Il rappresentante speciale del segretario generale dell’Onu e capo della missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil), Abdoulaye Bathily, ha lanciato oggi una nuova, coraggiosa iniziativa per superare la crisi politica nell’ex Jamahiriya di Muammar Gheddafi. A dodici anni dalla rivoluzione del 17 febbraio 2011, il politico e diplomatico senegalese ha criticato la “mancanza di legittimità” della classe politica libica e puntato il dito contro due istituzioni in particolare: la Camera dei rappresentanti dell’est da una parte, il foro legislativo eletto nell’ormai lontano 2014; e l’Alto Consiglio di Stato di Tripoli dall’altra, la camera alta” della Libia con funzioni quasi prevalentemente consultive ma comunque indispensabili per le decisioni più rilevanti. Le due camere “non sono state in grado di concordare una base costituzionale per le elezioni”, ha detto Bathily, proponendo quindi l’istituzione di un nuovo “Comitato di alto livello” che dovrà includere i principali “stakeholder” libici per redigere gli emendamenti costituzionali e le leggi necessarie per tenere elezioni “libere, inclusive e trasparenti” entro il 2023.
“La politica libica sta attraverso una crisi di legittimità. Qualcuno potrebbe dire che la maggior parte delle istituzioni ha perso la sua legittimità anni fa”, ha detto Bathily, menzionando subito dopo le due camere del Parlamento libico. Il politico e diplomatico senegalese ha sottolineando come la realizzazione di elezioni presidenziali e parlamentari in Libia – “imperativa” per la stabilità del Paese – richieda un “ampio consenso nazionale”, che coinvolga “una estesa gamma di soggetti, coinvolgendo istituzioni, figure politiche, attori sicurezza, forze tribali e altro stakeholder”.
Come anticipato da “Agenzia Nova”, Bathily ha dunque annunciato il suo nuovo piano per superare la crisi politica libica e si tratta di un forte schiaffo ad Aguila Saleh e Khaled al Mishri, di fatto “commissariati” dall’Unsmil. L’idea di Bathily è quella di formare un Alto comitato di 30-40 membri con i principali soggetti istituzionali libici (Parlamento incluso), membri della società civile, delle forze tribali e del Comitato militare 5+5 (formato da 5 alti ufficiali dell’est e altrettanti dell’ovest). L’inviato Onu ha peraltro speso parole di encomio per il suddetto Comitato 5+5, parlando di “incoraggianti passi in avanti” sul dossier del riarmo e delle reintegro dei gruppi armati in un esercito unificato.
Lo stesso Comitato di alto livello proposto da Bathily, secondo le fonti di “Nova”, proporrà una “road map” che dovrà essere attuata dal Consiglio presidenziale, l’organo presidenziale tripartito della Libia formato da un presidente e due vice in rappresentanza di Cirenaica (Mohamed Menfi), Fezzan (Moussa Kuni) e Tripolitania (Abdullah Lafi). Non a caso Bathily ha espressamente elogiato il ruolo del Consiglio nella riconciliazione nazionale, ringraziando per essere stato invitato a un incontro sulle elezioni che il Consiglio presidenziale di Tripoli voleva organizzare a Ghadames lo scorso 11 gennaio. Incontro mai tenuto per l’aperto boicottaggio di Mishri e Saleh, che hanno preferito recarsi in Egitto escludendo i canali Onu.
Resta da vedere quale sarà la reazione al piano di Bathily, che dovrebbe ricevere per lo meno l’appoggio della presidenza del Consiglio di sicurezza tramite uno “Statement”, cioè una dichiarazione di sostegno. E’ scontato aspettarsi che in Libia il Consiglio di Stato e la Camera dei rappresentanti respingeranno inizialmente con forza la proposta di Bathily, ma non è escluso che i due organismi possano anche accettare di entrare nel nuovo Comitato nell’intento “inquinarlo” dall’interno. Non è ancora chiara quale sarà l’accoglienza di Egitto, Russia e in parte anche della Francia, tutti Paesi che probabilmente si aspettavano un altro tipo di iniziativa più strumentale ai loro interessi.
Da sottolineare, infine, che, nessuna menzione è stata fatta del cosiddetto Governo di stabilità nazionale, l’esecutivo parallelo dell’est guidato dal premier designato dal Parlamento, Fathi Bashagha, da tempo ormai privo di legittimità internazionale, né ai tentativi della Camera e del Senato di insediare un “nuovo governo unificato” fino alle elezioni. Circostanza, quest’ultima, che può essere interpretata come un endorsment alla fase di transizione attuale guidata dal Governo di unità nazionale guidato Abdulahmid Dabaiba al potere a Tripoli e dall’Esercito nazionale libico (Lna) comandato dal generale Khalifa Haftar al potere a Bengasi.
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