Almeno 13 razzi hanno colpito questa mattina la base aerea irachena di Ain al Assad che ospita militari statunitensi inquadrati nella Coalizione internazionale contro lo Stato islamico e soldati iracheni. Lo riferiscono fonti della sicurezza dell’Iraq. Finora non sono state registrate vittime. Quello odierno è il secondo attacco missilistico in Iraq contro basi della Coalizione internazionale e giunte a pochi giorni dalla storica visita del Papa in Iraq prevista dal 5 all’8 marzo.
Secondo le fonti della sicurezza i 13 razzi sono stati lanciati da una postazione situata a circa 8 chilometri dalla base, che si trova nella provincia occidentale di Anbar. Lo scorso 16 febbraio un altro attacco missilistico ha colpito l’aeroporto di Erbil, nella regione autonoma del Kurdistan, colpendo il compound che ospita le forze della Coalizione e diverse abitazioni. Nell’attacco un contractor civile è rimasto ucciso, mentre un secondo operatore è morto alcuni giorni dopo per le ferite riportate. Nell’attacco è rimasto ferito anche un militare statunitense. Un altro attacco ha colpito invece il 22 febbraio la cosiddetta Zona verde, l’area fortificata nel centro della capitale irachena Baghdad che ospita sedi diplomatiche e organizzazioni internazionali.
In tutti gli attacchi il modus operandi pressoché identico a quello di vari azioni avvenute nel corso di questi anni condotto con razzi di tipo Katyusha lanciati da pochi chilometri di distanza. Gli attacchi sono stati attribuiti alle milizie filo-iraniane che stanno cercando di fare pressione sugli Stati Uniti e la comunità internazionale per il ritiro dei militari stranieri dal Paese. I continui attacchi attribuiti alle unità della Mobilitazione popolare (Pmu), le milizie a maggioranza sciita affiliate all’Iran, hanno spinto gli Stati Uniti a lanciare il raid aereo del 25 febbraio scorso sulla base di Albu Kamal al confine tra Siria e Iraq. Il raid è stato primo dell’amministrazione degli Stati Uniti guidata da Joe Biden e ha provocato 22 morti fra esponenti delle Unità di mobilitazione popolare (Pmu) e delle milizie di Hezbollah irachene, che controllano il confine tra Siria e Iraq.
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