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L’esercito del Sudan ha catturato un leader delle milizie etiopi amhara nell’area di al Fashaqa

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L’esercito sudanese ha catturato un leader delle milizie etiopi amhara presenti nell’area contesa di al Fashaqa, contesa fra Sudan ed Etiopia. L’ufficiale, il cui nome non è stato rivelato, è stato arrestato in territorio sudanese mentre stava pianificando attacchi contro l’esercito di Khartum. È quanto riferito da fonti militari citate dal quotidiano arabo “Al Sharq”. La notizia giunge dopo che nelle scorse ore le truppe sudanesi hanno rivendicato la requisizione di un deposito di armi contrabbandate al confine con l’Etiopia.


La scorsa settimana l’agenzia di stampa ufficiale sudanese “Suna”, citando fonti militari, ha accusato il governo etiope di aver fornito armi e munizioni a un gruppo ribelle sudanese per attaccare la città di confine di Yabous, nello Stato del Nilo Azzurro. Secondo le stesse fonti, il supporto militare è stato fornito lo scorso 27 febbraio ed è stato ricevuto dal comandante Joseph Tuka (numero due del Movimento di liberazione del popolo sudanese-Nord, Splm-N) e da alcuni dei suoi luogotenenti. “Il governo etiope ha fornito supporto logistico alle forze di Joseph Tuka, comprese armi, munizioni e attrezzature da combattimento”, scrive l’agenzia citando funzionari sudanesi, secondo cui l’obiettivo da parte dei ribelli è quello di occupare la città di confine di Kurmuk con il sostegno dell’artiglieria etiope. Tuka è stato nominato numero due dell’Splm-N l’8 agosto 2017 dopo la scissione del gruppo in due fazioni, una guidata da Abdel Aziz al Hilu e l’altra da Malik Agar. Gli attacchi dei miliziani nell’area di confine – sostenuti dall’esercito etiope – e i contrattacchi delle forze sudanesi hanno minato le buone relazioni tra i due Paesi quando Addis Abbas nel dicembre scorso ha rivendicato la proprietà del triangolo di al Fashaqa, che si trova all’interno dei confini internazionali del Sudan.

Se le accuse saranno confermate, potrebbero dare un’indicazione sul possibile futuro sostegno del Sudan ai ribelli del Fronte di liberazione del popolo del Tigrè (Tpllf) che continuano a combattere contro l’esercito etiope nelle aree di confine tra Sudan ed Etiopia. L’area contesa di al Fashaqa fa parte dello Stato sudanese di Gedaref ed è attraversata dal fiume Basalam, che hanno reso fertili fino a 600 mila acri di campi. Negli anni gli agricoltori etiopi si sono infiltrati per lavorare la terra, scatenando ripetuti appelli dalle forze sudanesi a delimitare i confini della regione. A rendere più rigida la posizione sudanese è stato in particolare un episodio, nel quale le milizie etiopi si sono spinte a posizionare segni di confine fino a 1.500 acri sui terreni agricoli della zona. Nel 1995 un accordo tra i due Paesi ha sancito che l’area di confine sarebbe stata libera da eserciti ufficiali: da quel momento il controllo della zona è passato per il lato sudanese alle Brigate di difesa popolare, per quello etiope alle milizie Shifta. La questione di al Fashaqa si inserisce a sua volta nel contesto della crisi nel Tigrè: nelle scorse settimane una commissione parlamentare dell’Etiopia ha esplicitamente accusato l’esercito sudanese di appoggiare le milizie del Tigrè, i cui leader potrebbero trovare riparo in Sudan ed essere sfruttati come “merce di scambio” dalle autorità di Khartum nelle trattative con Addis Abeba.

 

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