La Turchia invia nuovi mercenari siriani in Libia

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E’ ripreso l’afflusso di mercenari siriani in Libia tramite la Turchia del presidente Recep Tayyip Erdogan. Lo segnala l’Osservatorio siriano per i diritti umani in un nuovo report. Secondo l’emittente televisiva “Al Arabiya”, la Turchia sarebbe determinata a far rimanere i suoi militari in Libia a difesa delle sue basi. Il governo di Ankara, spiega l’Osservatorio, avrebbe deciso di inviare 380 mercenari in Libia nei giorni scorsi. Questo avrebbe provocato malcontento tra i combattenti siriani già presenti in loco, costretti a rimanere nel Paese nordafricano invece di tornare in patria. Per quanto riguarda i mercenari recentemente rientrati dalla Libia, la loro destinazione non è ancora chiara, non essendo rientrati in Siria. Solo un gruppo di 120 combattenti della fazione “Sultan Murad” è tornato in Siria dalla Libia il 21 marzo scorso. L’Osservatorio teme che “il rientro di pochissimi mercenari sia una manovra mediatica turca, poiché in Libia ci sono ancora più di 6.630 mercenari“.

Lo scorso 23 gennaio è scaduto il termine incluso nell’accordo di cessate il fuoco mediato dalle Nazioni Unite per la partenza dei mercenari stranieri portati in Libia soprattutto da Turchia e Russia. Secondo molto osservatori, incluse le Nazioni Unite, i gruppi armati sono ancora sul terreno. L’emittente televisiva “Cnn” ha recentemente pubblicato le immagini satellitari di una trincea in costruzione in Libia da parte dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna) del generale Khalifa Haftar, con il sostegno dei mercenari compagnia russa Wagner, che si estende per decine di chilometri a sud dalle zone costiere intorno a Sirte verso la roccaforte di al Jufra, controllata dalle forze di Haftar e dalla compagnia Wagner. Secondo un rapporto di Africom dello scorso settembre 2020, i mercenari presenti in Libia su entrambi i fronti sono almeno 10.000. Di questi i combattenti della famigerata compagnia russa Wagner sarebbero almeno 2.000 e avrebbero in gestione, secondo i funzionari dell’intelligence Usa, attrezzature di alto livello come sistemi di difesa anti-aerea Pantsir e caccia di quarta generazione Mig 29.

Anche Ankara, sempre secondo le fonti dell’intelligence Usa, ha rafforzato la sua presenza in Libia, con la costruzione di strutture per l’addestramento militare, il trasporto di attrezzature e il dispiegamento di batterie missilistiche per la difesa aera Hawk e radar 3D Kalakan prodotte dalla turca Aselsan. Le immagini satellitari del porto di Al Khoms mostrano piccole modifiche che suggeriscono che potrebbe essere preparato per una presenza navale turca di lungo termine, anche se finora il ministero della Difesa del governo di Tripoli ha negato questa ipotesi. Inoltre, il passato Governo di accordo nazionale (Gna) del premier Fayez al Sarraj avrebbe concesso alla Turchia il porto di Misurata come base per le navi militari operanti nel Mediterraneo Orientale. Secondo informazioni non confermate diffuse su canali social pro-Turchia, il porto di Misurata sarebbe stato dato in concessione alla Turchia per un periodo di 99 anni.

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