Riprendono oggi a Sirte, in Libia, i lavori della Camera dei rappresentanti dedicati al voto di fiducia al nuovo Governo di unità nazionale (Gun) del premier designato Abdelhamid Dabaiba. Quest’ultimo dovrebbe incontrare in mattinata il presidente del parlamento, Aguila Saleh, per discutere della formazione del nuovo esecutivo, prima di rispondere nell’aula del palazzo Ouagadougou alle osservazioni poste ieri dai deputati. Teoricamente, la lista di 27 ministri, due vicepremier, sei ministri senza portafoglio del nuovo governo ha bisogno della maggioranza semplice di 90 voti per ottenere la fiducia. Secondo quanto appreso da “Agenzia Nova”, tuttavia, l’esito del voto di fiducia è incentro perché i 132 deputati riuniti a Sirte si dividono in tre posizioni diverse: la prima è disposta a votare la fiducia subito; la seconda chiede di rinviare il voto fino alla pubblicazione del rapporto delle Nazioni Unite sui casi di presunta corruzione al Foro di dialogo politico libico di Tunisi che coinvolgerebbero il clan di Dabaiba; la terza chiede invece di votare una modifica costituzionale insieme alla fiducia al nuovo governo.
Saleh, intanto, ha chiesto di poter visionare il rapporto del panel degli esperti delle Nazioni Unite sulle presunte bustarelle offerte dal clan di Dabaiba ai delegati del Foro di dialogo politico libico (Lpdf). Il rapporto, anticipato dalla stampa nei giorni scorsi, ha destato i sospetti di molti osservatori in Libia circa l’opacità del dialogo politico portato avanti dalle Nazioni Unite prima a Tunisi e poi a Ginevra. La pubblicazione del report è prevista ufficialmente il 15 marzo da parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. In uno sviluppo correlato, Saleh ha inoltre chiesto di “costituzionalizzare” i risultati del Foro di dialogo politico di Ginevra, sollecitando al riguardo un’azione da parte della commissione per gli Affari legislativi del parlamento. Una richiesta, in tal senso, era stata avanzata nei giorni scorsi da 42 deputati che ritengono necessario emendare l’annuncio costituzionale prima di votare la fiducia al nuovo governo per assicurare la validità del voto di fiducia al nuovo Governo di unità nazionale guidato da Dabaiba.
Anche l’Alto Consiglio di Stato libico (il “Senato” con sede a Tripoli) è intervenuto sulla questione, ritenendo di dover essere consultato prima di approvare qualsiasi emendamento costituzionale. Circostanza, quest’ultima, che rischia di ritardare ulteriormente il processo per concedere la fiducia al nuovo esecutivo unitario. Il capo dell’Alto Consiglio di Stato libico, Khalid al Mishri, ha inviato una lettera ufficiale a Saleh invitandolo “ad attuare quanto affermato nell’Accordo politico (sottoscritto a Skhirat nel 2015) e incluso nell’Annuncio costituzionale”, riferendosi appunto alla necessità di trovare un’intesa con la sua istituzione prima di modificare la costituzione provvisoria in vigore in Libia. Al Mishri ha spiegato nel suo messaggio che “il Consiglio di Stato si occuperà della proposta di emendamento dell’Annuncio costituzionale come previsto nell’Accordo (di Skhirat), che è uno dei principali riferimenti per il processo politico”. Mishri sostiene quindi la necessità di un’intesa tra le due istituzioni prima di aderire alla richiesta di quei deputati che ritengono necessario emendare l’Annuncio costituzionale per votare la fiducia al nuovo governo per assicurare la validità dell’atto.
Nel frattempo, il parlamentare libico Ibrahim al Darsi, noto per le sue posizioni anti Fratelli musulmani, ha annunciato il suo rifiuto del nuovo Governo di unità nazionale per quella ha definito “l’ingiusta distribuzione dei portafogli ministeriali”. Il deputato eletto a Bengasi ha dichiarato durante la sessione del parlamento di ieri, dedicata alla discussione sulla concessione della fiducia al nuovo esecutivo unitario a Sirte: “La Cirenaica non ha ottenuto il ministero dell’Interno, né i ministeri delle Finanze, dell’Economia, dell’Istruzione Superiore, della Difesa o della Giustizia. Eppure, il 75 per cento del petrolio esce da sotto i nostri piedi”. Il parlamentare ha proseguito: “Dopo tutto quello che produciamo, ci viene assegnato il ministero delle Risorse Animali o il ministero dell’Agricoltura, spiegandoci che la Libia è unita: purtroppo, in questo modo, la Libia non può essere unita”.
La stampa libica ipotizza il cambiamento di alcuni nomi nella compagine governativa, in particolare quelli indicati per i dicasteri più importanti come il ministero degli Esteri, che nella lista del premier (trapelata sui media libici) dovrebbe essere affidato a una donna: Lamia Fathi Abusedra di Bengasi, dunque dell’est, ma membro del Partito Al Watan affiliato all’islamista libico Abdelhakim Belhaj, ex comandante del Gruppo islamico libico combattente. Secondo quanto riporta l’emittente panaraba “Al Arabiya”, vi sono forti timori che la riunione verrà nuovamente rinviata fino a quando il primo ministro designato Dabaiba non introdurrà emendamenti alla lista dei ministri presentata, alla luce delle continue divergenze di opinioni tra i membri del Parlamento.
Il parlamentare Saleh Afhaima ha dichiarato ad “Al Arabiya” che la tendenza generale o prevalente all’interno del parlamento è quella di posticipare la sessione di concessione della fiducia al nuovo governo, indicando che Dabaiba deve apportare alcune modifiche alla sua formazione ministeriale per guadagnare la fiducia dei deputati, confermando che vi è una divergenza tra i deputati. Diverse figure proposte dal primo ministro per i portafogli ministeriali hanno visto riserve e obiezioni da parte di numerosi deputati, sia per sospetti di corruzione che li riguardano sia per relazioni che li collegano ai simboli dell’estremismo e ai leader dell’organizzazione della Fratellanza musulmana. Afhaima ha sottolineato che la maggior parte dei nomi proposti per i portafogli ministeriali sono sconosciuti e bisogna ricercare e indagare sul loro passato per capire se hanno competenza ed esperienza, soprattutto perché i parlamentari hanno ricevuto formalmente la lista ieri.
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