La scuola è per tutti e di tutti. Non tollera esclusioni, marginalizzazioni, differenze, divari. Ne verrebbe, talvolta, ne viene deformata. Lo ha sottolineato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo in occasione dell’inaugurazione dell’anno scolastico presso la scuola Saffi Alberti di Forlì. “La scuola, ha aggiunto, è il luogo dove bambini e ragazzi apprendono i fondamenti della conoscenza. Dove fanno i conti con la propria storia e le proprie radici. Dove si cimentano con la diversità e la convivenza. Dove si appassionano all’arte, alla letteratura, alla scienza, alla tecnica, disegnando il cammino del proprio domani. Dove sperimentano la padronanza di sé, dei propri sentimenti, del vivere insieme”.
“La riapertura della scuola da sempre costituisce un’opportunità, una forte ragione di impegno comune, un motivo di speranza. E’ il percorso verso il nostro futuro – ha aggiunto il presidente della Repubblica. La scuola italiana, nel suo complesso, è una grande realtà. Dispone di grandi energie. E’ ricca della passione, della cultura, della dedizione di insegnanti, di dirigenti, di personale addetto. Come ogni anno rammentiamo che non mancano problemi, lacune e insufficienze, spesso tamponate dall’impegno quotidiano del personale docente e non docente. Non sempre si riesce ad attribuire al sistema educativo risorse e investimenti adeguati. Ma cresce, in ogni ambiente, la consapevolezza del valore strategico della formazione: per la realizzazione personale dei ragazzi, per le loro future prospettive di lavoro, per la acquisizione di una coscienza civile e democratica”, ha spiegato il presidente Mattarella.
E poi: “Non c’è futuro individuale senza il sapere. Non ci può essere società libera e ordinata senza la scuola. L’inclusione anche in ambito scolastico ‘è un obiettivo di importanza decisiva’. Molti passi sono stati fatti negli ultimi decenni per i giovani portatori di disabilità, grazie anche allo straordinario lavoro degli insegnanti di sostegno. Ma su questo fronte non possiamo fermarci né, tantomeno, tornare indietro, ha affermato il capo dello Stato.
Sui migranti: “Bisogna considerare con attenzione che le nostre classi sono frequentate da circa 800 mila studenti, migranti o figli di migranti stranieri. Un decimo degli iscritti nei nostri istituti. Si tratta di un impegno educativo imponente. Studiano da italiani, apprendono la nostra cultura e i nostri valori, e possono costituire un grande potenziale per il Paese. Dal loro positivo inserimento – ha sottolineato il presidente – può dipendere parte importante del futuro dell’Italia”.
E poi, sulla criminalità giovanile e la dispersione scolastica: “I riflettori della cronaca recente si sono appuntati su alcuni casi di gravissima devianza che hanno visto dei ragazzi come protagonisti. Rapine, omicidi, risse tra bande giovanili, intollerabili violenze e molestie ai danni delle ragazze, inaccettabili episodi di bullismo e di prepotenza che mortifica altri ragazzi. E’ necessaria un’azione di ampio respiro e a diversi livelli”, ha rimarcato il presidente della Repubblica. Servono, per il Capo dello Stato, “politiche volte a investire sui giovani e sul futuro, con interventi strutturali per colmare i divari tra i territori, con strategie per ampliare le opportunità e i percorsi di integrazione e solidarietà, con la repressione dei reati, in particolare dell’attività delle organizzazioni criminali che cercano di imporsi come alternativa alla vita civile, alla legalità, alle stesse istituzioni democratiche”. I recenti episodi di criminalità giovanile “rende ancora più fondamentale combattere, con sempre maggior determinazione, l’abbandono scolastico”.
“La scuola è la prima e la più importante risposta al degrado – ha sottolineato Mattarella – E’ la buona scuola lo strumento più efficace e prezioso di cui la Repubblica dispone per creare e diffondere tra giovani generazioni una cultura della legalità, della convivenza, del rispetto. La peculiarità della condizione dei migranti, unita alle condizioni di povertà di molte loro famiglie, fa sì che queste ragazze e questi ragazzi siano esposti – più di altri – a ritardi o abbandoni scolastici. Non si cresce con il necessario spirito civico nell’isolamento”. Perché – ha chiarito – “forme, pur non dichiarate né intenzionali, di separazione producono rischi gravemente insidiosi per l’intera società. Dobbiamo scongiurare il rischio di giovani che, crescendo al di fuori dei canali scolastici, traducano la loro marginalizzazione in rifiuto della convivenza o come impulso alla ribellione”.
E poi sugli insegnanti e la precarietà del settore: “Vi è la necessità di incoraggiare il lavoro di tanti insegnanti, entusiasti e volenterosi, aiutare la loro strada per camminare insieme agli studenti, evitando che cambino ogni anno, con la necessità di ricostruire ogni volta il rapporto con loro. Assicurando loro condizioni economiche adeguate, e restituendo pienamente alla loro funzione il prestigio che le compete nella società e che talvolta è messo in discussione da genitori che non si rendono conto di recar danno ai propri figli”.
Perché, come insegnava Platone “‘Quando i figli presumono di essere uguali ai padri, i maestri tremano davanti agli scolari, e preferiscono adularli anziché guidarli, quando si disprezzano le leggi, e non si sopporta più alcuna autorità, allora è segno che sta per cominciare la tirannide’”.
Infine, sul tema dell’edilizia scolastica per il presidente Mattarella “va garantita prioritariamente la sicurezza degli edifici scolastici e quella dell’alternanza tra scuola e lavoro”. “Ho apprezzato in questo senso le parole dei ministri dell’Istruzione e del Lavoro. I genitori e i ragazzi devono vivere l’esperienza scolastica con piena serenità”, ha concluso il capo dello Stato.
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