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Libia: cambia il presidente del “Senato”, ma le elezioni sono sempre più lontane

Muhammad Takala, 57 anni, originario di Khums, 120 chilometri a est di Tripoli, ha battuto Khaled al Mishri, presidente uscente della “camera alta” indispensabile per le decisioni e le nomine più rilevanti

Tripoli
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Il cambio ai vertici dell’Alto consiglio di Stato, il “Senato” della Libia, rafforza la posizione del primo ministro del Governo di unità nazionale (Gun) di Tripoli, Abdulhamid Dabaiba, e allontana la prospettiva di elezioni in tempi brevi: certamente non si voterà nel 2023 come auspicato dalle Nazioni Unite. Muhammad Takala, 57 anni, originario di Khums, 120 chilometri a est di Tripoli, ha battuto ieri Khaled al Mishri, presidente uscente della “camera alta” indispensabile per le decisioni e le nomine più rilevanti, per soli cinque voti su 131.


 

Esce così di scena uno dei leader della Fratellanza musulmana libica e, soprattutto, uno dei più feroci oppositori del primo ministro di Tripoli. Fonti libiche confermano ad “Agenzia Nova” che il premier stava manovrando da giorni per impedire una rielezione di Mishri. Quest’ultimo si era alleato con Aguila Saleh, il presidente della Camera dei rappresentanti (il ramo basso del parlamento con sede nell’est), per insediare un nuovo mini-governo incaricato di traghettare il paese alle elezioni. Nelle sue prime dichiarazioni da neo eletto presidente, Takala ha detto di voler lavorare per le elezioni, senza menzionare il dossier di un governo. “Agenzia Nova” ha chiesto il parere di tre esperti: Tarek Megerisi, senior policy fellow presso l’European Council on Foreign Relations (Ecfr); Claudia Gazzini, analista senior dell’International Crisis Group (Icg); Jalel Harchaoui, associate fellow presso il Royal United Services Institute.

 

Secondo Megerisi, il cambio all’Alto consiglio di Stato potrebbe acuire le divisioni tra Cirenaica e Tripolitania, rispettivamente le regioni dell’est e dell’ovest. “Si prevede che questa elezione segnerà la fine dello stretto rapporto tra il Consiglio di Stato e la Camera dei rappresentanti degli ultimi due anni”, spiega Megerisi. La vittoria di Takala, secondo il ricercatore di Ecfr, avvicinerebbe il “Senato” di Tripoli all’ufficio del primo ministro Dabaiba, approfondendo al tempo stesso le divisioni tra l’est e l’ovest. Questo perché, a detta di Megerisi, il presidente della Camera dei rappresentanti, Saleh, “cercherà sicuramente un modo per continuare a portare avanti i suoi piani” che prevedono, in particolare, la nomina di un nuovo governo unitario al posto del Gun. “Il nuovo presidente è stato apparentemente sponsorizzato da Dabaiba e questo lo ha sicuramente aiutato a ottenere voti. Il premier può esercitare influenza non solo attraverso il denaro e l’accesso ai fondi governativi come incentivo, ma anche attraverso la paura. Ci sono stati casi in passato di molestie ai consiglieri di Stato prima di eventi importanti attribuiti al primo ministro”, aggiunge Megerisi. “La base tradizionale di Mishri, il campo islamista, si è diviso e Mishri non è stato in grado di riunirlo per assicurarsi un nuovo mandato”, commenta Megerisi, dicendosi realista sulla possibilità che il Paese possa organizzare elezioni presidenziali e parlamentari. “A questo punto il percorso verso le elezioni è più simile alla strada verso la perdizione. La struttura politica esistente è profondamente marcia, completamente incapace di far avanzare la Libia, in grado solo di crollare su sé stessa. Questo consolidamento da parte di Dabaiba significa che tutta l’iniziativa, e la speranza, è nelle mani dell’inviato delle Nazioni Unite, Abdoulaye Bathily, per ogni nuovo slancio verso il cambiamento”, conclude l’esperto di Ecfr.

 

Più prudente, invece, il giudizio Gazzini dell’International Crisis Group. Secondo l’analista italiana, infatti, è ancora presto per dire cosa farà il nuovo presidente dell’Alto consiglio di Stato e indicarlo come un uomo vicino all’attuale primo ministro Dabiaba è prematuro, oltre che riduttivo. “Conosco Takala, è una persona seria. Fino a pochi giorni fa, sosteneva l’idea di varare un nuovo governo unitario e nel febbraio 2022 è stato tra i firmatari a sostegno della candidatura di Fathi Bashagha alla guida di un nuovo esecutivo, ma poi il Consiglio di Stato ha tolto l’appoggio”, riferisce Gazzini. Secondo l’emittente “Sky News Arabia”, Takala ha sconfitto ieri al secondo turno Al Mishri grazie ai voti delle forze politiche che sostengono l’attuale primo ministro Dabaiba. A febbraio del 2021, Takala era tra i sostenitori della nomina di quest’ultimo alla guida del governo del Paese, che poi sarebbe stato denominato Governo di unità nazionale. Tuttavia, un anno dopo, egli ha sostenuto anche l’insediamento di un nuovo Governo di stabilità nazionale di Bashagha.

 

Secondo Harchaoui è soprattutto l’uscita di scena di Mishri, piuttosto che l’insediamento di Takala, a “rafforzare la posizione del primo ministro Dabaiba”, mentre la ratifica delle nuove leggi elettorali da parte delle due camere è ora “più improbabile”. “Molti libici indicano che Takala ha rapporti amichevoli con Dabaiba”, commenta Harchaoui, sottolineando come per il premier sia comunque una vittoria dal momento che “Mishri cesserà di esistere politicamente”. Inoltre, ha aggiunto Harchaoui, il neo eletto presidente Takala avrà bisogno di tempo per studiare tutti i fascicoli del Consiglio di Stato, in particolare per quanto riguarda il comitato 6+6 (formato cioè da sei “senatori” e altrettanti membri della Camera dei rappresentanti) per redigere le leggi elettorali. “Altri mesi verranno sprecati. Questo metterà il rappresentante speciale delle Nazioni Unite, Abdoulaye Bathily, nella scomoda posizione di dover aspettare il nuovo presidente, che potrebbe uscirsene con un nuovo sotterfugio per posticipare ulteriormente il processo elettorale”, conclude l’esperto.

 

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