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Kosovo: attacco contro la polizia a Banjska, tre aggressori uccisi e cinque arrestati

Un altro membro del gruppo è stato arrestato, come anche altri quattro sospettati in possesso di strumenti di comunicazione, documenti di identità, armi e munizioni

Pristina
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Sono stati uccisi tre degli aggressori responsabili dell’attacco avvenuto stamane intorno alle 3 (ora locale) a Banjska, nel nord del Kosovo, in cui un sergente di polizia è morto e un agente della guardia di frontiera è rimasto ferito. Lo ha reso noto la polizia kosovara, come riferito dal portale “reporteri.net”. Un altro membro del gruppo è stato arrestato, come anche altri quattro sospettati in possesso di strumenti di comunicazione, documenti di identità, armi e munizioni. Inoltre, il totale degli agenti feriti è nel frattempo salito a tre. Dopo l’attacco, il gruppo criminale, che sarebbe composto da una trentina di persone pesantemente armate, si è asserragliato nel locale monastero serbo ortodosso. In una dichiarazione dell’eparchia di Ras e Prizren si legge che il gruppo “di uomini armati e a volto coperto” si è fatto strada nell’area del monastero “usando un veicolo blindato con il quale ha forzato il cancello chiuso”. L’eparchia ha aggiunto che, al momento dell’irruzione, all’interno del monastero si trovava un gruppo di fedeli, ora intrappolati. Il sito è circondato dalle forze dell’ordine kosovare, che per ragioni di sicurezza hanno anche disposto la chiusura dei valichi di Jarinje e Brnjak, alla frontiera con la Serbia.


In una conferenza stampa seguita a una riunione del Consiglio di sicurezza del Paese dopo gli eventi di stamane, Kurti ha detto che il gruppo è composto da “professionisti – militari o agenti di polizia – che sono sotto l’assedio delle nostre forze dell’ordine e che esorto alla resa”. Il capo del governo di Pristina ha esibito foto dell’area che mostrano uomini in assetto militare e a volto coperto nei pressi del monastero serbo ortodosso di Banjska. “Le autorità di sicurezza e la magistratura indagheranno per capire chi sono questi uomini in uniforme che, come si può vedere, in aggiunta alle jeep hanno anche un mezzo corazzato”, ha segnalato Kurti. In un messaggio su Facebook questa mattina, il premier ha qualificato l’attacco alle forze dell’ordine come “criminale e terroristico”. Ha inoltre esplicitamente accusato la Serbia di celarsi dietro l’accaduto. “Il crimine organizzato, con il sostegno politico, finanziario e logistico di Belgrado, sta attaccando il nostro Stato. In questa lotta, difendiamo e applichiamo la legge, proteggiamo e preserviamo i cittadini di un Kosovo indipendente”, ha aggiunto Kurti.

La presidente del Kosovo, Vjosa Osmani, ha parlato di un attacco “pianificato, orchestrato ed eseguito da gang criminali serbe” che costituisce “un attacco alla legge e all’ordine nel nord del Paese”. Questi episodi “testimoniano ancora una volta che i gruppi criminali organizzati dalla Serbia mirano a destabilizzare il Kosovo e la regione”. Questi sono “attacchi contro la sovranità” del Kosovo, ha aggiunto Osmani. “Mi aspetto che i nostri alleati sostengano il Kosovo nel suo sforzo per stabilire l’ordine e preservare la sovranità in ogni parte del Paese”, si legge ancora in un messaggio su Facebook del capo dello Stato. Su X (ex Twitter), il capo di gabinetto della presidente, Blerim Vela, ha attribuito la responsabilità agli “uomini verdi” della Serbia, penetrati “per 15 chilometri nel territorio del Kosovo (Banjska)”. Il presidente serbo, Aleksandar Vucic, “ha fatto ricorso a un’aggressione senza precedenti contro il Kosovo. Fallirà”, ha proseguito Vela.

Il presidente del Parlamento serbo, Vladimir Orlic, ha commentato le accuse all’emittente “Prva Tv”, denunciando che Kurti è prevedibilmente “corso subito ad accusare i serbi, a dire che si è trattata di una qualche azione organizzata e che è stata compiuta da professionisti”. Orlic ha quindi respinto al mittente le accuse: se si cerca un responsabile per ogni tipo di violenza, ha detto, “è esclusivamente Kurti e tutti lo sanno”. “Tutto ciò che ha fatto nei mesi scorsi, con il terrore brutale scatenato contro il popolo serbo, è stato messo in atto precisamente perché voleva un’aperta escalation e perché voleva provocare qualche episodio di violenza”, ha aggiunto il presidente del Parlamento di Belgrado. Il direttore dell’ufficio del governo serbo per il Kosovo Petar Petkovic avrebbe dovuto tenere una conferenza stampa sull’accaduto nel primo pomeriggio ma è stata cancellata. Il presidente serbo Aleksandar Vucic parlerà invece alle 20:00.

L’Alto rappresentante dell’Unione europea per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza Josep Borrell ha dichiarato che l’Ue condanna “nei termini più forti possibili” l’orribile attacco. Tutti i fatti che lo riguardano “devono essere chiariti e i responsabili devono affrontare la giustizia”, ha aggiunto Borrell. L’Alto rappresentante ha detto anche che “vite innocenti sono in pericolo” a causa delle ostilità nei dintorni del monastero ortodosso di Banjska. “Questi attacchi devono finire”, ha dichiarato. Gli ha fatto eco l’inviato speciale dell’Ue per il dialogo Belgrado-Pristina Miroslav Lajcak, affermando che “la violenza in ogni forma è assolutamente inaccettabile”. “Tutti devono tornare immediatamente al dialogo”, ha aggiunto Lajcak. La missione a guida della Nato in Kosovo (Kfor) ha anch’essa condannato fermamente l’attacco contro la polizia kosovara e ha riferito di monitorare da vicino la situazione a Banjska. “Le truppe Kfor sono presenti nell’area e sono pronte a reagire se necessario”, afferma una nota della missione. “La polizia del Kosovo, in qualità di prima forza di intervento, ha la responsabilità primaria per la gestione dell’accaduto. Il comandante della Kfor è in stretto e costante contatto con tutte le parti internazionali coinvolte, inclusi l’Unione europea, il capo di Stato maggiore delle forze armate serbe e le istituzioni del Kosovo, e sta lavorando intensamente per trovare una soluzione”, prosegue la dichiarazione.

 

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