La Libia, l’Egitto, le tensioni relative alle risorse naturali e agli idrocarburi nel Mediterraneo orientale, la Siria, la Nato, i rapporti con l’Unione europea e, non da ultimo, le relazioni bilaterali, soprattutto quelle commerciali, con l’Italia. Sono questi solo alcuni dei temi affrontati dall’ambasciatore di Turchia in Italia, Murat Salim Esenli, in un’intervista ad “Agenzia Nova”. In prima battuta il diplomatico ha affrontato il tema dei rapporti bilaterali tra Roma e Ankara, soffermandosi specialmente sull’interscambio commerciale. Nonostante la pandemia di Covid-19 abbia comportato un calo – relativamente modesto – dell’interscambio commerciale, le relazioni esistenti fanno pensare che sarà possibile raggiungere l’obiettivo di 30 miliardi di dollari di scambi all’anno. “Nel 2019 siamo riusciti a registrare più di 20 miliardi di dollari Usa in scambi commerciali con l’Italia, e come sapete, a causa della pandemia, a fronte delle sfide senza precedenti che la accompagnano, il nostro volume di commercio è diminuito, ma è calato solo del 10-11 per cento, quindi va considerato un calo relativamente ridotto”, ha detto Esenli. Tuttavia “siamo relativamente ottimisti per il futuro”, ha detto, perché la Turchia è cresciuta l’anno scorso dell’1,8 per cento, e questo la rende un Paese “particolarmente attraente” per gli investimenti.
“L’anno scorso la Turchia è cresciuta, su base annua, dell’1,8 per cento, e la Turchia è attualmente il secondo Paese al mondo che è cresciuto così tanto: il primo posto è occupato dalla Cina, con il 2,3 per cento, e la Turchia viene immediatamente dopo, con l’1,8 per cento”. “Abbiamo già 1.500 compagnie italiane operative in Turchia e abbiamo investimenti reciproci: non soltanto imprenditori italiani che investono in Turchia, ma anche imprenditori turchi che investono in Italia”, ha sottolineato il diplomatico. Rispondendo a una domanda sull’evoluzione delle relazioni bilaterali turco-italiane negli anni del suo mandato da ambasciatore, Esenli ha affermato: “Se questa espressione può andar bene, credo, siamo stati con l’Italia nel bene e nel male. Alla fine i nostri forti legami, le nostre forti relazioni, e al contempo la fiducia reciproca che abbiamo con l’Italia hanno prevalso”, ha proseguito. “Insieme siamo stati in grado di ottenere numerosi risultati. Data la natura storica delle nostre relazioni, e data la loro intensità, siamo molto fiduciosi che lavoreremo ancora molto strettamente, anche con il nuovo governo” del presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi. L’ambasciatore ha sottolineato che “attraverseremo tempi impegnativi”, ma “con i nostri solidi legami e la nostra forte relazione faremo passi avanti”.
Passando alla Libia, il Paese nordafricano rappresenta una questione “molto importante”, e al riguardo la Turchia e l’Italia cooperano “intensamente”. Lunedì primo marzo “i nostri due ministri degli Esteri, Mevlut Cavusoglu e Luigi Di Maio, hanno avuto una lunga conversazione telefonica, e la Libia era uno dei punti in discussione”, ha ricordato Esenli. “Con l’Italia abbiamo un approccio simile riguardo alla Libia, perché capiamo con che cosa l’Italia si confronta (…), visto che abbiamo qualcosa di molto simile a quella situazione, in Siria. Anche se fra Italia e Libia c’è il Mar Mediterraneo, è estremamente vicina, e ciò può provocare certe sfide, che si tratti di rifugiati o di elementi terroristici che cercano di infiltrarsi”, ha aggiunto.
Sul Mediterraneo orientale, la Turchia è “molto sensibile” riguardo al modo in cui l’Egitto interpreta la delimitazione delle zone di giurisdizione marittima nella regione, ed è aperta a trovare una soluzione “durevole” e “giusta” con tutti i Paesi costieri. “Siamo molto sensibili riguardo al modo in cui l’Egitto interpreta le aree di giurisdizione marittima sulla questione della delimitazione marittima: queste sono faccende che devono essere discusse con tutti i paesi costieri. Siamo aperti, e speriamo che ciò sarà tradotto in un’intesa molto migliore, e auspicabilmente anche in una soluzione migliore, durevole e giusta”, ha sottolineato. Per il resto, l’Egitto è “un Paese molto importante, non solo per la nostra regione ma per l’intero continente africano. Non abbiamo assolutamente nessun problema con il popolo egiziano o con lo Stato egiziano nel suo complesso. Abbiamo a volte interessi coincidenti, e abbiamo anche mantenuto i nostri legami e il dialogo diplomatico con l’Egitto anche nei momenti più difficili. Le condizioni generali non sono così negative, in realtà”, ha aggiunto. “Vediamo le cose, su alcune questioni, allo stesso modo, e al tempo stesso concordiamo su alcuni fondamentali legati alla stabilità in Nord Africa o in Medio Oriente”. Per quanto riguarda la Libia, l’ambasciatore ha detto che “una qualche intesa comune che prevalga che aiuti i libici a tornare alle loro vite normali” avrebbe “un impatto positivo in generale sulle nostre relazioni” con l’Egitto.
