Il procuratore capo della Corte penale internazionale (Cpi) dell’Aia, Fatou Bensouda, ha annunciato l’apertura di un’indagine su presunti crimini di guerra commessi dalle Forze di difesa israeliane e dai gruppi armati palestinesi a Gerusalemme est, Cisgiordania e Gaza. “L’indagine riguarderà i crimini di competenza della Corte che si presume siano stati commessi dopo il 13 giugno 2014”, ha detto il procuratore Bensouda in una dichiarazione. Le indagini riguarderanno, quindi, sia le operazioni condotte dalle Forze di difesa israeliane durante l’operazione Protective Edge del 2014 che durante la cosiddetta “Marcia del ritorno”, ovvero le proteste a ridosso della linea di demarcazione fra Gaza e Israele iniziate nella primavera del 2018. “Qualsiasi indagine intrapresa dall’ufficio sarà condotta in modo indipendente, imparziale e oggettivo, senza timori o favori”, ha aggiunto il magistrato, originaria del Gambia. “La data del 13 giugno 2014 è significativa”, sottolinea il quotidiano “Times of Israel”. Il giorno prima dei terroristi palestinesi avevano rapito e ucciso tre adolescenti israeliani nell’area di Gush Etzion, in Cisgiordania. “Chiedendo un’indagine a partire dal 13 giugno, i palestinesi hanno assicurato che la Corte penale internazionale non esaminerà l’uccisione di Eyal Yifrach, Gil-ad Shaer e Naftali Fraenkel”, aggiunge il quotidiano. “La decisione di aprire un’indagine ha fatto seguito a un minuzioso esame preliminare intrapreso dal mio ufficio che è durato quasi cinque anni”, ha scritto da parte sua Bensouda che è stata posta sotto sanzioni da parte degli Stati Uniti per le indagini su presunti crimini di guerra in Afghanistan. “Non abbiamo altra agenda se non quella di adempiere ai nostri doveri statutari ai sensi dello Statuto di Roma con integrità professionale”, ha continuato il magistrato.
La decisione è stata fortemente condannata da Israele, mentre sia l’Autorità nazionale palestinese (Anp) che il movimento Hamas che amministra la Striscia di Gaza, hanno espresso il loro plauso alla decisione della Cpi. La decisione di Bensouda avviene in seguito al pronunciamento della Camera preliminare della Cpi, che lo scorso 5 febbraio ha riconosciuto la propria giurisdizione su Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme, nonostante Israele, non avendo ratificato il Trattato di Roma istitutivo della Cpi, non aderisca al tribunale. La parte palestinese ha avviato le procedure che hanno portato alla decisione attuale già nel 2012, quando l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha riconosciuto alla Palestina lo status di “Stato osservatore non membro”.
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha sottolineato che la Corte ha preso “una decisione che è puro antisemitismo”. “Ha deciso che i nostri militari coraggiosi e integerrimi che combattono contro terroristi crudeli sono loro stessi dei terroristi”, dichiarato Netanyahu. “Ha deciso che quando costruiamo una casa nella nostra eterna capitale, Gerusalemme, è un crimine di guerra”, ha aggiunto il premier israeliano. Anche il presidente Reuven Rivlin ha definito la decisione “scandalosa” e ha aggiunto che Israele è “orgoglioso dei suoi soldati, dei suoi figli e delle sue figlie che vegliano sulla loro terra”. Rivlin ha dichiarato: “Resteremo in guardia per fare in modo da non essere danneggiati da questa decisione”. Critiche alla decisione della Corte penale internazionale sono giunte anche dai principali partiti israeliani. Il leader del partito New Hope, Gideon Sa’ar, ha definito la decisione “spregevole”, osservando che l’indagine riguarda le azioni di alcuni fra i “militari più etici al mondo” che difendono il Paese “più minacciato del mondo”. Il leader di Yisrael Beytenu, Avigdor Liberman, ha criticato la decisione della Corte penale internazionale come “ipocrita e antisemita”. Definendola “un gioco predeterminato”, Liberman ha osservato che la Corte mette in discussione il diritto di Israele a difendersi invece di “esaminare le azioni del presidente siriano Bashar al Assad”.
Il ministro degli Esteri israeliano, Gabi Ashkenazi, da parte sua, l’avvio un’inchiesta “moralmente un fallimento e legalmente viziata”. “Questa è una decisione politica, presa da un procuratore alla fine del suo mandato nel tentativo di dettare le priorità del suo successore. Essa trasforma la Corte in uno strumento nelle mani di attori estremisti e incoraggia le organizzazioni terroristiche e i gruppi antisemiti”, ha spiegato il capo della diplomazia di Gerusalemme. Ashekenazi ha aggiunto: “Il fatto che l’organizzazione terroristica assassina di Hamas abbia accolto con favore questa decisione è la migliore prova del suo valore morale”. Israele, ha proseguito il ministro, “è uno stato democratico con un sistema legale indipendente ed efficace e non è un membro della Corte. La decisione di avviare un’inchiesta contro Israele è una violazione del mandato della Corte. È uno spreco di risorse della comunità internazionale da parte di un’istituzione di parte, che ha perso ogni legittimità e che opera come un organo politico piuttosto che giudiziario”. Nell’ottica del processo di pace, secondo Ashkenazi, “la decisione del Procuratore non farà che polarizzare ulteriormente israeliani e palestinesi, allontanandoli anzi dal dialogo stesso, necessario per risolvere il conflitto tra loro”.
Il primo ministro dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Mohammed Shtayyeh, ha elogiato l’apertura da parte della Corte penale internazionale (Cpi) di un’indagine su presunti crimini di guerra commessi dalle Forze di difesa israeliane e dai gruppi armati palestinesi a Gerusalemme est, Cisgiordania e Gaza. “E’ una vittoria per la giustizia e l’umanità”, ha dichiarato Shtayyeh in una nota. In una dichiarazione separata, il ministero degli Esteri di Ramallah si è detto disposto a fornire “qualsiasi assistenza necessaria (…) per realizzare giustizia per il popolo palestinese”. “Questo passo tanto atteso – si legge nella nota – serve allo sforzo instancabile della Palestina per ottenere giustizia e responsabilità, che sono basi indispensabili per la pace che il popolo palestinese richiede e merita”. Il ministero degli Esteri dell’Anp ha aggiunto che “i crimini commessi dai leader dell’occupazione israeliana contro il popolo palestinese sono continui, sistematici e diffusi”, ha aggiunto. Anche il movimento islamista palestinese al potere nella Striscia di Gaza, Hamas, ha commentato la notizia, sottolineando la volontà “di portare i criminali di guerra sionisti dinanzi ai tribunali internazionali e ritenerli responsabili”.
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