Fervono nella città di Najaf i preparativi per ospitare lo storico incontro tra papa Francesco e l’ayatollah Ali al Sistani che si terrà il prossimo 6 marzo e che rappresenta una delle tappe più cariche di significato del Viaggio apostolico di pontefice in Iraq. Da giorni nella città della provincia di Karbala, che ospita la tomba dell’imam Ali, il cugino e genero di Maometto, la popolazione sta lavorando per celebrare l’evento. L’aeroporto internazionale che accoglierà l’aereo con a bordo il Papa e la sua delegazione è stato addobbato con striscioni che ritraggono uno a fianco all’altro il pontefice e l’ayatollah Al Sistani e slogan in arabo, italiano e inglese che recita una famosa frase attribuita all’imam Ali: “Le persone sono di due tipi, o è un tuo fratello nella fede o un tuo pari nella creazione”.
Il programma
In base al programma, l’incontro tra papa Francesco e il grande ayatollah Ali al Sistani avverrà nell’abitazione di quest’ultimo in assenza di giornalisti. Nell’abitazione saranno ammessi solamente il pontefice e gli interpreti. Per la minoranza cristiana che in pochi anni è passata da oltre un milione di persone a meno di 300 mila nel 2015, una dimostrazione di solidarietà da parte di Al Sistani potrebbe aiutare a garantire i loro diritti nel Paese e alleviare le intimidazioni dei miliziani sciiti contro la loro comunità. Anche i funzionari iracheni al governo vedono il potere simbolico dell’incontro, così come Teheran.
Dopo la conferma dell’incontro diversi media occidentali hanno lanciato l’ipotesi della firma di un documento tra il Papa e Al Sistani sulla falsa riga del Documento per la fratellanza umana firmato ad Abu Dhabi nel febbraio 2019 dal pontefice e dall’imam Ahmed al Tayyeb, la principale autorità dell’Islam sunnita. Tuttavia, come ribadito ieri in una conferenza stampa dal direttore della Sala stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, non verrà firmato alcun documento e la visita sarà un normale colloquio tra i due, pur di grande carica simbolica. In base a fonti irachene, Al Sistani dovrebbe rilasciare al termine dell’incontro una semplice dichiarazione verbale.
L’anziano ayatollah Al Sistani sarà la prima autorità di questo rango a incontrare il Papa e per molti aspetti il colloquio che avverrà a Nafaj coinvolge non solo gli iracheni ma gran parte dell’islam sciita presente in Iran, ma con minoranze consistenti anche in Pakistan, Afghanistan, Arabia Saudita e Libano. Al Sistani si è posto in questi anni da contrappeso della forte influenza dell’Iran sull’Iraq, presentandosi come una sorta di garante della sovranità del Paese. Le poche azioni dirette avviate dal grande ayatollah sono state cruciali per la storia dell’Iraq. Nel 2005, una fatwa spinse gli iracheni a recarsi alle urne nelle prime elezioni democratiche organizzate dopo la caduta di Saddam Hussein avvenuta per mano della coalizione guidata dagli Stati Uniti nel 2003. Nel 2014, una fatwa di Al Sistani ha spinto la comunità sciita a combattere lo Stato islamico contribuendo alla formazione delle Unità di mobilitazione popolare (Pmu) protagoniste insieme all’esercito iracheno e ai Peshmerga curdi della controffensiva contro il gruppo terroristico culminata con la caduta di Mosul nel 2017. Infine, nel pieno delle manifestazioni antigovernative del 2019, in parte anche contro lo strapotere delle milizie sciite e dell’influenza iraniana nelle provincie meridionali, un sermone di Al Sistani ha spinto l’allora premier Adil Abdul Mahdi, molto vicino a Teheran, a dare le dimissioni, sostituito nell’incarico nel maggio del 2020 dall’attuale premier Mustafa al Kadhimi, noto per i suoi buoni rapporti con gli Stati Uniti.
Un’investitura per Al Sistani
A livello regionale, l’incontro con il Papa offrirà una sorta di investitura ad Al Sistani. Diversi osservatori fanno notare infatti che il colloquio con papa Francesco potrebbe porlo come principale interlocutore dell’Islam sciita rispetto alla guida suprema dell’Iran, ayatollah Ali Khamenei, acuendo la storica rivalità tra i centri religiosi dell’islam sciita di Najaf e Qom, quest’ultimo principale luogo di formazione dell’élite religiosa iraniana e dello sciismo khomeinista. La scuola di Al Sistani si oppone infatti a quella di Qom e ne critica il ruolo fortemente politico, rappresentato dal potere di Khamenei sull’ordinamento iraniano.
Il colloquio tra i due leader religiosi sarebbe stato preparato in ogni minimo dettaglio. Una volta sceso dall’aereo, il Papa si fermerà lungo la trafficata Rasool Street che conduce alla tomba santuario dell’imam Alì, uno dei siti più venerati al mondo, e sede di uno dei più grandi cimiteri musulmani a livello globale. Per raggiungere l’abitazione di Al Sistani, Francesco dovrà percorrere uno stretto vicolo a piedi. All’ingresso il Papa verrà accolto dal figlio del grande ayatollah, Mohammed Ridha. Una volta dentro l’abitazione Francesco dovrà togliersi le scarpe e sarà accolto da Al Sistani che per l’occasione riceverà in piedi il suo ospite, invitandolo a sedersi. Il gesto è particolarmente significativo, considerato che in quanto massima autorità dell’Islam sciita, l’ayatollah riceve i suoi ospiti seduto, anche a causa dei problemi di salute che lo affliggono da anni e che si sono aggravati lo scorso anno dopo la frattura di un femore. Una volta seduti al Papa verrà offerta una tazza di tè, uno dei simboli dell’ospitalità araba. Entrambi poi si scambieranno dono reciproci. Il Papa dovrebbe donare al grande ayatollah una copia rilegata delle sue encicliche più importanti, in particolare la “Fratelli tutti”.
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