Il dossier delle forze armate e delle milizie nel nuovo governo unitario in Libia resta uno dei principali nodi da sciogliere nell’ingarbugliata crisi libica. Il presidente designato del Consiglio di presidenza libico, Mohammed Menfi, ha affermato che “tutti in Libia sono d’accordo sul fatto che il problema di unificare l’esercito e di liberarsi delle milizie e dei mercenari sia uno dei dossier più complicati che la nuova autorità deve affrontare”. Parole che seguono le dichiarazioni al vetriolo di Khaled al Mahjoub, uno dei portavoce del generale Khalifa Haftar, comandante dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna) e uomo forte della Cirenaica: “La guida dell’esercito verrà consegnata solo a un presidente democraticamente eletto dal popolo”, ha detto Al Mahjoub sabato scorso, 27 febbraio. Vale la pena ricordare che Menfi, non ancora ufficialmente entrato in carica, è stato nominato dal Foro di dialogo politico di Gienvra per traghettare il Paese alle elezioni che si terranno il 24 dicembre prossimo. Le parole del portavoce di Haftar, di fatto, rappresentano fa una parte uno sgarbo a Menfi e dall’altra un modo per aumentare le pressioni mentre il parlamento si appresta a votare la fiducia al nuovo governo unitario in una sessione prevista l’8 marzo a Sirte, città “neutrale” (ma sotto il controllo del generale della Cirenaica) a metà strada fra Tripoli e Bengasi.
Menfi, in dichiarazioni all’emittente televisiva “Al Arabiya”, ha sottolineato che il Consiglio sta lavorando per unificare l’istituzione militare e sostenere il percorso del comitato congiunto 5 + 5 (cinque membri del Governo di accordo nazionale di Tripoli, cinque esponenti dell’Lna) sotto gli auspici della Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil). Degno di nota, Menfi ha anche sottolineato durante la sua visita nella città di Sebha, capoluogo della regione meridionale del Fezzan (a cui dovrebbe spettare la guida del paramento), che il sud è parte integrante della Libia e che tutti dovrebbero prestarvi attenzione, sottolineando che l’autorità esecutiva transitoria si batterà per l’unione e la sicurezza del Paese.
Intanto, con l’avvicinarsi del voto di fiducia del parlamento della Libia, il nuovo Governo di unità deve affrontare le accuse di corruzione nei confronti del premier designato, Abdelhamid Dabaiba, per quanto avvenuto durante il Forum del dialogo della Libia di Tunisi dello scorso novembre. Almeno 25 deputati della Camera dei rappresentanti hanno invitato la presidenza del parlamento a rivolgersi alle Nazioni Unite per richiedere copia del rapporto del Comitato di esperti del Consiglio di sicurezza sulle accuse di corruzione durante il Foro di dialogo politico libico in Tunisia. Il rapporto dovrebbe essere consegnato prima che si svolga la sessione sulla concessione della fiducia al governo designato di unità nazionale. I firmatari chiedono di posticipare la data della seduta “fino a quando la verità sulla questione non sarà rivelata”. In una lettera alla presidenza della Camera dei rappresentanti si chiede quindi ufficialmente di rinviare la riunione: “Abbiamo sentito la richiesta di alcuni membri del comitato di dialogo di conoscere i risultati del rapporto della commissione d’inchiesta relativo alle accuse di aver ricevuto tangenti in Tunisia”, si legge nel testo. I 25 deputati firmatari del documento hanno quindi espresso la loro “seria preoccupazione sul contenuto rivelato da alcune agenzie di stampa internazionali del rapporto del Comitato di esperti del Consiglio di sicurezza”.
Da parte sua, il membro della Camera dei rappresentanti libica, Sabah Jumaa al Hajj, si dice sicuro che la prossima seduta del parlamento si terrà lunedì 8 marzo a Sirte, come da programma. Al Hajj ha spiegato in dichiarazioni alla stampa libica che “la lista del governo dovrebbe essere consegnata al presidente del parlamento prima che si svolga la sessione”, sottolineando che la Camera dei rappresentanti “non ha ancora ricevuto i nomi dei candidati” per il nuovo governo unitario. Lo scorso 25 febbraio, infatti, il premier designato Dabaiba ha consegnato al presidente della Camera dei rappresentanti di Tobruk, Aguila Saleh, soltanto un organigramma con la struttura del nuovo Governo di unità nazionale e la distribuzione dei vari incarichi fra le tre regioni del Paese (Tripolitania, Fezzan e Cirenaica), senza i nomi dei ministri e dei sottosegretari. Il ritardo nella consegna dei nomi sarebbe dovuto ad una serrata trattativa sui dicasteri chiave, in particolare Difesa e Interno, contesi fra Tripolitania e Cirenaica.
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