Mohammed al Senussi, figlio dell’ex capo dei servizi segreti di Muammar Gheddafi, è stato trovato morto oggi in circostanze misteriose in una zona isolata di Sebha, capoluogo della regione sud-occidentale libica del Fezzan. Lo hanno riferito fonti locali all’emittente televisiva di proprietà saudita “Al Arabiya”, secondo cui la morte del figlio di Abdullah al Senussi sarebbe da addurre a una lite con il cugino, con il quale aveva avuto già diversi scontri fisici culminati in accoltellamenti. L’ultima apparizione del giovane Senussi risale al dicembre 2022, quando attraverso alcuni canali social aveva diffuso un videomessaggio dove minacciava di chiudere tutte le istituzioni governative nel sud della Libia se il governo non avesse rilasciato suo padre e i suoi sostenitori.
Da mesi la famiglia al Senussi insiste per il rilascio di Abdullah, cognato del defunto rais ed ex capo dei servizi segreti del precedente regime, dopo che le autorità di Tripoli avevano consegnato alla magistratura statunitense Abu Agila Mohammad Masud Kheir al Marimi, ex agente dell’intelligence libico sospettato di aver fabbricato la bomba che distrusse il volo Pan Am 103 sopra la città di Lockerbie, in Scozia, nel 1988. Il nome di Abdullah al Senussi, insieme a quello di ex dirigenti del regime e di 12 detenuti politici, era tra quelli citati nelle indagini legate al famoso attentato. Lo scorso dicembre, alcune tribù libiche, tra qui quella dei Warfalli, la più numerosa del Paese nordafricano, erano in subbuglio dopo ricevuto conferma sull’intenzione del Governo di unità nazionale di consegnare a Washington Abdullah al Senussi, accusando il premier Abdulhamid Dabaiba di “alto tradimento”.
Su Al Senussi, 74enne che appartiene alla tribù Al Magarhna nel sud della Libia, gravano diverse accuse, tra le quali quella di crimini contro l’umanità, che sarebbero stati commessi nel tentativo di reprimere la rivoluzione scoppiata contro Gheddafi il 17 febbraio 2011. Al Senussi, considerato il numero due del regime di Gheddafi, dal 2012 è detenuto in una prigione a Tripoli, da quando la Mauritania, dove era fuggito, lo aveva consegnato alla Libia. La Corte d’appello di Tripoli aveva rinviato al 5 giugno l’udienza per rendere noto il verdetto a carico di Abdullah al Senussi, capo dei servizi segreti durante il regime di Muammar Gheddafi, per l’assenza dell’imputato per la seconda volta in una settimana, dal momento che non si era presentato all’udienza di lunedì 8 maggio.
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