La Turchia sta facendo passi avanti nei colloqui con l’Unione europea (Ue), e “l’atmosfera generale è piuttosto favorevole”. “Purtroppo l’Unione europea (Ue) sta attraversando una specie di crisi interna dal 2004”, ha detto Esenli, anno in cui l’Ue avrebbe “violato i suoi stessi principi”, lasciando entrare “l’amministrazione greco-cipriota come membro a pieno diritto, senza che avesse risolto le sue divergenze con i vicini settentrionali”, ha detto, facendo riferimento all’autoproclamata Repubblica turca di Cipro del Nord. “Questo ha trascinato l’Ue in un problema che va avanti da parecchio tempo. Speriamo che l’Ue sia in grado di cominciare a pensare più strategicamente, sia capace di mettere da parte l’interesse nazionale di alcuni dei suoi membri, e consideri l’adesione a pieno diritto della Turchia in modo giusto e comprensivo”, ha sottolineato. “L’atmosfera generale è piuttosto favorevole, posso dire, e speriamo che migliori ulteriormente”, ha aggiunto. “Abbiamo preso certi impegni con l’Ue, sia sulla questione dei migranti, col memorandum del 18 marzo 2016, sia nel contesto delle altre riforme che abbiamo dovuto realizzare. Naturalmente ci aspettiamo che l’Ue rispetti le sue promesse. La Turchia non si è mai rimangiata le proprie, e vorremmo vedere un approccio simile dal lato dell’Ue”, ha proseguito. Un’eventuale adesione della Turchia all’Ue renderebbe l’Unione “più forte, in tutti i sensi del termine: sicurezza, economia, e in termini di diversità culturale”, ha detto Esenli.
Sul tema delle riforme recentemente promesse dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan, e su un’eventuale reazione dell’Ue al riguardo, Esenli ha detto: “La Turchia è molto determinata ad aggiornarsi, e a fare ciò tramite vere riforme. Siamo stati criticati su varie questioni: quando la critica è positiva non abbiamo nessun problema a considerare ciò come un importante contributo amichevole, ma se le critiche sono infondate e cercano di mettere in cattiva luce la Turchia, allora c’è certamente una reazione”. Al contempo, afferma l’ambasciatore, “ritengo che l’Ue debba fornire alla Turchia un’immagine ed una prospettiva più chiare”, ha detto Esenli, aggiungendo: “Come ha affermato il Ministro degli Affari Esteri, Mevlut Cavusoglu, la questione cipriota costituisce il 50% dei problemi esistenti nella regione”.
Altro tema importante sul tavolo, la Nato. Rispondendo a una domanda sul ruolo strategico che Ankara svolge attualmente nel quadro dell’Alleanza atlantica, Esenli risponde che la Turchia considera le accuse di slealtà rivolte ad Ankara da “certe nazioni”, nel quadro della Nato, come “offensive”. “La Turchia è un membro della Nato dal 1952. Se la Turchia non fosse stata un membro così leale e solido della Nato, penso che probabilmente parleremmo di una Guerra fredda molto diversa. I nostri precedenti nel quadro della Nato sono impeccabili”, ha aggiunto. “La Turchia ha dato un contributo enorme nel far finire la Guerra fredda come è finita”, e Ankara è stata “uno dei due Paesi che hanno condiviso il confine con l’Unione Sovietica, e questo ha rappresentato per noi una pressione considerevole, mentre molti dei nostri alleati europei avevano una zona di comfort intorno”, ha aggiunto. Dunque, “quando certe nazioni cominciano a mettere in dubbio la nostra lealtà, lo troviamo offensivo, perché non abbiamo mai smesso di fare i sacrifici necessari come Paese membro della Nato”.
Sulla Siria, Esenli sottolinea che la Turchia non combatte contro “i curdi”, ma contro “organizzazioni terroristiche” che “cercano di nascondersi dietro l’identità curda”. “Vorremmo che il pubblico italiano capisse questo: a volte siamo stigmatizzati, puniti, talvolta c’è una specie di campagna oltraggiosa contro la Turchia, che dice che i turchi sono contro i curdi. Questo non è vero. La Turchia non è contro i curdi, abbiamo relazioni eccellenti con il governo della regione autonoma del Kurdistan nell’Iraq del nord”, ha detto Esenli. Le condizioni esistenti in Siria rappresentano una “grave minaccia per la sicurezza della Turchia, ma non solo per la Turchia, anche per tutti gli Stati vicini”, ha aggiunto. “La ragione per cui abbiamo avuto condotto varie operazioni militari in Siria è fondamentalmente una: a causa del vuoto di potere in Siria le organizzazioni terroristiche, come Daesh (lo Stato islamico), il Pkk (Partito dei lavoratori del Kurdistan), le Ypg (Unità di protezione popolare, che Ankara considera ramo siriano del Pkk) e il Pyd (Partito dell’Unione democratica), hanno stabilito la loro area e stanno cercando di creare le condizioni per spaccare il Paese”, ha proseguito il diplomatico. La Turchia è interessata a proteggere la stabilità politica e l’integrità territoriale della Siria, e per questo, secondo Esenli, è la sola a combattere lo Stato islamico (Is) “con uomini sul campo”, mentre “le forze della coalizione (internazionale) stanno solo buttando bombe”.
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