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Libia, Megerisi (Ecfr): “Saif Islam Gheddafi ruberà voti a Dabaiba e Haftar”

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La candidatura di Saif Islam Gheddafi alle elezioni presidenziali di fine anno “è molto interessante”, perché il secondogenito (di otto figli) del defunto rais “ruberà voti” ai principali contendenti: il premier uscente Abdulhamid Dabaiba, molto popolare in Tripolitania, e il generale Khalifa Haftar, comandante “sospeso” dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna), uomo forte della Cirenaica. Lo afferma ad “Agenzia Nova” l’analista Tarek Megerisi, policy fellow presso l’European Council on Foreign Relations (Ecfr). “Saif al Islam prenderà voti da tutti ma soprattutto da Haftar, che può contare su blocchi tribali e milizie che lo sostengono alla vecchia maniera. Sarà interessante in particolare vedere cosa accadrà nell’area della Libia centrale e di Sirte (la storica roccaforte dei gheddafiani)”, aggiunge Megerisi. “Allo stesso tempo, possiamo dire che c’è una sorta di cooperazione in corso tra Saif al islam e Haftar. Quest’ultimo ha mandato nelle ultime settimane nuove truppe per garantire la sicurezza Sebha”, ha detto ancora Megerisi. E proprio a Sebha, capoluogo della regione meridionale del Fezzan, Saif al Islam Gheddafi ha personalmente consegnato ieri la candidatura alle elezioni presidenziali: si è trattato della prima apparizione in pubblico di Saif al Islam Gheddafi dal 2011. “Sembra quindi ci sia una collaborazione tra i due (Haftar e Gheddafi): la grande questione adesso è capire a quale scopo”, aggiunge Megerisi.

Il generale Haftar annuncerà probabilmente domani la sua candidatura alle elezioni presidenziali. Secondo l’emittente televisiva di proprietà saudita “Al Arabiya”, Haftar si è personalmente recato presso il seggio nella scuola di Salah Eddine, a Bengasi, il capoluogo nella Libia orientale, per ritirare la sua tessera elettorale in preparazione della sua candidatura ufficiale. Lo scorso 22 settembre, Haftar aveva affidato la guida delle forze militari dell’est della Libia al generale Abdul Razzq Nadori per i successivi tre mesi. L’incarico terminerà il 24 dicembre, giorno in cui dovrebbero tenersi le elezioni presidenziali in Libia. L’autosospensione di Haftar derivava dall’articolo 12 della controversa legge sulle presidenziali emanata dal presidente della Camera dei rappresentanti di Tobruk (il parlamento libico eletto nel 2014 che si riunisce nell’est del Paese), Aguila Saleh, che obbligava gli aspiranti candidati a lasciare temporaneamente ogni incarico pubblico tre mesi prima delle elezioni. Tale articolo, come del resto tutto l’iter di approvazione della legge, è stato contestato a Tripoli e potrebbe essere impugnato davanti alla giustizia.

Secondo Megerisi, l’articolo 12 sarà emendato a stretto giro: “L’intera Conferenza di Parigi sulla Libia ruotava attorno all’idea di consentire la candidatura di Dabaiba. Il premier è felice se le elezioni non avranno luogo, ma non consentirà al treno di partire senza di lui a bordo. Di fatto, Dabaiba a Parigi ha posto le sue condizioni per le elezioni e io penso che annuncerà la sua candidatura, ma solo all’ultimo minuto”. Il capo del governo ad interim di Tripoli era premiato dai sondaggi riservati pubblicati fino a qualche settimana fa. “Dabaiba è molto popolare a Tripoli e Misurata (rispettivamente la prima e la seconda città della Libia), ma la dinamica delle elezioni è cambiata. La tanta confusione attorno al processo elettorale potrebbe favorire una bassa affluenza, che a sua volta potrebbe portare maggiori benefici a Haftar o un voto più frammentato in Tripolitania, dove altri attori come Bashagha (Fathi, l’ex ministro dell’Interno) possono guadagnare voti”, ha aggiunto l’analista.

Intanto i “leader e i rivoluzionari di Al Zawiya”, nella Libia occidentale, e “i leader i notabili di Misurata”, altra “città-Stato” della Tripolitania, hanno annunciato il loro rifiuto delle candidature dei “ricercati per la giustizia” e dei “criminali di guerra” Saif al Islam Gheddafi e Khalifa Haftar alle elezioni presidenziali. Secondo Megerisi, ciò era abbastanza prevedibile. “Era chiaro fin dall’inizio che se Haftar o Saif al Islam avessero annunciato la propria candidatura, questa sarebbe stata respinta perché nell’ovest sono entrambi considerati dei criminali di guerra”, ha concluso l’analista.

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