Per il secondo giorno di fila hanno avuto luogo ieri a Najaf, città santa sciita nel sud dell’Iraq, scontri tra forze antisommossa e manifestanti, scesi in piazza per chiedere le dimissioni del governatore della provincia, Luay al Yasiri, e per chiedere di processare i funzionari corrotti delle precedenti amministrazioni locali. Il successo del movimento di proteste nel governatorato di Dhi Qar, che ha portato il mese scorso il governo di Baghdad a decidere la rimozione del governatore Nazem Waeli, ha incoraggiato la ripresa di dimostrazioni simili a Najaf e in altre province del Paese.
Secondo quanto riferisce al quotidiano panarabo “Asharq al Awsat” un attivista, Abu Zain al Abedin, “i manifestanti si sono radunati in piazza Al Sadrin e hanno marciato verso la sede del governatorato, ma le forze antisommossa hanno impedito loro di raggiungere l’edificio e ciò ha causato uno scontro”. Secondo l’attivista a seguito dello scontro, durato circa quattro ore, sono rimaste ferite cinque persone.
La città di Najaf, la più importane meta di pellegrinaggio insieme a Karbala dell’Islam sciita, è stata teatro nel 2019 e nel 2020 delle violente proteste anti-governative costate decine di morti. La città è stata una delle tappe più iconiche dello storico viaggio in Iraq condotto da papa Francesco dal 5 all’8 marzo scorso, con l’incontro tra il pontefice e il grande ayatollah Ali al Sistani, guida dell’Islam sciita iracheno.
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