Il governo libico con sede nell’est guidato dal premier designato dal Parlamento, Osama Hammadm, ha deciso di istituire un fondo per la ricostruzione della città di Derna, nella Libia orientale, colpita da devastati inondazioni che hanno causato migliaia di morti e ingenti danni. La decisione è stata presa durante il Consiglio dei ministri che si è tenuto ieri proprio a Derna. L’esecutivo libico non riconosciuto dalla comunità internazionale ha ordinato il riavvio il completamento di un progetto di edilizia popolare a Derna “entro due settimane”, altrimenti il progetto verrà assegnato ad altre società. Il governo Hammad ha inoltre concesso un termine di due settimane all’Autorità di supervisione e responsabile della manutenzione dell’ospedale di Derna per eseguire la manutenzione o cedere i lavori a un’altra ditta. Hammad ha ordinato la manutenzione di un totale di 488 scuole danneggiate e l’allestimento di 24 scuole mobili entro la prossima settimana. “Lo Stato coprirà le rette dei libri scolastici e i preparativi per tutti gli studenti delle zone colpite”, si legge in una nota del governo. Inoltre, l’esecutivo libico con sede in Cirenaica, parallelo al Governo di unità nazionale (Gun) di Tripoli riconosciuto dall’Onu, ha concordato di erogare urgentemente i salari di tre mesi ai dipendenti delle aziende in difficoltà di Derna e delle aree adiacenti colpite dal disastro. Inoltre, il Consiglio dei ministri ha affrontato i preparativi in corso per organizzare una conferenza internazionale sulla ricostruzione di Derna prevista il 10 ottobre.
Vale la pena ricordare che dal febbraio 2022 la Libia è divisa in due amministrazioni politico-militari: da una parte il Governo di unità nazionale con sede a Tripoli del premier Abdulhamid Dabaiba, riconosciuto dalle comunità internazionale e appoggiato soprattutto dalla Turchia; dall’altra il Governo di stabilità nazionale guidato dal premier designato Hammad, di fatto un esecutivo parallelo con sede a Bengasi manovrato dal generale Khalifa Haftar, comandante in capo dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Enl). Per uscire dallo stallo politico, l’inviato dell’Onu Abdoulaye Bathily aveva lanciato, il 27 febbraio scorso, un piano per redigere gli emendamenti costituzionali e le leggi elettorali necessarie per tenere elezioni “libere, inclusive e trasparenti” entro il 2023. Tuttavia, il termine ultimo proposto da Bathily per preparare la tabella di marcia è scaduto il 15 giugno e lo stesso inviato ha detto che lo “status quo” non è più tollerabile.
Martedì 25 luglio, la Camera dei rappresentanti eletta nel 2014 ha approvato a Bengasi, secondo città del Paese e capoluogo della Cirenaica, una roadmap per l’insediamento di un ipotetico nuovo mini-governo, incaricato di traghettare la Libia alle elezioni. Le capitali occidentali hanno prima accolto con estrema freddezza la decisione, salvo poi avallare l’idea di un nuovo governo tecnico dove possano coesistere est e ovest, ma con il solo obiettivo di andare alle elezioni. Dopo il disastro che ha colpito Derna, le due autorità rivali hanno avviato un coordinamento – seppure al livello informale – per ricevere gli aiuti internazionali (con l’Italia in prima fila) che, sul terreno, vengono organizzati logisticamente dalle forze di Haftar. Gli analisti e gli osservatori sono divisi tra chi ritiene che le inondazioni possano accelerare il percorso verso le elezioni e chi, invece, pensa che la catastrofe di Derna manterrà la situazione di stallo per consentire a chi è al potere di gestire la ricostruzione delle aree colpite.
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