Le accuse sul coinvolgimento del governo Usa nell’attacco al gasdotto Nord Stream e sulla persecuzione giudiziaria contro l’ex presidente, Donald Trump, “sono chiaramente non vere”. Lo ha detto la portavoce del Dipartimento di Statio Karine Jean-Pierre, rispondendo alle dichiarazioni fatte ieri dal presidente del Messico, Andrés Manuel Lopez Obrador. Si tratta di accuse che, “ovviamente non sono vere. E voglio che sia messo in chiaro”, ha detto la portavoce. Jean-Pierre ha quindi replicato alle parole con cui Lopez Obrador ha più volte detto che il consumo di fentanyl, il potente sedativo usato come stupefacente e responsabile di decine di migliaia di morti, è un problema prevalentemente degli Usa, anche perché non sono stati censiti laboratori di sintesi della sostanza in Messico, ma solo in Asia. “È un problema globale e non statunitense. Il traffico di droghe sta causando danni alla società, morti non necessarie e sofferenze non solo qui ma anche in Messico”, ha replicato la portavoce.
Lo scambio segue di alcune ore la pubblicazione del rapporto annuale sui diritti umani elaborato dal Dipartimento di Stato. Un documento nel quale, tra le altre cose, si imputano al Messico – oltre ai risultati “limitati” nella lotta al narcotraffico -, gli ancora alti indici di violenza. “Sono bugiardi, non se la prendano a male”, aveva replicato Lopez Obrador nel corso della tradizionale conferenza stampa quotidiana. “È come se noi ci mettessimo a valutarli da qui: se si parla di diritti umani perché non liberano Julian Assange?”, ha detto il presidente rimandando all’attivista informatico condannato perché responsabile della pubblicazione di migliaia di documenti riservati Usa. “Se si parla di violenza, perché un giornalista premiato negli Usa assicura che Washington ha sabotato il gasdotto tra la Russia e l’Europa”, ha aggiunto “Amlo” parlando dell’articolo di Seymour Hersh sull’attacco al Nord Stream.
Lopez Obrador aveva inoltre detto che il reato di cui è accusato Trump, e che potrebbe costargli l’arresto, era “fabbricato” ad arte per impedirgli una nuova corsa alla Casa Bianca. “Trump potrebbero arrestarlo. Nessuno è nato ieri: se lo facessero sarebbe per fare in modo che il suo nome non compaia sulla scheda elettorale”, ha detto Lopez Obrador. “Lo dico perché anche io ho sofferto per la fabbricazione di un reato, quando non si voleva che mi candidassi. E questo è completamente anti democratico”, ha detto il presidente messicano. “Perché non permettere al popolo di decidere” chi lo governa, chiede Lopez Obrador. l caso si ricollega alle indagini sui pagamenti effettuati nei confronti della pornodiva Stormy Daniels, con la quale Trump avrebbe avuto una relazione extraconiugale, durante la campagna elettorale per le elezioni presidenziali del 2016.
Vedant Patel, altro portavoce del Dipartimento, ha da parte sua risposto alle accuse secondo cui gli Usa, con rapporti come quello sui diritti umani si propongono come “governo del mondo”, ignorando “la trave nel proprio occhio per concentrarsi sulla pagliuzza negli occhi degli altri”. Il rapporto, ha detto Patel, evidenzia il coinvolgimento di “membri della polizia messicana, dell’esercito e di altre istituzioni governative in gravi atti di corruzione e uccisioni illegali e arbitrarie”, problema che rimane di attualità per il Paese latino. Un impegno valido anche per gli Stati Uniti, che “non intende nascondere i problemi sotto iol tappeto”. Il Rapporto sui diritti umani è imposto dal Congresso ha ricordato Patel. Jean-Pierre ha comunque ribadito che quello tenuto a gennaio tra il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, il primo ministro del Canada, Justin Trudeau e lo stesso Lopez Obrador, è stato un “vertice estremamente positivo” e che sin continuerà a lavorare per “far crescere” una relazione che la Casa Bianca ritiene essere “vitale”.
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