L’Arabia Saudita ha condannato gli “atti provocatorie ripetuti compiuti da un gruppo di estremisti alla moschea di Al Aqsa, sotto la protezione delle forze di occupazione israeliane”. Lo si legge in un comunicato del ministero degli Esteri saudita, diffuso ieri dall’agenzia di stampa del Regno “Spa”. Il ministero degli Esteri saudita, inoltre, ha espresso il rifiuto di Riad delle “azioni compiute dalle autorità di occupazione israeliane, che minano gli sforzi internazionali per la pace e contraddicono i principi e le norme internazionali in materia di rispetto della sacralità della religione”. Nello stesso comunicato, infine, si ribadisce la “ferma posizione del Regno a sostegno del popolo palestinese fraterno e di tutti gli sforzi tesi a porre fine all’occupazione e a giungere a una soluzione giusta e inclusiva della questione palestinese”. Tale soluzione, ha spiegato il ministero degli Esteri saudita, deve “consentire al popolo palestinese di fondare il proprio Stato indipendente, nei confini del 1967 e con Gerusalemme est come capitale”.
Secondo l’agenzia di stampa palestinese “Wafa”, ieri, un gruppo di 658 “coloni israeliani” erano entrati nel complesso della moschea di Al Aqsa, protetti dalla polizia, mentre le Forze di difesa israeliane (Idf) impedivano ai musulmani l’accesso alla struttura. La visita, infatti, era avvenuta in occasione della festività ebraica dello Yom Kippur. Il gesto, tuttavia, era stato considerato una provocazione, per via della coincidenza di tale ricorrenza con l’anniversario della guerra dello Yom Kippur, nota anche come guerra di Ottobre o come guerra di Ramadan. Il conflitto, era iniziato con un attacco sferrato da una coalizione di Paesi arabi, guidati da Egitto e Siria, contro Israele, nella penisola del Sinai e, al contempo, sulle Alture del Golan. La guerra, durata dal 6 al 25 ottobre del 1973, si era conclusa con una vittoria militare di Israele, che, dopo l’attacco a sorpresa, era riuscito a riorganizzarsi e a lanciare con successo la controffensiva.
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