La Corte d’appello Misurata ha condannato a morte quest’oggi 35 membri dello Stato islamico (Is). Altri dodici imputati hanno ricevuto l’ergastolo, mentre un’altra persona è stata condannata a cinque anni di carcere. Quattro imputati, infine, sono stati prosciolti. La sentenza odierna non è più appellabile nelle aule di tribunale. L’unica istituzione che può intervenire è, eventualmente, il Consiglio supremo della magistratura. Secondo l’associazione Nessuno Tocchi Caino, dalla fine del conflitto del 2011, che ha portato alla fine del regime di Muammar Gheddafi, non risulta siano state effettuate esecuzioni legali in Libia. Le ultime esecuzioni note sono avvenute il 30 maggio 2010 nei confronti di 18 persone, tra cui diversi cittadini stranieri, fucilate dopo essere state riconosciute colpevoli di omicidio premeditato.
Gli imputati condannati oggi erano sono stati arrestati durante la guerra delle milizie della “città-Stato” di Misurata attive nell’ambito dell’operazione libica “Al Bunian al Marsus” (edificio dalle fondamenta solide) contro le “bandiere nere” del sedicente Califfato nel 2016 a Sirte. Una curiosità: in questa città dalla forte valenza simbolica e strategica in Libia, nonché snodo fondamentale lungo l’arteria stradale che percorre la costa libica, ebbe origine l’Unione Africana; in particolare nel complesso di Ouagadougou (palazzo usato come quartier generale dalle milizie dello Stato islamico) ebbero luogo, su impulso del defunto colonnello Muammar Gheddafi, i negoziati dai quali nacque poi l’organizzazione regionale.
Sirte ha visto l’ascesa e il tramonto dello Stato islamico, estirpato dalla città nel dicembre del 2016, ma a caro prezzo, dalle milizie di Misurata: circa 2.000 tra morti e feriti, soprattutto giovani. Al punto che vi è un problema nel celebrare i matrimoni perché mancano fisicamente gli sposi. Oggi Sirte si trova proprio lungo la linea del fronte del conflitto congelato tra le due coalizioni politiche e militari rivali nell’est e nell’ovest del Paese. Non solo. La città ospita la sede permanente del Comitato militare 5+5, formato cioè da cinque alti ufficiali del Governo di unità nazionale (Gun) e altrettanti dell’Lna, unico organismo della “road map” a guida Onu in grado di raggiungere un qualche risultato tangibile: il cessate il fuoco raggiunto a Ginevra dell’ottobre 2020 e che regge ancora oggi.
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