponibili contro lo Stato islamico, rivale jihadista al quale la formazione nata nel 2017 cerca di sottrarre territorio nel Mali centrale, da dove si sono ritirate qualche mese fa le forze francesi e dove si consumano continui combattimenti a danno dei civili. Se Ag Ghali non ha mai rinnegato la sua adesione allo Jnim, negli ultimi mesi l’ex leader si è fatto promotore di una strategia di difesa sul territorio che ha ricevuto anche il sostegno – forse inevitabile – dell’esercito maliano, oltre che di una politica che punta a radunare le diverse fazioni tuareg dell’Azawad contro l’Is. A questo scopo, un accordo fra i principali movimenti tuareg del Nord aderenti a questo obiettivo è già stato firmato in Italia – la Dichiarazione di Roma – nel maggio del 2021, con l’obiettivo di far fronte comune contro il crescente deterioramento della sicurezza nella regione del Sahel ed in particolare del Mali. Firmatari dell’accordo sono stati in particolare i movimenti armati maliani che già hanno aderito all’Accordo di Algeri per la pace e la riconciliazione, concluso nel 2015.
Secondo “Rfi”, esistono diverse versioni sui colloqui tenuti da Ag Ghali ed altri gruppi armati fra il 25 ed il 26 gennaio scorsi a Djounhane, a circa 40 chilometri da Kidal. Se alcuni parlano di un unico grande incontro, altri di diversi colloqui, appare assodato che fra gli alti dirigenti dei gruppi armati del Nord incontrati dall’ex leader dello Jnim ci siano tre persone: il primo è Alghabass Ag Intallah, capo dell’Alto consiglio per l’unità dell’Azawad (Hcua), gruppo che riunisce ex ribelli separatisti e rientra nella Coalizione dei movimenti dell’Azawad (Cma); il secondo il generale El Hadj Ag Gamou, come detto capo militare della Gatia oltre che generale dell’esercito maliano che aderisce al Quadro permanente istituito fra i movimenti dell’Azawad a Roma; ed in infine Mohamed Ag Intallah, fratello di Alghabass Ag Intalla, politico maliano oltre che prima autorità tradizionale (Amenokal) di Kidal e membro del Consiglio Nazionale di Transizione (il Cnt, organo legislativo della Transizione istituito dalla giunta dopo il golpe militare dell’agosto 2020). Alcune fonti, tuttavia, negano la presenza personale di Alghabass Ag Intallah e del generale Gamou, ma riconoscono la partecipazione di “emissari del Csp” che avrebbero accettato, su sua richiesta, di discutere con Iyad Ag Ghali.
Secondo le stesse fonti, Ag Ghali avrebbe dapprima chiesto ai gruppi armati che hanno firmato l’accordo di pace del 2015 di concentrare i loro sforzi contro il gruppo jihadista rivale, il ramo saheliano del gruppo dello Stato islamico (lo Stato Islamico del Gran Sahara, Eigs), che è all’offensiva da quasi un anno nel Mali nord-orientale, principalmente nella regione di Menaka. Diverse fonti cui fa riferimento “Rfi” assicurano che secondo l’Eigs i colloqui non abbiano dato luogo a un’alleanza con i jihadisti dello Jnim ma di una sorta di temporaneo patto di non aggressione contro il nemico comune di turno. Una teoria confermata al momento sul campo di battaglia, dove da mesi i gruppi armati firmatari stanno combattendo solo il ramo saheliano dell’Is, seppur mai al fianco dello Jnim. Il Csp considera quindi il gruppo dello Stato Islamico l’attuale più grande minaccia per le popolazioni del nord del Mali.
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