Una cerimonia di giuramento dei membri del nuovo governo della Libia è stata prevista per domani, giovedì 3 marzo, presso la Camera dei rappresentanti di Tobruk. Lo ha riferito il quotidiano online libico “Ean Libya”, citando dichiarazioni di Abdulhamid al Safi, responsabile dell’ufficio stampa del presidente del parlamento, Aguila Saleh. La sessione di giuramento costituzionale si terrà alle 10:30 nella città di Tobruk “e parteciperanno i membri del nuovo governo, oltre a rappresentanti della Comunità internazionale”, ha aggiunto Al Safi. Il parlamento ha votato ieri con 92 voti a favore per concedere la fiducia al governo formato dall’ex ministro dell’Interno, Fathi Bashaga. Tuttavia, il Governo di unità nazionale (Gun) di Tripoli presieduto da Abdulhamid Dabaiba ha parlato di “frode nel conteggio” e di mancato raggiungimento della soglia minima, spiegando di non avere alcuna intenzione di cedere il potere. La Missione di supporto delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil) per ora non si pronuncia e ha chiesto del tempo aggiuntivo per appurare la validità del voto. Sono almeno due le problematiche principali: l’effettiva presenza in aula di 92 deputati, che non sarebbe corroborata dalle immagini televisive; il possibile conflitto di interesse di almeno sei deputati che avrebbero dei parenti stretti nel nuovo governo.
Il premier Bashagha, da parte sua, ha inviato messaggi concilianti al rivale Dabaiba, assicurando che si insedierà a Tripoli “in modo pacifico e sicuro”. In un video-messaggio dopo il via libera del Parlamento, il premier ha detto di considerarsi un “servitore del popolo libico e responsabile di tutti libici, senza eccezioni o discriminazioni”, spigando di voler “tendere la mano a tutti, compresi gli avversari”. Bashagha ha detto che il nuovo governo “assumerà i suoi doveri nella capitale, Tripoli, in modo pacifico e sicuro”, spiegando di aver “contattato tutte le autorità di sicurezza e militari, con le quali abbiamo raggiunto degli accordi”. Irremovibile la posizione dell’esecutivo uscente di Tripoli, che “considererà qualsiasi tentativo di prendere d’assalto il suo quartier generale come un attacco al governo” e “tratterà questi tentativi in conformità con la legge”. Di più: “Il governo riterrà responsabile chiunque osi avvicinarsi a qualsiasi sede del governo o manometta la stabilità e le capacità dei libici. Questo è il minimo che il governo può fare contro coloro che si sono macchiati di frode e tradimento”.
Bashagha ha pubblicato nella tarda serata di lunedì 28 febbraio la lista della sua squadra di governo, composta dal primo ministro stesso, due vice-premier, 30 ministri e otto ministri di Stato. La composizione dell’esecutivo è stata criticata soprattutto a Tripoli: molte posizioni chiave sarebbero infatti state garantite a personalità troppo legate al parlamento eletto nel 2014. Almeno sei ministri, infatti, sarebbero fratelli di deputati. Da parte sua, l’ufficio stampa di Bashagha ha detto ieri mattina che sarebbero state apportate “alcune modifiche alla squadra di governo”, senza tuttavia precisare quali. In base alla lista originale, i ruoli di vice-premier per il sud e l’ovest sarebbero vacanti, mentre per il ruolo di vice premier dell’est Bashagha ha dovuto accettare Ali Farj Qatrani, già membro del Consiglio presidenziale libico e personalità vicina al generale Khalifa Haftar.
Il ministero degli Esteri è stato assegnato ad Hafed Gaddour, ex ambasciatore libico in Italia e diplomatico molto apprezzato in Occidente, mentre il ministero dell’Interno va al generale Essam Abuzriba, vicino ai gruppi armati di Zawiya (snodo costiero per il traffico di migranti), e quello della Difesa ad Ahmed Houma, secondo vice-presidente della Camera dei rappresentanti di Tobruk, nell’est del Paese. I ministeri delle Finanze e della Pianificazioni sono stati riuniti in un solo dicastero, per il quale è stato proposto l’haftariano Osama Hammad, che ha ricoperto lo stesso ruolo per il Consiglio presidenziale. Una sola donna è presente nella lista di Bashagha: la dottoressa Salha al Drouqi al ministero della Cultura, anche se vi sono altre ministre (e vice-minsitre) nei ministeri di Stato, in tutto otto.
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