Il capo di Stato maggiore delle forze militari affiliate al Governo di unità nazionale della Libia (Gun) con sede a Tripoli, generale Mohamed al Haddad, ha tenuto un briefing con il presidente del Consiglio presidenziale, Mohamed Menfi, sui passi compiuti per istituire una forza congiunta che faccia da “nucleo” per unificare l’establishment militare. Lo ha riferito il portale d’informazione “Al Wasat”, affermando che le due parti hanno discusso della situazione militare e di sicurezza del Paese durante incontro tenuto ieri, 19 marzo, nella capitale.
Secondo quanto appreso da “Agenzia Nova” da fonti libiche, il primo passo verso la riunificazione dell’esercito della Libia, Paese ad oggi diviso fra due amministrazioni rivali a Tripoli e a Bengasi, potrebbe essere la creazione di una forza congiunta da inviare nel sud. L’idea è quella di creare inizialmente tre battaglioni in rappresentanza della Tripolitania (ovest), Cirenaica (est) e Fezzan (sud) per intervenire nelle regioni meridionali, con un comandante che dipenda dai due capi di Stato maggiore: il generale Mohamed Al Haddad, che fa capo al Governo di unità nazionale di Tripoli, e il generale Abdelrazek al Nadori, comandante designato dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna) con quartier generale ad Ar Rajma, poco fuori Bengasi.
La proposta è stata discussa nei giorni scorsi a Tunisi durante riunione del “security working group” sulla Libia alla presenza dei membri Comitato militare libico congiunto 5+5 (formato da alti ufficiali dell’est e dell’ovest della Libia), del rappresentante speciale del segretario generale e capo della Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil), Abdoulaye Bathily, dei due capi di Stato maggiore libici, degli ambasciatori di Regno Unito, Turchia, Italia e Francia e dei rappresentanti dell’Unione Africana. L’avvio della riunificazione dell’esercito libico permetterebbe dunque di migliorare la situazione nel sud, anche a vantaggio dei Paesi del Sahel che soffrono per l’instabilità libica. Si tratta di un passo cruciale, dunque, che si scontra però con molte difficoltà sul terreno: dalle controversie legate alla catena di comando al problema dell’equipaggiamenti militari. Le parte libiche, riferiscono le fonti di “Nova”, vorrebbero che fosse la Comunità internazionale ad armare i tre battaglioni, ma c’è il problema dell’embargo delle Nazioni Unite.
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