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Italia e Libia verso la firma di accordi in materia di sicurezza, energia e infrastrutture, Dabaiba atteso a Roma

Tripoli
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E’ prevista la firma di quattro o cinque accordi di cooperazione tra Italia e Libia in occasione della visita a Roma del primo ministro del Governo di unità nazionale (Gun), Abulhamid Dabaiba, oggi e domani. Secondo quanto appreso da “Agenzia Nova”, un protocollo d’intesa riguarderà la sicurezza e la lotta alle migrazioni irregolari non solo via mare, ma anche via terra nel deserto del Sahara. Un tema, quello della controllo dei confini meridionali, a cui sta lavorando anche l’Unione Europea, tramite il Coordinamento regionale dell’Ue per il Sahel (Racc) e la missione Ue di assistenza alle frontiere in Libia (Eubam), con la “One Desert Initiative”, il progetto regionale per coordinare gli sforzi di cooperazione transfrontaliera nella delicata area del Sahel e che coinvolge in prima linea Burkina Faso, Ciad, Libia, Mali, Mauritania e Niger. Un altro accordo dovrebbe riguardare la riduzione delle emissioni di CO2, un settore dove la Libia – Paese membro del cartello petrolifero Opec – è ancora piuttosto indietro e che potrebbe vedere passi in avanti grazie alla cooperazione tra la National Oil Corporation (Noc, l’ente petrolifero statale libico) e l’Eni. Sorprese, inoltre, potrebbero arrivare dal settore delle infrastrutture e in particolare del traffico internet.


Il programma della visita è ancora in fase di stesura, ma la delegazione libica – che includerà diversi ministri dell’esecutivo libico con sede a Tripoli – farà certamente il punto su diversi altri dossier di interesse comune. A partire dalla costruzione “dell’autostrada della pace” che dovrebbe unire l’est e l’ovest della Libia, progetto infrastrutturale già concordato nel famoso Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione firmato da Italia e Libia a Bengasi il 30 agosto del 2008. Senza dimenticare il fascicolo della possibile riapertura dei collegamenti aerei tra Italia e Libia, a sua volta collegato alla ricostruzione, da parte del consorzio italiano “Aeneas”, dell’aeroporto internazionale a sud di Tripoli. “Trovare una soluzione alla riapertura dei voli diretti tra Italia e Libia, che, oltre ai vantaggi pratici, assume anche un valore strategico e simbolico della vicinanza culturale e dell’amicizia storica tra i due Paesi”, ha recentemente dichiarato a tal riguardo Francesca Prina Ricotti, presidente dell’Associazione italiani rimpatriati dalla Libia (Airl).

Riguardo alla questione migratoria, secondo una bozza di protocollo d’intesa tra il Viminale e il ministero dell’Interno libico pervenuta ad “Agenzia Nova” da fonti libiche prevede, prevede al suo primo articolo lo “scambio di informazioni e competenze sul contrasto al traffico di esseri umani”, nonché la “prosecuzione della formazione” degli ufficiali della Guardia costiera libica, secondo un “meccanismo da concordare successivamente”. La bozza del memorandum, che è ancora in fase di trattativa e revisione, include inoltre la “prosecuzione della consegna di navi e attrezzature marittime alla Libia”, oltre allo “svolgimento di esercitazioni congiunte in mare e la fornitura di sostegno tecnico e logistico al Comando delle Guardie costiere della Libia”, inclusi “droni, apparecchiature di comunicazione wireless, telecamere e dispositivi di tracciamento”. La bozza dell’intesa prevede anche la “revisione di speciali misure di sicurezza per proteggere i confini meridionali della Libia e monitorare le rotte del deserto che portano i migranti illegali nelle città costiere”.

Nel suo secondo articolo, la bozza del memorandum d’intesa sulla sicurezza tra Italia e Libia che dovrebbe essere firmato a Roma “impegna le due parti ad avviare iniziative di cooperazione, in accordo con le intese raggiunte tra i due Paesi, (…) per ridurre l’afflusso di migranti irregolari, oltre a fornire i mezzi necessari per le operazione di salvataggio in mare, il rimpatrio delle salme e il sostegno alle istituzioni che operano in questo campo”. Al terzo articolo della bozza, la parte italiana si “impegna a continuare a fornire supporto tecnico e tecnologico alle forze di sicurezza libiche responsabili della lotta all’immigrazione clandestina”.

Da parte loro, i libici si impegnano al quarto articolo dell’intesa “a utilizzare le attrezzature e i materiali forniti dagli italiani esclusivamente da parte degli enti per il contrasto alle migrazioni irregolari, secondo quanto convenuto”. Il quinto articolo afferma che entrambe le parti si impegnano a realizzare un “programma di formazione per combattere la criminalità in tutte le sue forme”. Il sesto articolo prevede che un gruppo di lavoro congiunto segua tutte le questioni concordate, tenendo riunioni a rotazione ogni sei mesi. Entrambe le parti si impegnano poi, al settimo articolo, a risolvere eventuali future controversie attraverso le vie ufficiali. L’articolo otto della bozza stabilisce che “il presente protocollo è applicabile in conformità alle leggi italiane, libiche e internazionali”. L’articolo nove, infine, prevede che il protocollo “entri in vigore alla data della sua firma e abbia una durata di tre anni, e che possa essere automaticamente prorogato per lo stesso periodo (3 anni) in assenza di obiezione di una delle parti”.

Considerano i primi cinque mesi del 2023, la rotta libica figura al secondo posto, dietro la Tunisia, con 22.662 persone sbarcate in Italia al primo giugno, il doppio rispetto ai 10.986 migranti arrivati nello stesso periodo del 2022. Più della metà dei nuovi arrivi dalla Libia è giunto dalla Cirenaica, la regione orientale della Libia dominata dal generale Khalifa Haftar, comandante dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna) sostenuto dai mercenari del gruppo russo Wagner. Dai barconi salpati dalle coste libiche della Tripolitania sono sbarcati dall’inizio dell’anno a oggi 8.923 migranti, mentre da quelle della Cirenaica 13.506. A tal proposito, è opportuno segnalare un aumento delle attività di contrasto alle migrazioni irregolari, sia in Tripolitania che in Cirenaica. Il Governo di unità nazionale ha lanciato una vasta operazione militare e di sicurezza contro i trafficanti di esseri umani e i contrabbandieri di carburante nell’area di Zawiya, importante città costiera a ovest della capitale, che include l’utilizzo di droni d’attacco per bombardare i covi degli scafisti. A est, le unità affiliate all’Lna hanno arrestato nella sola giornata del 31 maggio oltre mille presunti migranti irregolari a Tobruk e Musaid. In questi stessi luoghi sono state trovate anche delle officine per la fabbricazione di barche di legno per le partenze irregolari via mare verso l’Italia. Inoltre, fatto inedito, un barcone con a bordo almeno 500 migranti è stato recentemente respinto a Bengasi, la roccaforte del generale dell’Lna.

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