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Libano: le forniture petrolifere iraniane rafforzano Hezbollah, ma Beirut rischia sanzioni

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I primi due convogli di forniture di olio combustibile e carburante iraniano hanno fatto il loro ingresso oggi in Libano dal confine siriano, rafforzando la posizione del movimento sciita Hezbollah a pochi giorni dalla formazione del nuovo governo guidato da Najib Miqati. Secondo l’emittente “Al Manar”, appartenente al movimento sciita libanese, questa mattina sono giunte in Libano ben 40 autocisterne cariche di olio combustibile e carburante iraniano attraverso il confine con la Siria. Le 40 cisterne dovrebbero contenere parte del carico di prodotti petroliferi di una petroliera iraniana attualmente attraccata nel porto siriano di Baniyas per evitare al Libano di incorrere nelle sanzioni economiche per i Paesi che commerciano con l’Iran. In base ai dati di tracciamento di “Tanker Trackers” l’Iran ha inviato in Siria quattro navi cisterna contenenti 33.000 tonnellate di prodotti petroliferi con l’obiettivo di alleviare la crisi energetica del Libano. Per trasferire in Libano via terra il carico sono necessarie circa 792 autocisterne. Sebbene la petroliera iraniana non abbia attraccato a Beirut, il Libano potrebbe rischiare di subire sanzioni dato che il carburante è stato finanziato, trasportato e distribuito tramite entità sanzionate dagli Stati Uniti.


Il segretario generale di Hezbollah Hassan Nasrallah ha detto in un discorso all’inizio di questa settimana che la fornitura di un mese di carburante iraniano sarebbe stata donata a istituzioni come ospedali pubblici, Croce Rossa libanese, forze di protezione civile e orfanotrofi. Secondo il leader di Hezbollah, ospedali privati, panetterie, fabbriche che producono medicinali e altre istituzioni potranno acquistare il carburante a basso costo in sterline libanesi. Nasrallah ha affermato di non aver ancora determinato il prezzo, ma ha affermato che sarebbe molto conveniente e senza alcun scopo di lucro. La crisi energetica che sta attraversando il Libano è il risultato di un tracollo finanziario che ha devastato l’economia libanese dal 2019, facendo crollare la valuta di circa il 90 per cento e rendendo circa tre quarti della popolazione in stato di povertà. Le forniture di carburante si sono esaurite perché il Libano non ha abbastanza valuta pregiata per coprire le importazioni, costringendo i servizi essenziali, compresi alcuni ospedali, a ridimensionare le proprie attività o chiudere.

La decisione di importare carburante segna un’espansione del ruolo svolto dal movimento Hezbollah sostenuto dall’Iran in Libano. L’annuncio del movimento sciita è giunto poche ore prima della votazione da parte del governo della sua dichiarazione ministeriale, un documento chiave che delinea le priorità del gabinetto e sarà vagliato dai parlamentari prima di concedere la fiducia all’esecutivo, e ha anticipato la spedizione di forniture petrolifere dall’Iraq concordata dal governo uscente. Lo scorso 12 settembre, l’ormai ex ministro dell’Energia Raymond Ghajar ha annunciato che la prima spedizione di carburante iracheno sarebbe arrivata questa settimana. L’accordo tra il Libano e l’Iraq è stato da più parti accusato di opacità e di miopia considerato che Baghdad fornirebbe olio combustibile ad alto contenuto di zolfo incompatibile con le centrali elettriche del Paese. Per ovviare al problema, le autorità libanesi hanno raggiunto un accordo con la compagnia emiratina Enoc per scambiare le forniture irachene con prodotti a basso contenuto di zolfo compatibili con i generatori libanesi.

In questo contesto le forniture iraniane sono le uniche in grado di rifornire nel breve periodo stazioni di servizio carburanti e consentire il funzionamento dei generatori a olio combustibile. Intervistata dall’emittente qatariota “Al Jazeera”, l’esperta di politiche energetiche Jessica Obeid ha sottolineato che “queste sono tutte soluzioni rapide per mantenere l’elettricità, ma non risolveranno i problemi del settore energetico”. “Il problema – ha dichiarato – non è da dove otteniamo il carburante o l’elettricità, ma come lo pagheremo”. Secondo l’analista, il carburante iraniano, non cambierà le regole del gioco in termini di soddisfazione della domanda, ma serve solo per aumentare la popolarità di Hezbollah. Infatti, con il petrolio iraniano Hezbollah sta cercando di sfruttare la crisi a proprio vantaggio in qualche contrastando l’iniziativa annunciata lo scorso 8 settembre ad Amman dai ministri dell’Energia di Libano, Egitto, Siria e Giordania per fornire gas egiziano al Libano e alleviare la crisi elettrica che sta attraversando il Paese.

La proposta fa parte di uno sforzo coordinato dagli Stati Uniti con Egitto e Giordania per aiutare ad alleviare la crisi elettrica del Libano fornendo gas naturale attraverso l’Arab Gas Pipeline, che va dalla penisola egiziana del Sinai alla Giordania, alla Siria e al Libano. Secondo il piano degli Stati Uniti, il gas dovrebbe passare attraverso la Siria per raggiungere il Libano, che potrebbe poi essere utilizzato dalle centrali elettriche libanesi per generare energia a livello nazionale. Il gas egiziano dovrebbe essere pompato attraverso un gasdotto esistente che si estende da Al-Arish a Taba in Egitto, quindi ad Aqaba e da lì a Rehab in Giordania, e da Rehab attraverso Jaber fino alla regione di Homs, in Siria, e poi a Deir Ammar in Libano. La lunghezza dell’infrastruttura è di 1.200 chilometri e la sua capacità è di 7 miliardi di metri cubi di gas all’anno.

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