Sono 14 le squadre di soccorso libiche e internazionali che stanno ancora lavorando tra le macerie della città di Derna, nella Libia orientale, colpita la scorsa settimana da devastati inondazioni che hanno causato migliaia di morti e la distruzione di interi quartieri. Lo ha affermato Mohamed al Jarih, portavoce dell’Alto comitato di emergenza e risposta rapida, affiliato al cosiddetto Governo di stabilità nazionale (Gsn) designato dalla Camera dei rappresentanti dell’est della Libia. “Ci sono 14 squadre di soccorso che lavorano ancora a Derna, 10 di loro sono squadre straniere e le restanti 4 sono libiche”, ha detto Al Jarih, smentendo le notizie diffuse sulla partenza delle squadre di soccorso internazionali a seguito dell’ordine di evacuazione delle aree alluvionate.
Eni, in collaborazione con il comitato di emergenza della Libyan national oil corporation (Noc), ha assicurato la fornitura di beni di prima necessità, squadre di soccorso e attrezzature per dare supporto alle persone colpite dal disastro. Eni – comunicano in una nota – ha fornito medicinali e attrezzature mediche, generi alimentari, kit igienici, alloggi temporanei e biancheria da letto (comprese tende, letti, coperte, cuscini), nonché generatori elettrici mobili. Attraverso la joint venture Mellitah oil and gas, Eni e Noc hanno anche fornito supporto logistico sotto forma di navi di rifornimento, elicotteri e camion di soccorso dotati di cibo e acqua potabile, unità di comunicazione Internet e squadre mediche e di salvataggio di emergenza.
Sono ore convulse nella Libia orientale flagellata dalle devastanti alluvioni a seguito del passaggio del ciclone sub-tropicale “Daniel”. Il generale Khalifa Haftar, comandante in capo dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Enl), ha ordinato l’evacuazione delle aree colpite e, in particolare, della città di Derna. L’ordine riguarda anche i giornalisti, sia nazionali che stranieri, che stavano coprendo le operazioni di soccorso e che avevano dato notizia di massicce manifestazioni di protesta dirette contro la Camera dei rappresentanti, il parlamento eletto nel 2014 presieduto dal politico libico di lungo corso Aguila Saleh, e contro il Consiglio municipale. Sui media libici è circolata l’informazione che ad alcune squadre di soccorso internazionali – in particolare turche, ma anche algerine – sarebbe stato chiesto di lasciare le zone alluvionate. Tuttavia, una fonte militare di Derna ha confermato ad “Agenzia Nova” che per il momento tutte le squadre stanno lavorando normalmente e che a nessuno è stato chiesto di lasciare la zona.
Del resto, la corsa internazionale per fornire aiuti e per la ricostruzione della Libia orientale potrebbe aprire una nuova partita geopolitica nel Mediterraneo. Fino al 70 per cento delle infrastrutture della Cirenaica è stato danneggiato: ci sono decine di ponti, chilometri di strade, porti e aeroporti da ricostruire. Paesi rivali come Turchia ed Egitto, Emirati Arabi Uniti e Qatar, Russia e Francia si sono affrettati a inviare navi, aerei, mezzi di trasporto, squadre di soccorso civili e militari proprio a Derna, città di circa 100 mila abitanti praticamente spazzata via dalle inondazioni causate dal cedimento di due dighe. Anche l’Italia è intervenuta fin da subito, inviando sul posto squadre di soccorso delle Forze armate, della Protezione civile, dei Vigili del fuoco e della Croce rossa, due navi da guerra anfibie classe San Giorgio, due elicotteri e tre voli C-130J. Non solo. Il comandante operativo di Vertice interforze (Covi), generale Francesco Paolo Figliuolo, ha recentemente presieduto a Misurata, nell’ovest del Paese, la cerimonia di avvicendamento al comando della Missione bilaterale italiana di assistenza e supporto, la cosiddetta Miasit. La cerimonia ha sancito il formale passaggio di consegne tra il generale Michele Fraterrigo (Esercito italiano) – alla guida del contingente dal settembre del 2022 – e il parigrado Dario Antonio Missaglia (Aeronautica militare).
Miasit è stata rimodulata lo scorso anno per addestrare i militari libici a operare – tra le altre cose – anche a favore delle popolazioni colpite da calamità come quella in corso. Unità militari libiche formate dagli italiani per lo sminamento ed equipaggiate grazie a fondi del ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale sono già operative a Derna. Anche la forza anti-terrorismo con soccorritrici donne formate dagli italiani si è recata dalla città occidentale di Misurata, la piccola “Sparta” che ha combattuto prima contro lo Stato islamico (2016) e poi contro l’offensiva tentata da Haftar su Tripoli (2019-2020), alla zona del disastro. E poi ci sono le motovedette fornite dall’Italia, che da Tripoli sono andate a Derna e sono al lavoro per il recupero dei corpi in mare e altre operazioni di soccorso. In molti ora si chiedono se la Miasit possa essere nuovamente riconfigurata tornando al modello “Ippocrate”, la prima missione italiana del 2017 durante la fase più critica della guerra in Libia contro lo Stato islamico, che aveva come scopo principale l’assistenza sanitaria alla popolazione e ai militari libici coinvolti nel conflitto. Da parte sua, il capo di Stato maggiore del Governo di unità nazionale (Gun) di Tripoli, generale Mohammed el Haddad, ha manifestato a Figliuolo una richiesta ufficiale di formazione in campo del soccorso in caso di calamità.
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