Dietro la recente serie di omicidi in Libia “c’è la mano dell’intelligence straniera”. Lo ha detto un funzionario della sicurezza libico, protetto dall’anonimato, parlando al sito web d’informazione degli Emirati Arabi Uniti “Erem news”. “Tutto ciò che accade nel paese in questi giorni rientra nell’ambito della normalizzazione della Libia. Ci sono molte figure controverse all’interno della Libia la cui presenza costituisce una minaccia per gli accordi politici e militari tra le fazioni libiche”, ha detto il funzionario. Queste personalità, ha aggiunto la fonte, rappresentano “una minaccia per il nuovo governo unificato a cui è stato affidato il compito di condurre la riconciliazione nazionale nel Paese”.
Le città della Libia sono state testimoni nelle ultime ore di una lunga serie di crimini ed in particolare di omicidi, rapimenti e furti. Il 24 marzo è stato ucciso a Bengasi, il capoluogo della Cirenaica, Mahmoud al Werfalli, ufficiale dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna), ricercato dalla Corte penale internazionale (Cpi) per presunti crimini di guerra. La Camera di sicurezza congiunta dell’area della Grande Bengasi, capoluogo della regione orientale libica della Cirenaica, ha annunciato “l’arresto di due sospettati e la fuga di una terza persona in relazione all’omicidio”. Pochi giorni dopo, l’Organizzazione libica per il monitoraggio dei crimini ha denunciato che la figlia dell’avvocata e attivista per i diritti umani libica Hanan al Barasi, uccisa lo scorso novembre 2020, è stata sequestrata da uomini armati in Dubai Street, nel centro di Bengasi, e condotta in una località sconosciuta. Secondo l’organizzazione il sequestro è avvenuto poche ore dopo che la donna era apparsa in una diretta sulla sua pagina Facebook, durante la quale aveva menzionato persone coinvolte nella causa per l’omicidio di sua madre.
Secondo l’ex consigliere politico del governo libico, Ashraf al Shah, l’assassinio del maggiore Werfalli a Bengasi ha innescato una resa dei conti tra le fila delle forze del generale Haftar. In una dichiarazione al sito web di proprietà qatariota “Arab 21”, l’ex consigliere ha detto che l’omicidio di Werfalli rientra nel quadro di una “riorganizzazione per la fase successiva”. Al Shah ha detto che l’assassinio di Werfalli rappresenta la “scintilla per lo scoppio di altri omicidi che continueranno nella fase successiva””. Una resa dei conti, ha proseguito Al Shah, “per cambiare l’assetto nella regione orientale nel suo insieme e Bengasi in particolare”. Con l’omicidio del maggiore libico, ha aggiunto l’analista, “Haftar ha rimosso uno dei problemi che doveva affrontare, ma avrà la conseguenza di indebolire il campo dell’est”.
La scia di omicidi non ha risparmiato neanche la Tripolitania, la regione della Libia occidentale sede del nuovo governo unitario. I media libici riferiscono dell’uccisione domenica 29 marzo di Osama Miloud Coco, un leader delle milizie di Zawiya, freddato da un commando armato mentre era a bordo della sua auto nella sua città natale. Fonti della stampa libica confermano che Osama Coco, nato nel 1997, viveva vicino alla “Clinica Asarya”. Faceva parte del gruppo di milizie Khidrawi. Il miliziano era accusato del rapimento di un uomo d’affari della città di Sebrata, Khaled Akrak, avvenuto lo scorso marzo. Suo fratello Mustafa, riferisce il sito web d’informazione libico “Al Saa 24”, era stato ucciso nel settembre 2019.
Intanto la milizia Ghaniwa Al Kikli ha ucciso un giovane sfollato arrestato a Ras Ajdir, mentre la regione di Wadi al Rabee’, a sud della capitale, Tripoli, ha assistito all’assassinio di Walid Kashidan, un agente di polizia. I siti libici vicini al passato regime di Muammar Gheddafi hanno dato la notizia dell’uccisione del giovane, il cui corpo è stato gettato nelle stalle per l’allevamento di cavalli nella regione di Wadi al-Rabee’, a sud di Tripoli. La vittima, secondo le fonti, era un poliziotto dipendente del ministero dell’Interno. La capitale, Tripoli, è stata anche teatro del rapimento del capo del Comitato per la società civile, Jamal Adas.
La città di Bani Walid non è stata risparmiata dalle operazioni criminali. Il muezzin di una moschea con cittadinanza ciadiana è stato assassinato dopo che tutti i suoi beni sono stati rubati. Bani Walid ha assistito anche al furto di un’auto Mercedes e al rapimento del suo autista e di otto lavoratori egiziani che erano a bordo dell’auto. Queste operazioni criminali avvengono in meno di 24 ore dopo l’uccisione del miliziano Muhammad Bakir, mentre si trovava vicino alla zona chiamato “Semaforo Akre” ad Al Zawiya.
Infine, è stato assassinato ieri, 29 marzo, a Tripoli un esponente di spicco della Brigata Al Sumud, una milizia islamista di Misurata. Secondo quanto riferiscono i media libici, è stato ucciso un comandante della brigata, il generale Muhammad Salem noto col nome di Damouna. Fonti della brigata guidata da Salah Badi confermano l’autenticità della notizia. Damouna è stato ucciso questa mattina e due dei suoi compagni sono rimasti feriti dopo la sparatoria avvenuta contro la loro auto nella zona di Karimiya, a sud di Tripoli. Damuna era il comandante della sicurezza presidenziale nel governo di Khalifa Ghwell e uno dei principali leader della Brigata Al Sumud. Testimoni riferiscono che uomini armati hanno aperto il fuoco contro la sua auto uccidendolo sul colpo, mentre i due suoi compagni sono ricoverati in ospedale e versano in gravi condizioni.
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