L’ufficio stampa del premier designato del Governo di unità nazionale della Libia (Gun), Abdelhamid Dabaiba, ha confermato l’avvenuta consegna della lista dei ministri del nuovo esecutivo alla presidenza della Camera dei rappresentanti. In una nota, l’ufficio stampa spiega che l’elenco è stato trasmesso “in conformità con la tabella di marcia nell’accordo politico e le procedure per la consegna della squadra del governo prima della sessione di concessione della fiducia che si terrà l’8 marzo 2021 a Sirte”. Secondo fonti di “Agenzia Nova”, tuttavia, la lista che è stata completata ed inviata alla presidenza del parlamento sarebbe “di livello basso” e non è ancora chiaro quale sarà la reazione del presidente del parlamento, Aguila Saleh. “Per il momento la sessione è fissata all’8 marzo, ma è possibile un rinvio a dopo il 15 marzo”, ha aggiunto la fonte.
Il portavoce della Camera dei rappresentanti della Libia, Abdullah Belhaq, ha confermato nel pomeriggio che la sessione per discutere la fiducia al nuovo Governo di unità nazionale “si terrà a Sirte nella data precedentemente programmata di lunedì 8 marzo”. La dichiarazione, pubblicata sulla pagina Facebook del parlamento, è tesa a spegnere le crescenti voci sul possibile rinvio della sessione unitaria del Parlamento che dovrebbe tenersi nella città “neutrale” di Sirte la prossima settimana. Secondo quanto rivelato ad “Agenzia Nova” dal deputato libico Ziyad Dugheim, infatti, un gruppo di 125 deputati libici sarebbe pronto a riunirsi a Ghadames, la “città bianca” del deserto al confine con l’Algeria, per votare la fiducia al nuovo Governo libico di unità nazionale nel caso in cui dovesse fallire la seduta prevista l’8 marzo.
“Al momento resta convocata la riunione di Sirte per votare la fiducia – ha spiegato il parlamentare di Bengasi – perché Sirte è la nuova sede legale della Camera dei rappresentanti, secondo la decisione dell’ultima riunione del parlamento che si è svolta a Bengasi”. In secondo luogo il parlamentare, considerato vicino al generale Khalifa Haftar, ha aggiunto che “al momento ci sono 125 deputati che hanno autorizzato i vice presidenti a convocare una sessione a Ghadames giovedì 11 marzo, nel caso in cui la sessione di Sirte non fosse possibile per qualsiasi motivo”. Dugheim infatti sembra poco fiducioso sulla possibilità che lunedì prossimo Dabaiba ottenga il sostegno del parlamento, in quanto “i 125 membri del parlamento vogliono sostituire Saleh come presidente perché, secondo la legge e il regolamento interno della Camera, ci troviamo di fronte al caso di conflitto di interessi: Saleh, essendo stato candidato capolista contro Dabaiba al Forum di dialogo libico di Ginevra e avendo perso le elezioni, oggi non è autorizzato a giudicare il nuovo premier”.
Vale la pena ricordare che lo scorso 25 febbraio (un giorno prima della scadenza fissata dal processo politico a guida Onu) il premier designato Dabaiba ha consegnato a Saleh soltanto un organigramma con la struttura del nuovo Governo di unità nazionale e la distribuzione dei vari incarichi fra le tre regioni del Paese (Tripolitania, Fezzan e Cirenaica), senza i nomi dei ministri e dei sottosegretari. Il ritardo nella consegna dei nomi è dovuto ad una serrata trattativa sui dicasteri chiave, in particolare Difesa e Interno, contesi fra Tripolitania e Cirenaica. Intanto il capo del Consiglio presidenziale e premier del Governo di accordo nazionale libico (Gna), Fayez al Sarraj, ancora in sella nonostante le notizie sul suo stato di salute e i suoi misteriosi viaggi a Roma, ha ordinato ai suoi ministri di non comunicare né collaborare in alcun modo con gli esponenti della nuova autorità esecutiva eletta dal Foro di dialogo politico libico (Lpdf) di Ginevra lo scorso 5 febbraio. Nel decreto, Sarraj giustifica la sua decisione con la necessità di mantenere la regolarità del flusso di lavoro nelle agenzie pubbliche a vari livelli e di impedire alle istituzioni di essere influenzate dal processo politico esistente.
Con l’avvicinarsi del voto di fiducia del parlamento libico, il nuovo Gun deve affrontare anche le accuse di corruzione nei confronti del premier designato Dabaiba, per quanto avvenuto durante il Forum del dialogo libico di Tunisi dello scorso novembre. In base al contenuto di un rapporto presentato da un panel di esperti delle Nazioni Unite al Consiglio di sicurezza e non ancora ufficialmente pubblicato i voti di almeno tre partecipanti ai colloqui del Forum libico di Tunisi, sponsorizzati dall’Onu, sarebbero stato acquistati da persone riconducibili all’attuale premier designato. Le indiscrezioni diffuse dalla stampa internazionale e subito rilanciate dai media libici hanno sollevato una serie di attacchi contro il premier designato che da giorni sta lavorando per ottenere la fiducia al nuovo esecutivo. La diffusione della notizia di casi di corruzione era già avvenuta poco dopo la conclusione del Forum di Tunisi. Tuttavia, quanto circolato sulla stampa nei giorni scorsi ha rafforzato le accuse contro Dabaiba di compravendita di voti. Il nuovo primo ministro designato ha immediatamente risposto a quelle che egli ha definito mere “voci e illazioni”.
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