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Libia: raid aerei a Zawiya, il premier Dabaiba indica le fasi e gli obiettivi dell’operazione – video

In un video diffuso sui social, Dabaiba ha precisato che l’operazione non è di natura politica, ma “tecnica e di sicurezza”, con l’obiettivo di combattere “le reti criminali e i loro covi”

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In un video diffuso ieri sera sulla sua pagina ufficiale su Facebook, il primo ministro e ministro della Difesa del Governo di unità nazionale (Gun) della Libia, Abdulhamid Dabaiba, ha illustrato gli obiettivi colpiti durante la prima fase dell’operazione militare lanciata a Zawiya e lungo la costa occidentale del Paese. Nel video, Dabaiba ha precisato l’operazione non è di natura politica, ma “tecnica e di sicurezza”, con l’obiettivo di combattere “le reti criminali e i loro covi”. Si tratta, ha aggiunto, della risposta “all’appello della nostra popolazione a Zawiya e nella regione occidentale, affinché si ponga fine alle attività di queste bande criminali”. Gli obiettivi colpiti nella prima fase dell’operazione, portata avanti dai droni dell’aviazione militare, sono state, dunque, postazioni di stoccaggio di stupefacenti e carburante a sud di Zawyia, imbarcazioni destinate alla tratta di esseri umani nei porti di Maya e Zuwara, altre postazioni di stoccaggio della droga nella vicina città di di Al Ajaylat. Dabaiba, inoltre, ha spiegato che a questa prima fase ne seguirà un’altra, che prevede “l’arresto di tutti i ricercati”, che in tutto sono circa 2.000. I capi d’accusa sono “omicidio, contrabbando di carburante, traffico di stupefacenti, tratta di esseri umani”, ha aggiunto, “non permetteremo a nessun individuo o organizzazione di difendere questi criminali”. Nel video, inoltre, Dabaiba spiega che queste “bande” sono nate durante gli anni della guerra civile in Libia, in concomitanza con la caduta del regime di Muammar Gheddafi, quando erano “utilizzate” per le lotte di potere. Tali gruppi si sono quindi “specializzati” nel trasporto di droga, ad esempio cocaina, e nel contrabbando di carburante, attraverso navi e autobotti, oltre che nel traffico di esseri umani, “che venivano deliberatamente uccisi in alto mare”.

Droni d’attacco appartenenti al Governo di unità nazionale (Gun) della Libia avevano bombardato, nella notte tra il 30 e il 31 maggio alcuni siti nelle vicinanze della città di Zawiya, la quarta città più popolosa del Paese, e nella regione di Al Ajaylat, a ovest della capitale libica, Tripoli. Secondo il quotidiano “Al Araby al Jadeed”, che citava testimoni oculari, gli attacchi aerei avevano preso di mira dei magazzini nei pressi di Al Maya, un porto a sud di Zawiya già colpito da almeno altri due raid nei giorni scorsi, e nella zona Al Ajaylat, anch’essa già bersagliata in precedenza e che si trova a ovest di Zawiya. Questi sviluppi, inoltre, si sono verificati dopo la riapertura della raffineria di Zawiya, chiusa da alcuni gruppi armati in una probabile rappresaglia per i raid aerei, e dopo la manifestazione di sostegno del Consiglio presidenziale libico – organo tripartito che in teoria detiene la carica di comandante in capo delle Forze armate – alle “operazione di sicurezza” contro “i trafficanti di droga, gli scafisti dei migranti e i contrabbandieri di carburante” lanciata dal ministero della Difesa del Gun.

Peraltro, la sera di lunedì 29 maggio il dicastero guidato “ad interim” dal primo ministro Abdulhamid Dabaiba aveva dichiarato conclusa la “prima fase” dell’operazione, con un bilancio di sette imbarcazioni utilizzate nel traffico di esseri umani dalla Libia verso l’Italia distrutte; sei magazzini di droga, armi e attrezzature utilizzate da bande criminali colpiti; nove cisterne usate per contrabbandare carburante all’estero messe fuori uso. Lo stesso ministero aveva avvertito che sarebbe stata lanciata una “seconda operazione” militare. L’opposizione al premier Dabaiba accusa il capo del governo “ad interim” di utilizzare i droni d’attacco per scopi politici e che l’operazione contro i trafficanti sarebbe dunque solo un pretesto per estere il suo potere.


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