Le autorità della Libia orientale invitano la comunità internazionale a partecipare a una conferenza sulla ricostruzione delle città e delle regioni colpite dal ciclone sub-tropicale Daniel che si terrà il prossimo 10 ottobre nella città di Derna. Una nota del cosiddetto Governo di stabilità nazionale (Gsn), l’esecutivo parallelo designato dalla Camera dei rappresentanti di Tobruk, non riconosciuto dalle Nazioni Unite, afferma che la conferenza intende “presentare visioni moderne e rapide per la ricostruzione, comprese strade e dighe che proteggano da eventuali disastri naturali come quelli verificatisi negli ultimi giorni”. Per il capo del pronto soccorso dell’Autorità per le strade e i ponti, Hussein Sweidan, circa il 70 per cento delle infrastrutture (dighe, porti, ponti, strade, interi quartieri) nelle aree colpite dalle recenti inondazioni nella Libia orientale sono state danneggiate. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), quasi 4.000 persone sarebbero morte nelle inondazioni, la maggior parte delle quali sono decedute a Derna a causa del cedimento di due dighe a monte della città, mentre per la Mezzaluna rossa libica mancano all’appello più di 10.000 persone.
Vale la pena ricordare che dal febbraio 2022 la Libia è divisa in due amministrazioni politico-militari: da una parte il Governo di unità nazionale con sede a Tripoli del premier Abdulhamid Dabaiba, riconosciuto dalle comunità internazionale e appoggiato soprattutto dalla Turchia; dall’altra il Governo di stabilità nazionale guidato dal premier designato Osama Hammad, di fatto un esecutivo parallelo con sede a Bengasi manovrato dal generale Khalifa Haftar, comandante in capo dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Enl).
Dopo il disastro di Derna, le due autorità rivali hanno avviato un coordinamento – seppure al livello informale – per ricevere gli aiuti internazionali (con l’Italia in prima fila) che, sul terreno, vengono organizzati logisticamente dalle forze di Haftar. Il rischio che le autorità di Tripoli e di Bengasi possano sfruttare la situazione di emergenza per mantenere lo status quo, rimanendo al potere e procrastinando “sine die” le elezioni a cui stanno lavorando le Nazioni Unite, è molto alto. Allo stesso tempo, però, diversi osservatori ritengono che la palese incuria che ha provocato il crollo delle dighe di Derna possa alimentare la rabbia popolare e fare da “scintilla” per lo scoppio di una nuova rivoluzione nel Paese, 12 anni dopo la morte di Muammar Gheddafi.
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