L’ex primo ministro britannico Boris Johnson si è dimesso con effetto immediato dal parlamento dopo aver ricevuto il rapporto di una commissione parlamentare sul “partygate”, accusando i relatori di averlo “costretto a lasciare”. L’indagine avrebbe dovuto stabilire il politico conservatore avesse ingannato il parlamento sulla vicenda dei festini a Downing street durante il lockdown per la pandemia di Covid-19. “È molto triste lasciare il parlamento – almeno per ora – ma soprattutto sono sconcertato e sconvolto di essere stato costretto a lasciare, in modo antidemocratico, da un comitato presieduto e gestito da Harriet Harman (ex leader del Partito Laburista, ndr) in modo pregiudizievole”, ha detto Johnson in un comunicato, secondo quanto riferisce il quotidiano londinese “The Times”.
Johnson ha annunciato anche la convocazione di un’elezione suppletiva nel collegio di Uxbridge e South Ruislip, dove è stato eletto. Nel suo discorso di dimissioni, l’ex premier ha criticato duramente l’operato dell’attuale primo ministro Rishi Sunak. “Quando ho lasciato l’incarico l’anno scorso, il governo era solo a pochi punti di distanza nei sondaggi. Questo divario si è ora ampliato enormemente”, ha detto Johnson. “Solo pochi anni dopo aver vinto la maggioranza più ampia da quasi mezzo secolo, questa maggioranza è chiaramente a rischio. Il nostro partito ha urgentemente bisogno di riacquisire slancio e di credere in ciò che questo paese può fare. Dobbiamo mostrare come stiamo sfruttando al massimo la Brexit e nei prossimi mesi dobbiamo delineare un’agenda favorevole alla crescita e agli investimenti. Dobbiamo ridurre le tasse aziendali e personali, non solo come manovre pre-elettorali, anziché continuare ad aumentarle all’infinito. Non dobbiamo avere paura di essere un vero governo conservatore. Perché abbiamo abbandonato passivamente la prospettiva di un accordo di libero scambio con gli Stati Uniti?”, ha detto ancora Johnson.
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