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Libia: il premier di Tripoli bombarda Zawiya e invia un segnale agli oppositori

Fonti militari libiche hanno confermato ad “Agenzia Nova” che alcuni droni hanno colpito le postazioni appartenenti a gruppi armati legati al deputato Ali Buzriba ad Abu Surra e nel porto di Maya

Tripoli
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© Agenzia Nova - Riproduzione riservata

E’ altissima la tensione a Zawiya, importante città costiera della Tripolitania, tra i punti principali delle partenze dei migranti e snodo cruciale delle esportazioni di prodotti petroliferi della Libia. Il ministero della Difesa del Governo di unità nazionale (Gun), l’organo esecutivo con sede a Tripoli e riconosciuto dalle Nazioni Unite, ha annunciato di aver condotto degli attacchi aerei contro “i nascondigli dei contrabbandieri di carburante, dei trafficanti di droga e dell’immigrazione clandestina”. Fonti militari libiche hanno confermato ad “Agenzia Nova” che alcuni droni hanno colpito le postazioni appartenenti a gruppi armati legati al deputato Ali Buzriba (fratello di Hassan Buzriba, leader della filiale di Zawiya delle cosiddette Forze di sostegno alla stabilità, una delle più potenti milizie dell’area) ad Abu Surra, circa 50 chilometri a ovest di Tripoli, e nel porto di Maya. La stampa libica parla di raid aerei condotti dai famigerati droni turchi Bayraktar TB2, un’informazione che però non trova conferme ufficiali. Al momento non vi è notizia di vittime, ma la situazione è ancora molto fluida e non è escluso che possano esserci aggiornamenti.

La Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil) ha invitato le parti coinvolte a “rispettare il diritto nazionale e internazionale” e a “proteggere la popolazione civile”. Il governo designato dal Parlamento basato nell’est del Paese, non riconosciuto dall’Onu, ha condannato “il bombardamento di alcune strutture pubbliche che ha causato il panico tra i civili”, spiegando che “l’uso sproporzionato della forza potrebbe scatenare una guerra”. Alcuni residenti di Abu Surra, località a sud-est nella città costiera libica di Zawiya, hanno condannato la “brutale aggressione” avvenuta ieri, mentre le milizie di stanza nel porto marittimo di Maya hanno condannato, indicando che “il bombardamento effettuato dai droni ha causato molti danni materiali a una serie di unità navali impegnate nella lotta alle migrazioni illegali”. “Agenzia Nova” ha interpellato tre esperti libici: Tarek Megerisi, senior policy fellow presso l’European Council on Foreign Relations (Ecfr); Jalel Harchaoui, associate fellow presso il Royal United Services Institute; Emadeddine Badi, analista libico del Global Initiative Against Transnational Organized Crime, organizzazione internazionale non governativa con sede a Ginevra.

Secondo Megerisi, con il bombardamento di Zawiya, il primo ministro Dabaiba “mostra i muscoli e dimostra che non può più essere vittima del bullismo degli attori militari”. Vale la pena ricordare che è lo stesso premier Dabaiba a guidare “ad interim” il dicastero della Difesa, non avendo mai nominato un ministro di ruolo. “Penso che Dabaiba abbia sfruttato il contesto delle ultime settimane, caratterizzato da proteste e disordini popolari contro le attività e il comportamento dei trafficanti, per colpire i fratelli Buzriba con il pretesto di un’operazione di contrasto al contrabbando, che ovviamente ha come conseguenza l’indebolimento del loro nemico e il potenziamento del loro fronte”, aggiunge Megerisi. “Un’operazione del genere deve ottenere l’autorizzazione di Dabaiba, del ministero della Difesa e del capo di Stato maggiore di Tripoli, Mohammed al Haddad. Questo potrebbe rientrare anche nel più ampio contesto dei negoziati in corso su un nuovo governo”, conclude Megerisi parlando a “Nova”.

Di diverso avviso, invece, l’analista libico Harchaoui, per il quale i recenti scontri avvenuti a Zawiya sono riconducibili a uno scontro tra due capi miliziani: da una parte Mohamed Bahroun “Al Far” (soprannominato “il Topo”), sostenuto dal Governo di unità nazionale; dall’altra il clan dei Buzriba. “Ieri, Dabaiba ha voluto rivendicare personalmente la responsabilità dei raid, indicando così la sua disponibilità ad essere associato a Bahroun e visto come un nemico dei Buzriba”, ha aggiunto Harchaoui a “Nova”. “Non c’è alcuna prova dell’utilizzo dei TB2. Le immagini che circolano su Twitter potrebbero anche riferirsi alla guerra del 2019-2020, di cui ci sono centinaia di fotografie in rete”, riferisce ancora Harchaoui, ipotizzando invece l’utilizzo di velivoli senza pilota più a buon mercato dei TB2. Inoltre, secondo Harchaoui, il capo di Stato maggiore di Tripoli, Al Haddad, “ha preso le distanze” dall’operazione annunciata ieri da Dabaiba. Da parte sua, Emadeddine Badi ha pubblicato su Twitter l’immagine di quello che sembrerebbe un “missile aria-superficie MAM-L prodotto da Rokestan”, compatibile solo con i droni turchi TB2. Interpellato da “Agenzia Nova”, Badi ha escluso un coinvolgimento di Bahroun negli ultimi eventi a Zawiya. “Tutto questo non ha niente a che fare con Bahroun”, ha commentato l’esperto.

La situazione a Zawiya – nota anche per essere la roccaforte di Abd al Rahman Milad, ufficiale della Guardia costiera libica accusato di traffico di esseri umani e carburante e di aver commesso crimini contro i migranti – è degenerata nelle ultime settimane. In particolare dopo la diffusione sui social media libici di filmati di torture perpetrate da persone definite come “africani” ai danni di altri individui identificati come “giovani libici”, anche se dalle immagini non sembra possibile alcuna identificazione. La pubblicazione del video, corredato da commenti in cui si punta il dito contro presunti migranti sub-sahariani assoldati da gruppi criminali per torturare gli arabi, ha suscitato la rabbia della popolazione di Zawiya, che è scesa in strada per manifestare la propria indignazione. Il Consiglio presidenziale libico aveva incaricato il generale Al Haddad di sviluppare un “piano urgente per combattere la criminalità e riportare la sicurezza” nella città costiera, importante anche per un altro motivo: la raffineria di petrolio di Zawiya, infatti, garantisce alla Tripolitania circa 120.000 barili al giorno di carburante. Quest’ultimo serve ad alimentare le centrali elettriche che, senza combustibile, rischiano di lasciare il Paese al buio in piena estate.

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