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Lavrov: “Il conflitto in Ucraina dimostra i tentativi occidentali di garantire il dominio nel mondo”

"Agendo nelle peggiori tradizioni coloniali, gli americani e i loro alleati stanno cercando di dividere il mondo in 'democrazie' e 'regimi autoritari'"

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La situazione in Ucraina è solo una delle manifestazioni dei tentativi dei Paesi occidentali di garantire il suo dominio del mondo. Lo ha sostenuto il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, in un’intervista per la rivista “Razvedchik”, ripresa dall’ufficio stampa del ministero degli Esteri russo.

“È ovvio che la situazione in Ucraina e nei suoi dintorni è solo una delle manifestazioni di un conflitto su larga scala associato ai tentativi di un ristretto gruppo di Stati occidentali di garantire il dominio del mondo e ostacolare la formazione di un’architettura multipolare”, ha affermato Lavrov. Secondo il ministro russo, “agendo nelle peggiori tradizioni coloniali, gli americani e i loro alleati stanno cercando di dividere il mondo in ‘democrazie’ e ‘regimi autoritari'”. “Se chiamiamo le cose col loro nome, si tratta di un gruppo di prescelti che hanno una sorta di ‘esclusività’, mentre tutti gli altri devono agire negli interessi del ‘miliardo d’oro'”, ha sottolineato il diplomatico. Lavrov ha inoltre osservato che la tendenza principale del moderno sviluppo internazionale è il rafforzamento della multipolarità. Lo dimostra il fatto che i nuovi centri mondiali in Eurasia, Medio Oriente, Africa e America Latina stanno ottenendo “impressionanti successi in vari campi grazie all’indipendenza, alla sovranità statale e all’identità culturale”.

“Guidati principalmente dai loro interessi nazionali, perseguono una politica estera indipendente. Pertanto, contribuiscono alla formazione di un nuovo ordine mondiale policentrico più sostenibile, equo e democratico, che riflette il diritto inalienabile dei popoli di determinare il proprio destino”, ha detto ancora Lavrov. Infine, il ministro russo ha osservato che alcuni Paesi in Occidente stanno iniziando a riconoscerlo, ma “le giuste conclusioni non portano ai risultati pratici, al cambiamento della filosofia di politica estera sui principi del diritto internazionale e della sicurezza uguale e indivisibile”.

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