La Turchia si è ritirata dalla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, anche nota come Convenzione di Istanbul, siglata da 32 Paesi nel 2011. È quanto emerge da un decreto del presidente Recep Tayyip Erdogan, pubblicato oggi nella Gazzetta ufficiale di Ankara. La ministra della Famiglia, del Lavoro e dei Servizi sociali, Zehra Zumrut Selcuk, ha scritto sul suo profilo Twitter che i diritti delle donne sono “già garantiti” dalla legislazione interna, specialmente dalla Costituzione. Secondo Selcuk il sistema turco è “abbastanza dinamico e forte” per attuare nuovi regolamenti, a seconda dei bisogni. La violenza contro le donne è “un crimine contro l’umanità”, ha proseguito, e la Turchia continuerà a lottare contro la violenza in base al principio “tolleranza zero”. Ankara era stata la prima a ratificare ufficialmente la Convenzione, il 12 marzo 2012. Obiettivo dell’accordo è la creazione di un quadro legale per impedire e combattere la violenza contro le donne e la violenza domestica, come anche la promozione dell’uguaglianza.
Non sono note ufficialmente le ragioni del ritiro della Turchia dalla Convenzione. Secondo il quotidiano turco filo-governativo “Daily Sabah”, coloro che si oppongono all’intesa in Turchia ritengono che il trattato mini l’unità della famiglia, incoraggi il divorzio e che “sia utilizzato dalla comunità Lgbt per ottenere una più ampia accettazione nella società”. Dall’altro lato, chi critica il ritiro sostiene che la mossa allontani Ankara ulteriormente dall’adesione all’Unione europea (Ue), e ritiene anzi che il patto debba essere applicato in maniera più rigorosa. La pubblicazione del decreto presidenziale ha suscitato la rabbia degli attivisti per i diritti civili e appelli a proteste nella città di Istanbul. L’opposizione afferma che il ritiro avrebbe dovuto essere dibattuto in parlamento, prima del decreto presidenziale. Secondo Gokce Gokcen, vicepresidente del principale partito di opposizione, il Partito popolare repubblicano (Chp), abbandonare il trattato significa “mantenere le donne come cittadini di seconda classe, e lasciare che vengano uccise”.
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