L’ultimo declassamento dell’agenzia Moody’s del rating sovrano della Tunisia da “Caa1” a “Caa2”, con outlook negativo, dimostra che “il Paese è ora giudicato come ad altissimo rischio”. Lo ha detto l’esperto economista Ezzedine Saidane all’emittente radiofonica “Shems fm”, spiegando che la classificazione di Moody’s comprende 20 posizioni e la Tunisia occupa attualmente il 18esimo posto: scendere di un altro livello significherebbe bancarotta e, quindi, il ricorso al Club di Parigi per rinegoziare il debito. Moody’s ha declassato il rating del credito della Tunisia mentre il Paese nordafricano fatica a ottenere i fondi necessari per finanziare l’azione del governo, tra le turbolenze economiche causate dalla pandemia di coronavirus e le ricadute della crisi ucraina. “Un nuovo programma del Fondo monetario internazionale deve ancora essere assicurato (…), aggravando una posizione finanziaria già difficile e aumentando le pressioni sulle riserve valutarie della Tunisia”, riferisce l’agenzia.
L’economia tunisina è stata gravemente colpita dalla guerra in Ucraina, che ha ampliato il disavanzo delle partite correnti, dal rallentamento indotto dal coronavirus, dall’elevato debito e dal deterioramento delle finanze. Per uscire dalla peggiore crisi economica e finanziaria post-rivoluzione del 2011, il Paese nordafricano sta cercando di ottenere un prestito di 4 miliardi di dollari. A ottobre, la Tunisia aveva raggiunto un accordo preliminare per un nuovo Strumento di finanziamento esteso di 48 mesi del valore di circa 1,9 miliardi di dollari per sostenere il programma di riforma economica del governo. Tuttavia, a causa dei ritardi nella promulgazione della legge finanziaria e delle poche garanzie date, il Paese deve ancora ottenere finanziamenti dall’istituzione finanziaria con sede a Washington. “Ulteriori ritardi prolungati nell’assicurare un nuovo programma dell’Fmi eroderebbero le riserve di valuta estera attraverso prelievi per i pagamenti del servizio del debito, esacerbando così i rischi della bilancia dei pagamenti e la probabilità di una ristrutturazione del debito che comporterebbe perdite per i creditori del settore privato”, ha affermato Moody’s.
Archiviata l’esperienza della rivoluzione dei gelsomini, la Tunisia è oggi governata dal presidente della Repubblica, Kaies Saied, ma rischia seriamente il tracollo economico. Un dossier che riguarda a ben vedere anche l’Italia per almeno due motivi: i flussi migratori e l’approvvigionamento energetico. Gli arrivi dei migranti potrebbero moltiplicarsi drammaticamente con l’aggravarsi della situazione socio-economica, raggiungendo i picchi del 2014 (170 mila sbarchi totali via mare) e del 2016 (180 mila arrivi via mare). Non solo. Il gasdotto Transmed, conosciuto anche come gasdotto Enrico Mattei, porta in Italia il gas algerino passando proprio per la Tunisia. E l’Algeria è oggi il primo fornitore di gas dell’Italia. Senza contare che il progetto d’interconnessione elettrica tra l’Italia e la Tunisia – per il quale Bruxelles ha recentemente approvato un finanziamento di 300 milioni di euro – potrebbe fare da volano per gli investimenti tricolore nelle rinnovabili in Nord Africa, trasformando l’Italia in un “hub energetico” per l’intera Europa. A questo va aggiunto che l’Italia è divenuta nel 2022 il primo il partner commerciale della Tunisia, sorpassando per la prima volta la Francia. Non solo. La Tunisia è anche una importante piattaforma manifatturiera per l’industria italiana: nel Paese operano quasi 1.000 società a capitale italiano e molte altre potrebbero aggiungersi per effetto della disaffezione degli ultimi anni rispetto a produzioni in Asia.
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